Il sorriso di Caterina

da | 8 Mag 2023 | Libri

-Angela Maiale-

IL SORRISO DI CATERINA
La madre di Leonardo

di Carlo Vecce GIUNTI Editore 2023

 

-“Quello che non si scrive non esiste”-

Una donna misteriosa, affascinante, forse una principessa circassa, vive con il suo popolo in un luogo immerso in un altro tempo; l’idea di fondo relativa a questo personaggio è che Occhi-di-Cielo, così viene chiamata dalla nascita fino all’età di sei anni, sia la madre di Leonardo da Vinci; la narrazione delle sue avventure, e soprattutto delle sue disavventure è questo romanzo nel quale, per trattare di lei, ci sono tredici personaggi che la raccontano poiché hanno, a diverso titolo, intrecciato la propria vita con la sua, da quando è stata rapita ancora bambina fino alla sua morte, e l’ultimo a farlo direttamente è proprio l’autore del libro.

 

Carlo Vecce è Docente di Letteratura italiana presso l’Università l’Orientale di Napoli e la trattazione di argomenti inerenti la vita del Genio rinascimentale non è per lui cosa nuova; non è una novità neanche la ricerca d’indicazioni precise circa le origini della madre di Leonardo; nel corso degli anni sono state tante le scoperte relative a questa figura, dato che l’Artista simbolo del Rinascimento era figlio illegittimo di ser Pietro da Vinci.

E’ curioso che il romanzo esca dando notizia di una nuova tesi relativa l’individuazione di questa donna, ma non può trattarsi che di una trovata per il lancio del libro, se certezza su una scoperta davvero ci fosse sarebbe stata data in altro modo, e attraverso altri canali rispetto a quelli romanzeschi; leggendo questa storia è chiaro che non emergono nuove prove circa la sua identità, forse solo qualche (nuova?) traccia da seguire per una ricerca, comunque, tutta da fare, una teoria tutta da dimostrare, e Vecce in quanto storico lo sa bene.

 

Alla fine della narrazione l’autore fa riferimento alle ricerche di Kemp e Pellanti, anche per metterle in discussione, poiché la contadina del luogo alla quale si rifanno i due storici pare abbia invece sposato un vicino di casa della sua famiglia, tale Simone Telli, e non l’uomo che la Storia attribuisce come marito alla madre di Leonardo. 

Il primo a pensare che Caterina fosse la madre di Leonardo fu lo scrittore russo Dmitrij Sergeevic Merezkovskij, autore nel 1901 del romanzo La resurrezione degli dei nel quale l’autore immagina che Leonardo ricordi la madre soprattutto in sogno attraverso l’indimenticabile sorriso, enigmatico come quello di Monna Lisa (il cui marito, Francesco del Giocondo, neanche a dirlo, commerciava in schiavi).

La teoria esposta in questo romanzo viene ripresa da Carlo Vecce direttamente dagli studi di Mike Lankford, autore del libro Becoming Leonardo, pubblicato nel 2017 il quale, a sua volta, la ricava dalla raccolta Le Ricordanze di Francesco di Maria Castellani, umanista. Questo studioso è uno dei personaggi che nel romanzo ci raccontano le peripezie della giovane Caterina, e la teoria è quella secondo la quale questa donna era una schiava di proprietà di Ginevra d’Antonio Redditi, proveniente dai lontani mercati d’oriente, resa liberta da un Atto notarile del 1453 redatto proprio da ser Pietro da Vinci, padre naturale di Leonardo, quando il Nostro aveva all’incirca sei mesi.

