– suor Maria Vanda Penna –
LA PREGHIERA DEL CUORE GENERA VITA IN PIENEZZA
Anna, madre del profeta Samuele (1 Sam, 1, 21)
“C’era un uomo di Ramataim, uno Zufita dei monti di Efraim…”.
Comincia così il primo libro di Samuele. E continua raccontando che questo uomo, di nome Élkana, ha due mogli, una feconda, Peninna, e una sterile, Anna. Con le due mogli Élkana, va ogni anno al Tempio di Silo a pregare e a offrire sacrifici. E avviene un giorno che, come sempre, Élkana dà una porzione a Peninna e ai suoi figli e una porzione speciale ad Anna, perché la ama. Questo suscita invidia in Peninna, che offende Anna rinfacciandole anche la sua sterilità. Anna non regge, la sofferenza per la disgrazia di non avere figli si acuisce, il pianto e l’angoscia le rattristano il volto e le impediscono di prendere cibo. Élkana, la vuole consolare: ”…non sono forse io per te meglio di dieci figli?”. Queste parole ridanno forse un po’ di vita ad Anna, che si alza, entra nel tempio e si mette a pregare, mentre il sacerdote Eli la osserva.
Non prega ad alta voce, come allora si era soliti pregare. La voce non esce perché il cuore è in lacrime, troppo amareggiato dalla situazione che sembra non avere vie di uscita. Anna in cuor suo diceva rivolgendosi a Dio: “Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo” . Eli crede che Anna abbia bevuto e la mortifica ulteriormente. Anna non protesta, nella sua umiltà sofferta rivela al sacerdote il motivo del pianto, questi si commuove e la congeda con parole di conforto: “Va’ in pace e il Dio di Israele ti conceda ciò che gli hai chiesto”.
Samuele
La storia continua raccontando che Anna esce dal tempio più serena, quasi già sappia che il Signore ha accolto la sua preghiera. Al ritorno a casa, infatti, concepisce e genera un figlio che sarà il profeta Samuele.
Vari sono i personaggi di questa commovente storia, ma Anna e Samuele ne sono i protagonisti: attraverso loro Dio prepara la salvezza per il popolo di Israele caduta nell’infedeltà a causa di sacerdoti e di giudici iniqui. Samuele, frutto della preghiera di una donna fedele, che ha commosso il cuore di Dio, sarà il profeta autorevole che in nome di Dio ungerà come re Saul e dopo di lui David, l’unificatore del regno.
Anna ha chiesto a Dio questo figlio tra preghiere e lacrime, forte di una fede autentica nell’ascolto che Dio accorda a chi si rivolge a lui con pieno abbandono. Questa preghiera di Anna è tanto diversa dalle formule e dai sacrifici di animali: è l’effusione del cuore davanti a Dio, è il mettersi con amore a colloquio con lui nella fiducia che Dio ascolta e risponde, che con noi soffre e comprende e salva. É la preghiera a Lui gradita: “Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore contrito e affranto tu o Dio non disprezzi” (Sal 50, 19).
Ci affascina questa donna ferita nella sua femminilità che si rivolge a Dio come all’unico che può curare il suo dolore.
Il voto di consacrare a Dio il figlio maschio che Anna invoca con fede certamente le costa un pezzo di vita: il bambino invocato non sarebbe più stato suo, ma esclusivamente di Dio, portato al tempio appena svezzato e impegnato fin da fanciullo nel servizio con Eli al tempio stesso. Ogni anno, dice il testo, Anna gli porta una piccola veste, confezionata chissà con quale amore per questo figlio che cresce lontano da lei. E’ come la continuità di un dono che accompagna Anna per tutta la vita,
Storie di madri
Ancora una volta vediamo come Dio di serva della debolezza umana per realizzare i suoi progetti di amore. Di quante donne non in grado di essere madri ci parla la Bibbia! E da ciascuna di queste donne nascono figli protagonisti nella storia di Israele, fino ad arrivare a Maria, la madre di Gesù.
La risposta di Dio è sempre sovrabbondante: la storia di Anna termina dicendo che Dio la benedice donandole altri tre figli e due figlie.
Il significato profondo di questo episodio, che dà inizio ad un tempo importante per la storia del popolo ebreo, la troviamo nel cantico che ne fa quasi da conclusione e al quale forse ha attinto l’evangelista Luca per comporre il Magnificat.
“Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”. È Dio che genera vita e solo abbandonandoci a Lui con cuore umile e amante anche noi possiamo generare vita effusiva. Solo con Lui lo possiamo, perché con Lui “i deboli si cingono di forza, la sterile partorisce sette volte, gli affamati cessano di faticare, ai poveri è assegnato un trono di gloria”,