Sr Giulia Calvino | V domenica di Avvento, Rito Ambrosiano
Commento al Vangelo [Gv 3, 23-32a]
«Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa, ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo»: così parla Giovanni il Battista, che sta riconoscendo la venuta del Signore nella persona di Gesù. Per parlare della sua relazione con colui al quale sta preparando la via, come la profezia del vecchio padre Zaccaria aveva preannunciato, usa la metafora nuziale, l’immagine dello sposo, Gesù, e dell’amico dello sposo, Giovanni stesso.
Giovanni riconosce che la sua identità e la sua missione si comprendono solo alla luce di Gesù e in relazione a Lui. Che cosa fa l’amico dello sposo? «Ascolta», prima di tutto, e «poi esulta di gioia alla voce dello sposo». Così si fa «piena» la gioia di colui che comprende che la verità di sé sta in questa azione del «diminuire» di fronte a colui che invece deve «crescere». Straordinaria è la grandezza di questo profeta, forte eppure umile… che davvero prepara la via a Gesù, non solo con le parole e la predicazione, ma con la sua stessa vita. La sua stessa persona infatti diventa eloquente, nel suo farsi da parte perché le persone seguano non lui ma Gesù. Perché questo fa l’amico dello sposo, ben consapevole di chi sia il protagonista della storia… «Lui deve crescere; io, invece, diminuire»: questa parola può davvero diventare una via da percorrere per essere, come Giovanni Battista, testimoni credibili della venuta di Gesù.
«Diminuire», cioè farsi piccoli, mettersi da parte perché gli uomini conoscano e seguano non la nostra persona ma il volto e la via di Gesù, il Salvatore, il Figlio di Dio. E questo lo riconosciamo come buona notizia del Vangelo di Gesù, riempie la vita di gioia ed esultanza, da all’esistenza una pienezza che solo in Dio si può conoscere e sperimentare. Così, seguendo l’invito dell’apostolo Paolo, «non ci perdiamo d’animo», perché siamo consapevoli della «misericordia che ci è stata accordata». Noi infatti, ricorda Paolo, sulla scia delle parole del Battista, «non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore».
Quando Giovanni, per aiutare i suoi a ritrovare la via della verità delle cose usa l’immagine dell’amico dello sposo, la collega subito a una gioia profonda. Non sta parlando di una realtà organizzata; né sta sognando di organizzare il tempo della venuta del Messia: sta semplicemente alludendo alla bellezza e alla gioia che scaturisce dalla relazione con il Messia che sta per venire, come la relazione intensa e libera che sola può scaturire dal dono dell’amicizia tra due persone. Se entro le nostre comunità non ritroviamo il gusto della relazione della quale Giovanni ci ha parlato, difficilmente proveremo gioia vera, libera, gratuita. Difficilmente il nostro donarci sarà felice , anche e soprattutto quando non se ne riceverà ricambio. Essere amici dello Sposo: ciò dovrebbe bastare per avere il cuore che arde e che vive nella pace..
In questa domenica di Avvento, quando ormai ci avviciniamo ai giorni santi e luminosi del Natale di Gesù, rinnoviamo il nostro impegno ad accogliere Gesù, certo, ma anche a esserne testimoni, indicandolo come colui che da gioia, senso e pienezza alla vita. Là dove siamo, dove viviamo, sulle rive dei nostri «mari di Galilea», dove ogni giorno viviamo e lavoriamo, nella fiducia serena e lieta che ci è stata data una buona notizia di misericordia.