La sapienza: il messaggio spirituale di Madre Mazzarello

Madre Mazzarello si è lasciata guidare dallo Spirito e ci ha lasciato una preziosa eredità spirituale, con il suo esempio di vita, la sua parola, i suoi pochi ma significativi scritti. Ella era convinta del valore incisivo e duraturo di ciò che si insegna attraverso la vita; era convinta della necessità di rendere credibile ciò che si trasmette mediante la coerenza della testimonianza: è l’esempio che muove la volontà al bene. L’esempio non è, però, imitazione esterna: ma assunzione personale e interiorizzazione di valori. 

Madre Mazzarello comunicò attraverso la vita: un’autentica “mistagogia spirituale” nell’introdurre alla vita spirituale giovani e sorelle. «Da quanto udii dalla Serva di Dio […] nacque in me il pensiero che le cose della fede più che crederle quasi le vedesse» (Summarium 191). «Aveva grande speranza in Dio e ispirava questa fiducia in Dio anche a noi suore» (Summarium 191,36). «Per le poche volte che io ebbi il bene di udirla ebbi l’impressione che ella trasfondesse efficacemente negli altri l’amore del Signore che le ardeva nel cuore» (Summarium 198). Queste e tante altre testimonianze che conosciamo, riportate nella Cronistoria e nella biografia del MACCONO, ci fanno chiaramente intendere «di che tempra sia una maternità spirituale, quando Dio la ispira. Essa non discorre, non ragiona, vive e comunica la vita». 

 

Il messaggio spirituale di Madre Mazzarello, perciò, scaturisce dalla sua vita, dal suo atteggiamento semplice e sapiente nei confronti della realtà di Dio e dell’uomo, dei valori della vita, che coglie nella loro essenzialità, pone nella retta gerarchia e ne fa motivo di vita. Madre Mazzarello coglie ed accoglie, assimila e ripropone la verità di Dio, dell’uomo, della santità: la rende a noi contemporanea perché “fedele all’Essere, nella sua totalità”. In uno studio recente la sua spiritualità è stata presentata come un autentico realismo spirituale, quel realismo cristiano che caratterizza santi come Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola, Don Bosco… In effetti «ogni uomo, in modo riflesso o inconscio, dà una risposta alla realtà in cui è immerso, in base ad una sua concezione della vita. Il santo, che è l’uomo realizzato nella pienezza della sua umanità secondo il piano di Dio, risponde a Lui, alla storia, a se stesso in modo più o meno teoricizzato ma sempre in base alla sua Weltan-shauung. […]

Abbiamo visto come fin dagli anni della sua fanciulIezza Maria Mazzarello si presentò attenta e recettiva, intraprendente e creativa nei confronti della realtà in cui visse. La sua saggezza “pratica” ci è apparsa poi evidente nelle diverse situazioni della sua vita, alle qua diede risposte decisive e concrete. Frutto del suo temperamento e dell’educazione familiare improntata a semplicità e naturalezza, Maria Mazzarello si mostrò sensibile alla realtà creaturale, alla natura, di cui imparò i segreti e colse il significato per la vita dell’uomo (pensiamo ad esempio all’uso delle immagini tratte dalla natura presenti nelle sue lettere). L’abbiamo vista aperta al mondo umano, alle relazioni autentiche e schiette, con la capacità di cogliere nei rapporti personali con le suore, le ragazze, con quanti avvicinava «la verità che è nell’uomo per coltivarla e portarla a maturazione». 

Ma Maria Mazzarello fu aperta soprattutto a se stessa: si conobbe e bene. Constatò i suoi limiti, ma non indulse allo scoraggiamento o alla pacificazione personale. E fu aperta alla realtà divina: capace di interiorizzare, in un cammino progressivo. Dio è per lei una presenza reale, personale, operativa: il rapporto con Dio è semplice, improntato a confidenza, parlando molto con Lui, anche nel dialetto del proprio paese. Dio infatti è il Signore, il Padrone della casa, del vigneto, ma un Padre buono e misericordioso. È il Dio conosciuto e amato negli slanci della giovinezza, nella lucidità della prova, nel cammino di maturazione, ma soprattutto svelato nel momento dell’incontro definitivo: «Se vi conoscessero come io ora vi conosco!» (MACCONO, II 332). Dio, il Signore della vita. 

