Tu vedi più lontano di me #sullastradadeisogni

All’inizio del nuovo anno pastorale, scopriamo insieme la proposta che ci accompagnerà: “Tu vedi più lontano di me. Segnaletica per tornare a sognare. #sullastradadeisogni”. 

 

Un anno per sognare insieme

Come preparazione immediata alla ricorrenza bicentenaria del sogno dei nove anni, vogliamo concentrare l’attenzione sulla possibilità e sulla capacità di sognare oggi. Come giovani e adulti, come educatori e pastori coltiviamo dei sogni e desideriamo sognare. Talvolta però la nostra capacità immaginativa è ridotta e umiliata, e non ci permette di avere grandi sogni. Il tempo della fatica e della fragilità che stiamo vivendo a livello sociale – pensiamo solo alla pandemia che ci ha accompagnato in questi anni, alle tante situazioni conflittuali tuttora in essere e alle tante forme di povertà che stanno emergendo – e anche a livello ecclesiale – pensiamo alla metamorfosi della Chiesa in questo nostro tempo, segnato da una diminuzione della pratica religiosa e da una rinnovata ricerca spirituale – ci invitano a riattivare la nostra capacità di immaginazione creativa, e insieme con essa la nostra disponibilità a sognare.

 

In tanti suoi interventi papa Francesco insiste molto sul tema del sogno e del sognare. Lo fa con i giovani e lo fa con gli adulti. Lo fa anche con la Chiesa. Lui stesso, come successore di Pietro, coltiva dei sogni. Per incominciare il nostro cammino sulla strada dei sogni, risentiamo le parole che ha rivolto ai giovani pellegrini arrivati da tutta Italia l’11 agosto 2018 al Circo Massimo:

I sogni sono importanti. Tengono il nostro sguardo largo, ci aiutano ad abbracciare l’orizzonte, a coltivare la speranza in ogni azione quotidiana. E i sogni dei giovani sono i più importanti di tutti. Un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato; non potrà capire la vita, la forza della vita. I sogni ti svegliano, ti portano in là, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità. Ecco, voi avete nel cuore queste stelle brillanti che sono i vostri sogni: sono la vostra responsabilità e il vostro tesoro. Fate che siano anche il vostro futuro! E questo è il lavoro che voi dovete fare: trasformare i sogni di oggi nella realtà del futuro, e per questo ci vuole coraggio.
Certo, i sogni vanno fatti crescere, vanno purificati, messi alla prova e vanno anche condivisi. Ma vi siete mai chiesti da dove vengono i vostri sogni? I miei sogni, da dove vengono? Sono nati guardando la televisione? Ascoltando un amico? Sognando ad occhi aperti? Sono sogni grandi oppure sogni piccoli, miseri, che si accontentano del meno possibile? I sogni della comodità, i sogni del solo benessere: “No, no, io sto bene così, non vado più avanti”. Ma questi sogni ti faranno morire, nella vita! Faranno che la tua vita non sia una cosa grande! I sogni della tranquillità, i sogni che addormentano i giovani e che fanno di un giovane coraggioso un giovane da divano. È triste vedere i giovani sul divano, guardando come passa la vita davanti a loro. I giovani – l’ho detto altre volte – senza sogni, che vanno in pensione
a 20, 22 anni: ma che cosa brutta, un giovane in pensione! Invece, il giovane che sogna cose grandi va avanti, non va in pensione presto. Capito? E la Bibbia ci dice che i sogni grandi sono quelli capaci di essere fecondi: i sogni grandi sono quelli che danno fecondità, sono capaci di seminare pace, di seminare fraternità, di seminare gioia, come oggi; ecco, questi sono sogni grandi perché pensano a tutti con il noi. Pensate: i veri sogni sono i sogni del “noi”. I sogni grandi includono, coinvolgono, sono estroversi, condividono, generano nuova vita. E i sogni grandi, per restare tali, hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, di un Infinito che soffia dentro e li dilata. I sogni grandi hanno bisogno di Dio per non diventare miraggi o delirio di onnipotenza. Tu puoi sognare le cose grandi, ma da solo è pericoloso, perché potrai cadere nel delirio di onnipotenza. Ma con Dio non aver paura: vai avanti. Sogna in grande.

