QUINTA SETTIMANA
La preghiera: un punto fermo
(Dal testo “Cinque pani e due pesci”)
Penso, Signore, che Tu mi hai donato
un modello di preghiera.
A dire il vero, non ne hai lasciato che uno solo: il Padre nostro.
È breve, conciso e denso.
La tua vita, Signore, è una preghiera,
sincera e semplice,
rivolta al Padre.
È accaduto che la tua preghiera fosse lunga,
senza formule fatte,
come la preghiera sacerdotale
dopo la Cena:
ardente e spontanea.
Ma abitualmente, Gesù, la Vergine, gli apostoli usano preghiere brevi,
ma molto belle che essi associano alla loro vita quotidiana.
Io che sono debole e tiepido, amo queste brevi preghiere
davanti al Tabernacolo, alla scrivania, per strada, solo.
Più le ripeto, più ne sono penetrato. Sono vicino a Te, Signore.
Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno.
Padre, che siano una cosa sola.
Sono la serva del Signore.
Non hanno vino.
Ecco tuo figlio, ecco tua madre!
Ricordati di me, quando sarai nel tuo Regno.
Signore, cosa vuoi che faccia?
Signore, Tu sai tutto, Tu sai che Ti amo.
Signore, abbi pietà di me, povero peccatore.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tutte queste brevi preghiere, legate l’una all’altra,
formano una vita di preghiera.
Come una catena di gesti discreti, di sguardi, di parole intime
formano una vita d’amore.
Esse ci conservano in un ambiente di preghiera
senza distoglierci dal compito presente,
ma aiutandoci a santificare ogni cosa.
All’ombra dell’Immacolata proseguiamo il nostro cammino di Avvento, contemplando Maria che entra nella casa di Elisabetta e SALUTA. Entrare in una casa e salutare significa accorgersi che è abitata, riconoscere una presenza. E, in fondo, tutta la nostra vita è una chiamata ad ascoltare e accorgersi: due atteggiamenti vuoti di parole da pronunciare, ma carichi di raccoglimento, che ci abilitano a scrutare in profondità la realtà e ci permettono di vivere appassionatamente ciò che dobbiamo vivere, senza allontanarci mai dalla compagnia del Signore, proprio come dice l’articolo 48 delle nostre Costituzioni FMA:
“La vera pietà, ci insegna Madre Mazzarello, consiste nel compiere tutti i nostri doveri a tempo e luogo e solo per amore di Dio”. Cercheremo quindi di operare in quello spirito di carità apostolica che spinge al dono totale di sé e rende l’azione stessa un autentico incontro con il Signore. L’impegno del “da mihi animas”, fonte di energie sempre nuove, il silenzio che si fa attenzione allo Spirito, le invocazioni brevi e frequenti faranno della nostra giornata una liturgia vissuta in semplicità e letizia, come “lode perenne” al Padre.
Un altro grande tesoro del nostro Istituto è il magistero di Madre Rosetta Marchese, anche lei ci direbbe che basta una sola parola per pregare, per smuovere tutto il Paradiso:
[Nella prima comunità di Mornese] tutti i cuori avevano questo solo desiderio: conoscere Dio, vivere per Lui, dargli tutto, dimenticarsi per Lui, servire le sorelle per Lui. Ricordatevi: dal cerchio al centro; se non si arriva al centro non si fa comunione. Allora, vedete, si arriva a fare della vita lode, a fare della vita preghiera, perché tutta la nostra vita e tutta la nostra preghiera si unifica, si semplifica in una parola sola: GESÙ! E quando ho detto Gesù, ho detto tutto! Gesù diventa la mia preghiera e la mia vita. Perché? Perché quando dico Gesù, e lo dico adagio, e lo dico col cuore, io metto in movimento tutto il Paradiso. Io dico Gesù e commuovo il cuore del Padre che ha messo tutte le sue compiacenze nel Figlio. Dico Gesù e faccio muovere tutto il Paradiso, perché tutti gli angeli e tutti i santi sono presi dalla gloria dell’Uomo-Dio, dall’amore del Verbo Incarnato, da questo mistero. Io dico Gesù e muovo tutto il purgatorio, perché tutte le anime che sono nella purificazione desiderano ardentissimamente immergersi nella vita di Gesù.
Io dico Gesù e metto in movimento tutto il Corpo mistico in terra perché Gesù è il respiro di tutte le anime che lo conoscono, che vogliono amarlo e anche di quelle che non lo conoscono, lo combattono, ma in fondo sentono che senza di Lui non si può vivere. Io dico Gesù e dico tutto ciò che di più grande, di più bello, di più santo c’è sulla terra e c’è in cielo e quando dico Gesù, dico gloria al Padre, dico santità, salvezza, redenzione, risurrezione, tutto, in Lui c’è tutto! Allora, se la mia vita diventa respiro di Gesù, i voti hanno valore, la comunità fraterna ha valore, l’apostolato ha valore! Tutto ha valore e tutto si unifica in Lui e Gesù mi dà la forza di superare tutte le difficoltà. Gesù mi dà l’ardore per combattere e vincere. Gesù mi dà la forza di amare. Gesù mi dà la gioia di essere sua. La gioia di darmi agli altri, di donarmi, di dimenticarci. Mi riempie e non ho più bisogno di altro. La nostra spiritualità salesiana così semplice e così profonda è tutta in quella finestrella aperta sul tabernacolo, in un cuore spalancato alle manifestazioni di Dio. Con Maria, certo! È la Madonna che ci insegna queste cose!