 

Ma che cos’era la vita per Maria Mazzarello?

Riprendiamo la riflessione di Sr. Maria Esther Posada: «Percorrendo le Lettere della Santa ci si accorge quanto sia presente nel suo pensiero il senso di precarietà della vita. Ella lo esprime ripetutamente e quasi con le stesse parole, tanto da far pensare a una concezione negativa dell’esistenza umana. “Questa vita è tanto breve. Presto verrà il giorno in cui ci rivedremo nell’ eternità”. “Coraggio, mie buone figlie, questa vita passa presto e in punto di morte non ci restano che le buone opere”. “Questa vita passa presto e in punto di morte saremo contente delle mortificazioni, combattimenti, contrasti”. “Coraggio, questa vita è breve e in questo tempo possiamo acquistare tesori per il Paradiso”».


D’altra parte, sorprende come e quanto Maria Mazzarello abbia accettato, non solo abbia amato tutto ciò che di positivo comporta la vita.
Amante della bellezza naturale, stimò e comprese il valore nell’opera prodotta dall’uomo. Pur carente di una preparazione culturale, la vediamo ammirare i monumenti artistici e storici di Roma valutandoli con sobrietà e ponderatezza. Con vero senso di realismo apprezzò e difese la sua salute e quella delle sue suore e insegnò loro a conservarla come condizione per lavorare per il Regno di Dio. Amò il divertimento sano, le passeggiate prolungate, la musica, il canto, il teatro.
Ne vide tutta la portata e il valore educativo e fu capace di innovazioni sorprendenti nel suo tempo e nel suo contesto sociale senza temere critiche e contrasti.
Comprese e stimò il lavoro non solo come dovere ma come valore. Ad esso attribuì un significato umanizzante, ascetico, apostolico e addirittura mistico. Lo concepì come obiettivo intermedio da raggiungere in vista di quello ultimo: la gloria di Dio.
Lo intese come attività dello spirito — come attività instancabile dello spirito — motivata dallo zelo apostolico e regolata dalla moderazione. 

Non fu però, la sua, una visione semplicistica della esistenza. Ella comprese, assunse ed insegnò il vero senso del dolore nella vita umana. Sperimentò in se stessa e attorno a sé il senso del limite, della fragilità, della caducità e della insicurezza. Lo visse in drammatica intensità e lo risolse sprigionando le proprie risorse e aprendosi alla speranza che non delude. Constatò la negatività del peccato e non rimase passiva di fronte ad esso: lottò con tutte le sue forze collaborando così all’azione redentrice instaurata da Cristo. Possiamo affermare perciò che la vita, per Maria Domenica Mazzarello, appare come uno spazio limitato e fugace ma contemporaneamente carico di significato positivo. Essa è “campo di combattimento” — per stare alla sua espressione — tempo in cui l’uomo matura la propria risposta a Dio».
È una concezione equilibrata dell’esistenza umana che porta con sé un atteggiamento costante e caratterizzante la santa e la sua spiritualità: quello di una serena letizia, l’allegria (come la chiamava). Allegria che si svela come uno stato d’animo permanente, perché non è chiasso, soddisfazione, godimento di ciò che è piacevole. È, invece, un habitus, “stabilità psicologica e maturità spirituale”, nella serenità pur nella prova perché ha le sue radici profonde nell’amore di Dio: «L’allegria è segno di un cuore che ama veramente il Signore» (Lettera 60).
La santità è, dunque, nella visione realistica di Madre Mazzarello, l’assunzione della stessa vita umana con tutto ciò che essa comporta, ordinata intenzionalmente, operativamente e amorosamente al fine unico: Dio

 

