Tutto appartiene all’amore

da | 23 Gen 2023 | Giovani

di suor Chiara Papaleo

 

 

Tutto appartiene all’amore… 400 anni fa come oggi

A 400 anni dalla morte di San Francesco di Sales Papa Francesco fa un regalo alla famiglia salesiana e alla Chiesa intera, scrivendo una lettera apostolica, intitolata “Totum amoris est”, tutto appartiene all’amore, appunto, datata 28 dicembre 2022, 400° anniversario della nascita al cielo di San Francesco di Sales.

In questo testo, agile e profondissimo, Papa Francesco ci rivela la sintesi del pensiero del santo vescovo di Ginevra, aiutandoci a rileggerne l’intera vita secondo le categorie spirituali lungo le quali si è sviluppata, rifacendosi soprattutto al Trattato dell’amor di Dio.  

Nell’invito alla lettura, don Angel, Rettor Maggiore dei Salesiani, sottolinea che «la spiritualità del popolo di Dio non sarebbe la medesima senza l’influsso che san Francesco di Sales ha esercitato in tutti gli ambiti della vita sociale in questi ultimi quattro secoli».

 

 

L’esperienza di Dio è un’evidenza del cuore umano

San Francesco di Sales aveva capito che non esiste posto migliore per trovare Dio e aiutare a cercarlo che nel cuore di ogni donna e uomo del suo tempo, tanto da affermare: «Se l’uomo pensa con un po’ di attenzione alla divinità, immediatamente sente una qual dolce emozione al cuore, il che prova che Dio è il Dio del cuore umano». E in una delle sue meravigliose lettere, indirizzata a Suor Maria Amata di Blonay, così racconta il cuore di Dio e l’amore di Dio per il cuore dell’uomo:

«E non avete ragioni per pensare che Dio non vi guardi con amore, perché Egli guarda amorosamente anche i peccatori più orribili che esistano al mondo, se hanno un desiderio anche minimo di convertirsi.
E ditemi, Figlia mia carissima: non avete intenzione di appartenere a Dio? Non vorreste forse servirlo fedelmente? E chi vi infonde questo desiderio e questa intenzione, se non Dio stesso col suo sguardo amoroso?
Non dovete esaminare il vostro cuore per vedere se gli piace, ma piuttosto per vedere se il suo cuore piace a voi; e se getterete uno sguardo sul suo cuore, sarà impossibile che non vi piaccia, perché è un cuore immensamente dolce, soave, accondiscendente e innamorato delle povere creature che riconoscono la loro miseria, misericordioso per i miserabili e buono per i penitenti.
E chi non amerebbe quel cuore regale, paternamente materno verso di noi?»

Allora l’esperienza di Dio è un’evidenza del cuore umano, non una costruzione mentale, ma un riconoscimento pieno di stupore e di gratitudine.

 

Come si fa a scegliere? Il criterio dell’amore

Se è vero che Dio parla attraverso i desideri che semina nel cuore dell’uomo, San Francesco di Sales intuisce che questi desideri vanno continuamente saggiati nel crogiuolo del discernimento.

Ma ogni discernimento esige un criterio: «alla fine torno sempre alla questione del dove si trovi maggior amore». Ciò che deve determinare le nostre scelte, allora, al di là di ogni inutile rigidità, è la risposta a questa domanda: dove si trova il maggior amore? Perché «è l‘amore che dà perfezione alle nostre opere. Vi dico ben di più. Ecco una persona che soffre il martirio per Dio con un’oncia di amore; ella merita molto, dato che non si potrebbe donare di più la propria vita; ma un’altra persona che non soffrirà che una graffiatura con due once d’amore avrà un merito molto maggiore, perché sono la carità e l’amore che danno valore alle nostre opere».

 

Dentro al cambiamento d’epoca

San Giovanni Paolo II aveva definito San Francesco di Sales «Dottore dell’amore divino», non solo per averne scritto un meraviglioso trattato, ma soprattutto perché ne è stato testimone. Infatti, tutto ciò che ciascuno di noi ha da donare al mondo è esattamente ciò che ha maturato nel proprio cammino. E il santo di Annecy aveva camminato con ostinazione lungo le strade del suo tempo, lungo i cambiamenti della sua epoca, lasciandosi toccare, interrogare, trasformare dentro al vissuto quotidiano.

