Sr Beatrice Schullern | III domenica di Quaresima, Rito Romano
L’uomo è alla continua ricerca di un senso: del senso della propria vita, del senso delle cose che accadono, del senso di ciò che è contraddittorio e apparentemente insensato. Eppure, lo sappiamo bene, questa ricerca di senso spesso non ha un approdo certo.
Nel Vangelo di questa terza domenica di Quaresima, Gesù risponde alla domanda di senso dei suoi interlocutori, dicendo chiaramente che le disgrazie non sono la risposta di Dio ai peccati dell’uomo. Ribattendo, infatti, a chi lo interroga, afferma: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No io vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo ” (Lc 13,2).
Gesù invita a non giudicare, invita ad abitare il Mistero della vita non accontentandosi di risposte facili, imparando stare nella contraddizione. Lui, il vignaiolo paziente, ci invita a non essere precipitosi. Solo una continua ricerca, caratterizzata da un umile, graduale e costante cammino verso Dio, ci renderà liberi. Se non accettiamo di non poter spiegare razionalmente le contraddizioni della nostra quotidianità, rimarremo prigionieri della nostra meschinità, che conduce alla morte spirituale. Credete che “[…] quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe e le uccise, […] fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No io vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,5).
A noi, che tanto facilmente perdiamo la pazienza, Gesù chiede di sforzarci di attendere. A noi, che tendiamo a volere tutto e subito, Gesù chiede l’umiltà di accogliere ciò che ci verrà donato al momento opportuno. A noi, che inconsciamente applichiamo il criterio dell’efficacia e dell’efficienza anche alla vita spirituale, Gesù chiede di imitare il vignaiolo paziente che, riferendosi all’ albero di fichi apparentemente sterile, dice: “Lascialo ancora quest’anno, finché io gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai” (Lc 13, 8-9).
A noi, che talvolta pensiamo di essere i padroni della vigna, il Padre chiede l’umiltà di accogliere i tempi di Dio.