«Si potrebbe essere indotti a credere — afferma il Cardinale Garrone — che tutto questo non costituisca una spiritualità originale. Ci sono però qua e là accenti che contribuiscono a dare alla frase un che di inconfondibile e di unico. Ma prima di tutto l’equilibrio è così perfetto e così puro che ogni sforzo per una elaborazione anche ben fatta sarebbe qui fuori posto. Si è semplicemente nella verità». Approfondendo i temi della spiritualità di Madre Mazzarello, ci si accorge che sono i temi costitutivi lo stesso messaggio evangelico, che passano attraverso il prisma del suo spirito e assumono accentuazioni e modalità preferenziali.
C’è anche una particolare sottolineatura femminile, dovuta alla sua arguzia, alla sua capacità di innovazione e rinnovamento (creatività nelle opere e nelle realizzazioni dell’istituto), alla capacità di sdrammatizzare situazioni, cogliendo l’aspetto essenziale dei problemi oppure l’aspetto faceto anche nelle difficoltà reali. 

Nella verità di sé e attorno a sé, nella bontà di sé che diventa diffusiva intorno a sé, nella virtù “radicata nel cuore” (centro profondo dell’essere), nell’umiltà “vera”, nel coraggio (che è energia psicologica e morale), nel distacco e nella rettitudine che conducono alla semplicità dell’essere e della vita, c’è tutta la sapienza di Madre Mazzarello. Sapienza fatta di confidenza, di abbandono fiducioso e di dolcezza (pazienza autentica!), di amore fraterno, universale, educativo. Sapienza centrata su Cristo, che è Sapienza: in Lui Salvatore, presente nel mistero eucaristico, Sposo, Maria Mazzarello unifica il suo essere e il suo agire. Sapienza che ha come modello Maria, buona e tenera Madre, Addolorata, Immacolata e Ausiliatrice dei cristiani; imitarla voleva dire per Madre Mazzarello assumere in pienezza gli impegni della propria consacrazione (le costituzioni che delineano l’identità della Figlia di Maria Ausiliatrice) e vivere le sue virtù, in particolare la purezza e l’umiltà. Ancora: sapienza del fine della vita: è un richiamo costante al Paradiso (tema dominante nelle lettere, nella parola, tema che rivela la sua tensione interiore) e rivela una particolare accentuazione della fede e della speranza teologale. […]

Madre Mazzarello presenta, dunque, una spiritualità che è vita-parola: una crescita umana e di maturazione teologale che si è concretizzata in atteggiamenti profondi e in contenuti religiosi-ascetici assimilati e trasmessi e che costituiscono il suo messaggio specifico. In modo personale assume e ripropone — non sistematicamente ma praticamente — una concezione realistica dell’uomo (creato da Dio, peccatore-redento, ”educabile”), della vita umana (visione positiva della vita e lettura di essa alla luce delle realtà ultime), di Dio e del soprannaturale (realtà personale di Dio, gusto per l’autentico, vera fede). 

 

Madre Mazzarello ha fatto perciò della sapienza una forma integrale di vita.

Al di là della sua persona ma in forza di quello che ella significa nella Chiesa, S. Maria Domenica Mazzarello si ripropone come “luogo” di riflessione storica e teologica. Il santo (historia salutis portata a compimento) è “luogo privilegiato” di riflessione, non solo oggetto di ammirazione e di imitazione. Ripercorrere così l’iter biografico-spirituale di Madre Mazzarello, cercare di approfondire il suo messaggio spirituale, cogliere la sapiente “unificazione e apertura” della sua persona, può essere occasione di fecondo confronto di fedeltà a un carisma che chiede di essere vissuto nell’oggi in pienezza. La “tradizione spirituale” nuova in seno alla Chiesa che Madre Mazzarello, “Confondatrice”, inaugura, chiede infatti di essere continuata da ogni Figlia di Maria Ausiliatrice nella fedeltà e nella creatività richiesta dai tempi per essere fra le giovani, risposte di salvezza


(Tratto da: A. DELEIDI – M. KO, Sulle orme di Madre Mazzarello donna Sapiente, Istituto FMA, Roma, pp. 66-74)