La Parola di Dio e l’eco salesiana

In questo nostro viaggio per tornare a sognare ci faremo accompagnare dalla Parola di Dio e dai racconti di tanti sognatori che hanno scoperto il sogno di Dio sulla loro vita e hanno avuto il coraggio di seguirlo e farlo diventare realtà.
Incontreremo Samuele e la sua capacità di fare silenzio e lasciarsi guidare, Giuseppe che pian piano matura fino a diventare saggio e misericordioso, Daniele che ci insegnerà l’importanza di interpretare i sogni, Salomone e il dono della sapienza che viene dal Signore, Paolo missionario per eccellenza.

Ogni sognatore ci farà crescere nel nostro cammino mostrandoci come la sua vita è stata cambiata da un grande sogno che Dio ha avuto su di loro, ma che ha anche su ognuno di noi.

Come eco salesiana ci faremo accompagnare e illuminare da due momenti della vita di don Bosco e di madre Mazzarello.

Per don Bosco metteremo sullo sfondo il sogno delle tre fermate che riprende il sogno dei nove anni e lo continua, lo porta a nuovi sviluppi indicando la strada di un sogno che diventa sempre più realtà.

Per madre Mazzarello ci lasceremo guidare dal sogno di Maìn che diventa sogno condiviso con Petronilla e nella condivisione comincia a prendere forma.

 

Il logo

Il sogno è quindi una scala che fa da raccordo tra il cielo e la terra, che mette in contatto i nostri desideri con quelli di Dio. Si realizza così la verità contenuta nel sogno di Giacobbe, dove il cielo e la terra diventano un tutt’uno attraverso una scala da cui Dio può venire verso di noi e noi possiamo andare verso di lui. (cfr Gn 28,12-17)
Attraverso i sogni il Signore ha accompagnato Samuele, Giuseppe, Daniele, Salomone, Giuseppe e Maria, Paolo e tanti altri… anche Giovanni Bosco. E sempre per illuminarli e sostenerli nel compiere la missione che aveva loro affidato.
La scala esprime il dialogo d’amore che il Padre vuole intessere con ciascuno dei suoi figli/ie perché interpretino la propria vita “come missione” da vivere nella libertà e in relazione con Lui attraverso il suo Figlio Gesù.
È tale rapporto che qualifica e dà valore al proprio tempo nel suo scorrere affascinante, inesorabile e responsabilizzante come lo scendere dei granelli in una clessidra.
Don Bosco, e con lui i nostri santi/e, si è fidato di un Dio che “vede più lontano” e ha saputo trascinare dietro sé giovani uomini e donne che hanno intravisto nel racconto dei suoi “sogni” i tratti di un carisma che prosegue l’azione di un Dio che interviene, accompagna, salva.
Tra i tanti sogni il Quaderno di Lavoro ne ricorda tre, che sono visibili anche nel logo: “il pergolato” (le rose), “le due colonne” (l’Eucaristia e la Vergine Maria), “le tre fermate” (il bastone del pastore) e ne declina una segnaletica per “tornare a sognare”.
Il sogno dei 9 anni, di cui quest’anno ci apprestiamo a celebrarne il secondo centenario, è sempre stato la spina dorsale della missione di don Bosco e di quanti l’hanno seguito. In esso c’eravamo anche noi… che da “lupi” siamo diventati “agnelli” grazie alla misericordia di Dio, che da semplici “agnelli” siamo diventati “pastori” (nella sua accezione più ampia); e quel “semplice sogno” continua anche oggi a ispirare e guidare anche noi perché “abbiano la Vita e l’abbiano in abbondanza” (cfr Gv 10,10).

 

Per la proposta pastorale completa