Sr Chiara Balestrieri | II domenica di Avvento, Rito Ambrosiano
Commento al Vangelo [Mc 1, 1-8]
La seconda domenica di Avvento ha come protagonista Giovanni Battista, sul quale sono state scritte pagine e pagine di riflessioni, ma vorrei soffermarmi su tre aspetti di questo brano che mi sembrano significativi in questo tempo di preparazione al Natale:
- “Voce di uno che grida nel deserto” Verrebbe da chiedersi: perché urli nel deserto Giovanni? Non sai che se vuoi un po’ di audience devi andare in città, nelle piazze, nelle sinagoghe, al mercato? Perché allora, Giovanni, urli nel deserto? Io credo che Giovanni ci risponderebbe: Io urlo nel deserto perché annuncio un Dio amico dei peccatori, un Messia che va ad “infilarsi” tra le cose dell’uomo, che abita le sue aridità, condivide le sue solitudini. Io urlo nel deserto per dire che nessun luogo è tanto desolato da non essere raggiunto dalla misericordia, nessuna terra così rocciosa da non essere ammorbidita dalla vicinanza di un Dio che si fa uomo.
- “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” Sorge spontanea un’altra domanda: perché, Giovanni, dobbiamo preparare la strada a Colui che è la Via? Giovanni ci direbbe: Perché io sono testimone del desiderio che abita il cuore di Dio di venire presto in mezzo a voi, di impolverarsi i piedi sulle vostre strade, di arrivare per la via più diretta possibile, senza dover vagare invano, senza bussare all’infinito a porte del cuore troppo chiuse per accoglierlo, senza dover trovare un modo per attirare la vostra attenzione troppe volte così dispersa in tante cose superflue. Preparate la via, ci direbbe Giovanni, perché il Figlio di Dio viene da innamorato della vostra umanità, ma ama ancor più la vostra libertà, perciò si propone, mai si impone, e chiede di essere accolto, chiede un’operazione di sgombramento di tutto ciò che ostacola l’avvento della Sua novità. Io sono il portavoce di una promessa che non delude, ci direbbe Giovanni: “Viene dopo di me colui che è più forte di me, (…) egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
- “Io non sono degno di slegare il legaccio dei suoi sandali” Ancora potremmo chiedere a Giovanni: perché ci dici che colui che attendiamo è un personaggio così potente? Noi siamo andati a Betlemme, abbiamo trovato solo un bambino avvolto in fasce, deposto in una poverissima mangiatoia, e nulla di più. Ci replicherebbe Giovanni: “E’ vero, quello che i pastori e i magi sono andati ad adorare è un neonato come tantissimi altri, non ricco, non potente, che viene da una città insignificante, che piange e si lamenta come ogni altro bambino di questa terra, bisognoso di tutto come noi lo siamo stati. Eppure io vi dico che è lui il Messia atteso, Lui solo può rispondere a quella sete di gioia piena che alberga dentro di voi. È lì, pienamente Dio nel pieno della moltitudine umana, assolutamente umano nella sua divinità, e vi chiede di guardare oltre le apparenze per scorgere la sua grandezza nella piccolezza del vostro quotidiano. Vi annuncio il Cristo, ci direbbe Giovanni, perché non passiate indifferenti davanti a nessun uomo, perché ne siate all’umile e costante ricerca, perché per trovarlo siate disposti a giocarvi la vita. Così ci direbbe Giovanni.
Allora in questa seconda domenica di Avvento ti preghiamo, Signore, vieni nei nostri deserti, non temere le nostre aridità; prendi la direttissima per il nostro cuore e supera i tanti ingombri e i tanti ostacoli che noi spesso disseminiamo per la via; vieni, Signore, e rendici attenti al tuo divino passaggio nella piccolezza della nostra umanità. Solo così quella voce che grida nel deserto sarà per noi veramente anticipo del Verbo che si fa carne.