Non mancano, almeno da trent’anni a questa parte, teorici e teorie sull’argomento: Stefano Casu, Renzo Cianchi, Elisabetta Ulivi: contadina, domestica, schiava, ognuno dice la sua; lo stesso nome Caterina non ci comunica molto: tantissime schiave, a quei tempi, sceglievano il nome di questa santa non appena venivano battezzate, nella loro terra o portate in Italia dall’oriente… ma non allontaniamoci troppo dalla giovanissima Caterina; come si è giunti a questo nome? Per eventi tragici legati alla sua nascita ella non aveva ricevuto un nome e veniva chiamata da tutti con un appellativo, appunto, Occhi-di-Cielo, poiché nella narrazione vengono descritti come magnifici e magnetici, fino a che il prode Jacobi, suo padre, non le regalò un anello magico con un’incisione particolare: Ekaterini.
Leggenda, natura, divinità primitive e la santa di Alessandria si intrecciano nella vita di questa ragazza dalla personalità forte e determinata.

 

Tutto il romanzo racconta il mondo tra oriente ed occidente che precede l’età del Rinascimento: i luoghi, le atmosfere, le culture, le credenze, personaggi reali, gli stili di vita… forse Caterina è solo una scusa per un esercizio di creatività nella narrazione di ciò che Vecce conosce bene: l’epoca storica in cui Venezia e Costantinopoli si contendevano aree d’influenza nei grandi traffici commerciali di ogni genere, anche di uomini e donne. Forse anche per questo non è un caso il riferimento al Sultano Baiazeth ed al suo ponte, sogno di congiunzione tra Asia ed Europa, quel ponte per la costruzione del quale proprio Leonardo da Vinci si era proposto come ingegnere nel 1482 con una lettera tradotta per lui in arabo da fra’ Jacopo da Sarzana, ponte poi mai realizzato.

 

Le disavventure di Caterina si rivelano, alla fine, anche quando davvero tragiche, delle avventure che costruiranno una trama ed un ordito di relazioni che legano persone lontane tra loro sia nello spazio che nel tempo: questa schiava dal Caucaso sarà il ponte che unirà mondi lontanissimi e personaggi improbabili i quali non potranno mai fare a meno di amarla, sempre.

Attraverso lei Vecce rende omaggio anche agli schiavi di ieri e di oggi i quali attraversano il mare con grande rischio, vengono sfruttati e disprezzati, sono risorsa sottovalutata, soprattutto risorsa umana. Caterina ci fa ripensare a cosa sarebbe stato se tanti emigranti e fuggitivi, o esuli, non avessero potuto vivere la propria opportunità: l’America non avrebbe avuto il Presidente Kennedy e suo fratello il Ministro Robert, il mondo non avrebbe avuto Albert Einstein, Hannah Arendt, Rigoberta Menchu, George Weah, Rudolf Nureyev, Marc Chagall, Papa Francesco… e tutti quegli uomini e donne che, a vario titolo, hanno dato un apporto significativo alla civiltà con la loro umanità. Quanto avremmo perso se a queste persone non fosse stata data l’opportunità di vivere? 

 

Al di là di chi fosse davvero Caterina forse la vera notizia è che, comunque, non era una donna nobile, ricca, potente, istruita ma, con tutta probabilità, quanto meno una contadina; e se davvero questa donna sia stata una schiava, quali riflessioni comporta per noi il fatto che ha generato uno dei più grandi geni dell’umanità?

Durante la narrazione ritroviamo lo stesso dogma in modo trasversale tra alcuni personaggi: il dogma tramandato dalla mentalità e dalla cultura notarile, comune anche a filologi e  commercianti –“Quello che non si scrive non esiste”-; è necessario, è opportuno, è a salvaguardia di ogni azione lo scrivere tutto e sempre, al punto che il non farlo significa dimenticare, non far passare alla Storia, non rendere veritiero o legale; ma, allo stesso tempo, acquisiamo la consapevolezza che “nella vita ci sono cose che non si possono scrivere, che non si devono scrivere, perché sono fatte della materia opaca dell’esistere, cose che si vivono e basta nella loro pienezza”. Se anche non sapremo mai con certezza chi sia davvero stata Caterina sappiamo che ha vissuto una condizione d’inferiorità nella quale tanti diritti le sono stati negati e, nonostante le sue origini estremamente umili, è stata la madre di un Personaggio che attraversa i secoli, quindi:

“Non c’è bisogno della scrittura perché le cose esistano”-.