La frequentazione assidua del Vangelo diventa, per San Francesco di Sales, diventa la bussola per orientarsi e per indicare la rotta alla sua gente. Questo interpella anche la nostra Chiesa di oggi, ricordandoci un «compito essenziale anche per questo nostro passaggio d’epoca – ci dice Papa Francesco – una Chiesa non autoreferenziale, libera da ogni mondanità ma capace di abitare il mondo, di condividere la vita della gente, di camminare insieme, di ascoltare e di accogliere. […] San Francesco di Sales ci invita a uscire da una preoccupazione eccessiva per noi stessi, per le strutture, per l’immagine sociale e a chiederci piuttosto quali sono i bisogni concreti e le attese spirituali del nostro popolo».

 

Amati, liberi e cocreatori

Concretamente, nel suo ministero di guida spirituale, Francesco di Sales ha cercato di condurre i suoi figli e figlie a non vivere passivamente la relazione con Dio. Infatti, per quanto la relazione con Dio sia sempre un’esperienza di gratuità dell’amore, «questa grazia non rende mai l’uomo passivo. Essa porta a comprendere che si è radicalmente preceduti dall’amore di Dio, e che il suo primo dono consiste proprio nel riceversi dal suo stesso amore. […] All’umanità è stato dato l’incarico di cambiare, costruire e dominare la creazione, un compito positivo che significa creare da essa e con essa. Quindi il futuro non dipende da un meccanismo invisibile di cui gli esseri umani sono spettatori passivi. No, siamo protagonisti, siamo – forzando la parola – cocreatori».

 

La vera devozione

A questo punto della riflessione, papa Francesco ci aiuta a ripercorrere alcuni tratti e scelte salienti della vita e della spiritualità di San Francesco di Sales. Nel suo ministero mette a tema la felice relazione tra l’essere umano e Dio, qualunque sia la sua condizione specifica di vita. L’altra grande scelta cruciale è stata la questione della devozione, sistematizzata nella “Filotea” o “Introduzione alla vita devota”, appunto. Devozione da intendersi come «una sorta di agilità e vivacità spirituale per mezzo della quale la carità agisce in noi o, se vogliamo, noi agiamo per mezzo suo, con prontezza e affetto. […] La carità è un fuoco spirituale, che quando brucia con una forte fiamma si chiama devozione».

 

L’estasi della vita

Per San Francesco di Sales la vita cristiana, nella sua interezza, è l’estasi dell’azione e della vita. Ci dice papa Francesco che «l’estasi è l’eccesso felice della vita cristiana, lanciata oltre la mediocrità della mera osservanza». Infatti, non c’è nulla di straordinario nel limitarsi ad osservare precetti e norme, questo 

«è vivere secondo la ragione naturale dell’uomo; ma abbandonare tutti i nostri beni, amare la povertà, chiamarla e ritenerla una deliziosa padrona, considerare gli obbrobri, il disprezzo, le abiezioni, le persecuzioni, i martiri come felicità e beatitudini, mantenersi nei limiti di un’assoluta castità, e infine vivere nel mondo e in questa vita mortale contro tutte le opinioni e le massime del mondo e contro la corrente del fiume di questa vita, con abituale rassegnazione, rinuncia e abnegazione di noi stessi, non è vivere secondo la natura umana, ma al di sopra di essa; non è vivere in noi, ma fuori di noi e al di sopra di noi: e siccome nessuno può uscire in questo modo al di sopra di se stesso se non l’attira l’eterno Padre, ne consegue che tale modo di vivere deve essere un rapimento continuo e un’estasi perpetua d’azione e di operazione».

Se da un lato tale estasi comporta un vero e proprio uscire da sé stessi, dall’altro questo non significa un abbandono della vita. In altre parole, chi presume di elevarsi verso Dio, ma non vive la carità per il prossimo, inganna sé stesso e gli altri.

 

Riappassioniamoci delle anime

Accogliamo, allora le raccomandazioni di don Angel, il quale ci ricorda che: 

«frequentare la vita e gli scritti di San Francesco di Sales ci gioverà da tutti i punti di vista. Prima di tutto ci aiuterà ad andare in profondità, perché la “superficialità spirituale” rimane uno dei grandi pericoli del nostro tempo. […] Soprattutto ci spingerà a riappassionarci delle anime. Dio è il Dio del cuore umano e la vita è chiamata all’estasi dell’azione, cioè ad un servizio generoso verso il prossimo, che è l’unica estasi che Dio ci inviti a coltivare: quella della vita quotidiana. […] È la radice del “Da mihi animas cetera tolle”, a cui dobbiamo sempre ritornare e da cui dobbiamo sempre ripartire».

 

Link al testo integrale della lettera apostolica