A Christmas carol

– Angela Maiale –

 

A CHRISTMAS CAROL           

Charles Dickens       Caravaggio editore    edizione 2018

 

L’atmosfera del Natale

L’atmosfera del Natale… quante musiche, canzoni, film e libri contribuiscono a crearla e a mantenerla intorno a noi. “A Christmas carol”, Canto di Natale, è uno di quei libri che si legge e si rilegge, soprattutto in questo periodo dell’anno, perché contribuisce proprio ad amplificarla.

Da studentessa, nella tristezza e nello squallore emotivo di Mr Scrooge, non riuscivo a trovare il legame con l’idea che il racconto fosse un “canto” di Natale; tutta la storia si sviluppa intorno alla meschinità di un personaggio egoista e materialista, al suo stile di vita vuoto, alla sua distanza dal prossimo, e si fatica a sentire il canto del Natale in tutto questo; il senso della festa di Natale mi pareva arrivasse solo alla fine del racconto.

Rileggendolo in modo più approfondito e nel corso del tempo, mi son resa conto di come si comprende quanto questa prima impressione non sia poi, di fatto, confermata: l’atmosfera del Natale è data dall’atteggiamento verso la vita dei personaggi che girano intorno al protagonista, e si manifesta già dai primi momenti della narrazione, basta spostare l’attenzione su di loro per riconoscerla.

 

Una storia rivoluzionaria

Nel 1843, quando uscì in pubblicazione proprio ad alcuni giorni dal Natale, questo racconto doveva apparire rivoluzionario e magico; per la maggior parte degli inglesi, ovvero quelle classi lavoratrici che rasentavano la povertà, rappresentava una novità sentir raccontare dello sfruttamento dei lavoratori, delle paghe misere, della mancanza di un piano di assistenza sociale e sanitaria; le lotte per i diritti dei lavoratori erano una consapevolezza non ancora acquisita e diffusa; per giunta le visioni di Ebenezer, che trasportavano il mondo della realtà in una suggestiva illusione, hanno fatto di questo racconto uno dei primi che poi avremmo annoverato nel genere fantasy. Fu subito un grande successo, ed una vera novità nella narrazione, anche relativamente alla tecnica; nonostante questo, Dickens non ci si arricchì, e forse anche questo è significativo.

Credo che nessuno studente di oggi si commuova, come accadeva ai lettori contemporanei di Dickens, nel leggere delle condizioni di vita di alcuni dei protagonisti di questo racconto breve; ma nonostante l’idea prevalente che il cinismo sia l’atteggiamento dominante tra noi contemporanei, questo racconto continua ad essere letto, e a piacere, soprattutto tra i giovanissimi. I ragazzi tra i dieci ed i tredici anni non hanno ancora l’atteggiamento disincantato degli adolescenti, e quando lo leggono tendono a collocare questa narrazione nella categoria delle fiabe, vi ritrovano fortemente lo spirito natalizio, lo colgono senza difficoltà.

 

Dall’apatia all’attenzione verso il prossimo

L’evoluzione del protagonista pone questo racconto anche nella categoria dei romanzi di formazione: certamente non vediamo Mr Scrooge crescere in età ma, fuor di ogni dubbio, in consapevolezza.

Da bambina avevo visto una trasposizione cinematografica in film d’animazione, ma non ne avevo compreso l’aspetto più significativo, anche a causa della giovane età, e la lettura del libro mi aveva suggestionato solo rispetto allo strano atteggiamento di chi, incomprensibilmente, non ama il Natale; ho letto per la prima volta questo libro alle scuole superiori, con la guida dell’insegnante di inglese, la quale ha focalizzato l’attenzione mia e dei miei compagni proprio sul protagonista e la consapevolezza di sé che va acquisendo nel corso della storia, man mano che i Fantasmi dei Natale passato e presente, e lo Spirito del Natale futuro, vanno a fargli visita: la tragica esperienza vissuta dal socio del protagonista, Jacob Marley, è forse ciò che scuote di più l’indifferente Ebenezer – la paura di finire allo stesso modo – pare portargli un sussulto nell’assopita coscienza, sepolta sotto l’ingombrante idea che la vita sia soltanto lavoro e guadagno.

 

Lo spirito del Natale

Una figura emblematica è quella del povero e mite dipendente, Cratchit, il quale sembra essere perseguitato dai guai al lavoro e nella vita privata e, nonostante tutto non perde mai  la sua natura positiva, serena, mite, concentrato solo sul Bene per la sua famiglia; un vero esempio; anche lui scuoterà intimamente Scrooge, non solo per la sua fedeltà come dipendente, ma per l’atteggiamento protettivo nel ruolo di padre.

Il protagonista non ha una natura malvagia, come sembrerebbe ad una prima impressione; da giovane ha avuto degli slanci, è stato anche innamorato e fidanzato, ma l’esempio di vita al quale ha aderito lo ha trasformato nel corso del tempo in un essere insensibile e taccagno; in questo Dickens dimostra una predisposizione all’ottimismo, alla positività: nessuno è di per sé cattivo, ed ognuno può cambiare.

Lo spirito del Natale è proprio in questo, nell’ idea che sia possibile per ognuno predisporsi a cambiare per migliorare, non solo individualmente ma, con piccoli gesti, anche la condizione sociale di chi sta intorno.