Sr Rita Fallea | I domenica di Quaresima, Rito Romano
Il tempo di Quaresima è iniziato: è tempo di cominciare un cammino, un pellegrinaggio del cuore che ci porta ad allargare lo Spirito per accogliere la grazia di Dio.
Così ci ricorda papa Francesco nel messaggio per la Quaresima 2025:
“[…] iniziamo il pellegrinaggio annuale della santa Quaresima, nella fede e nella speranza. La Chiesa, madre e maestra, ci invita a preparare i nostri cuori e ad aprirci alla grazia di Dio per poter celebrare con grande gioia il trionfo pasquale di Cristo, il Signore, sul peccato e sulla morte. […] Infatti Gesù Cristo, morto e risorto, è il centro della nostra fede ed è il garante della nostra speranza nella grande promessa del Padre, già realizzata in Lui, il suo Figlio amato: la vita eterna (cfr Gv 10,28; 17,3)”.
Un modo per cominciare a camminare decisamente verso la Pasqua è mettere in luce cosa abita il nostro cuore. In particolare la liturgia può aiutarci a soffermarci sui nostri legami: a chi (o a che cosa) è legato il mio cuore? A chi (o a che cosa) mi sono affidato? In chi (o in che cosa) ho riposto la mia fiducia?
Un legame che libera
Nel salmo (91, 14) della liturgia di questa prima domenica di Quaresima troviamo questo versetto che illumina la potenza dei nostri legami e, in particolare, del legame con Dio:
“Lo libererò, perché a me si è legato, lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.”
Ci sono, infatti, legami che liberano e legami che imprigionano. Nel versetto citato la libertà viene da un affidamento, da un legame: un legame che libera. E poiché il salmista sta riportando la voce di Dio, indica che chi è legato a Dio è libero e viene sempre liberato. Se questo legame diventa per noi il primo nella nostra vita, tutti gli altri, piano piano, trovano il giusto ordine. Quando poi si trovano legami nocivi, o addirittura dannosi, l’affidamento al Signore ci dona la forza di spezzarli e di separarcene.
La massima espressione del legame di Gesù con il Padre è la sua Pasqua: l’affidamento estremo sulla croce, il Padre che libera il Figlio dalla morte: Dio infatti ha resuscitato Gesù, il Crocifisso.
Ma anche nel Vangelo di oggi Gesù mostra la forza di questo legame che libera nell’esperienza delle tentazioni nei quaranta giorni nel deserto. Il Vangelo di Luca (Lc 4, 1-13) unisce nel suo racconto i dati di Marco (quaranta giorni di tentazione) e quelli di Matteo (tre tentazioni al termine del digiuno di quaranta giorni).
Il racconto dell’evangelista ci porta a comprendere che Gesù non sceglie di legarsi alle ricchezze, al potere, alla gloria. Il diavolo offre, infatti, altri legami come tentazioni a Gesù. Ma il Figlio si mantiene saldo nel legame con Dio Padre. Non è questa per Gesù una direzione obbligatoria o una scelta scontata: anch’egli nella sua esistenza terrena ha scelto liberamente e concretamente, volta per volta, di affidare la sua vita nelle mani del Padre.
Scegliere da che parte stare
Così anche noi. Si tratta sempre di scegliere da che parte stare: se dalla parte di Dio o da quella dell’accusatore. Negli Esercizi Spirituali Sant’Ignazio di Loyola pone al quarto giorno la meditazione sulle “due bandiere” (intese come intenti, manifesti programmatici), la bandiera di Cristo e quella del diavolo:
[136- 139] Cristo chiama tutti gli uomini e li vuole sotto la sua bandiera, mentre Lucifero li vuole sotto la sua. […] chiederò di conoscere gli inganni del malvagio capo, e l’aiuto per difendermi da essi; e di conoscere la vera vita che il supremo e vero capitano insegna, e la grazia di imitarlo.
Chiedendo di conoscere la verità di Cristo osserviamo come egli resiste a satana nel momento delle tentazioni nel deserto. Gesù risponde al diavolo con la parola di Dio, dimostrando così concretamente il suo legame con il Padre. E quando il tentatore prova a farlo scivolare, citando espressamente il salmo 91 – ma deviandone l’interpretazione – Gesù ritorna al legame con Dio, alla fiducia, perché a colui che ama gratuitamente non serve una prova dell’amore: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”.
Se la Parola è sulla bocca, ma non è nel cuore, diciamo e facciamo cose in dissonanza con il Vangelo. Così il diavolo: la Parola di Dio è sulla sua bocca, ma non è nel suo cuore. La parola di Dio può abitare il cuore quando ci poniamo proprio nell’atteggiamento di abbandono fiducioso al Padre, quando ci lasciamo guardare da Gesù con il suo sguardo carico di amore.