Di Angela Maiale
Katherine Kressmann Taylor 1938 BUR contemporanea 2003
Martin e Max sono amici fraterni, sono anche soci in affari: Martin è tedesco, e Max un ebreo americano, siamo nel 1932 ed Hitler sta ormai prendendo il potere in Germania. Il contesto nel quale si svolge questa storia appare subito chiaro. La narrazione avviene in forma di romanzo epistolare tra i due protagonisti.
L’inizio del cambiamento
Martin percepisce, nell’avvento di Hitler al potere, l’arrivo di un cambiamento, ma non sa identificarlo né riesce ad immaginare a cosa condurrà; egli, da subito, vede Hitler come una “guida”, soprattutto per l’incisività della sua forza espressiva; questo è, forse, il sentimento che tanti tedeschi come lui hanno provato all’inizio; il fascino dettato dalla capacità decisionale, ferma e determinata, di quel personaggio ha provocato l’illusione che, quell’uomo, avrebbe riscattato il loro Paese dalla sconfitta e dalle umiliazioni conseguenti la I guerra mondiale.
Martin non è per nulla uno stupido, si accorge che qualcosa non torna nell’atteggiamento di Hitler e di chi lo circonda; egli sente che accadono cose ingiuste ma vede come positiva questa trasformazione politica e sociale e vuole assecondarla, tanto da diventare un funzionario del nuovo regime. … “Se il fine è giusto tutto passerà e verrà dimenticato” Machiavelli
Max, che vive in America e con l’amico ha una società di compra – vendita di beni artistici per la loro Galleria riceve notizie molto inquietanti: pogrom e persecuzioni antisemite; chiede a Martin di fornirgli informazioni dirette; da questo momento, nelle lettere di Martin, si percepisce subito il cambiamento di tono e linguaggio: “AMABILE FUHRER, … ORA I TEDESCHI SONO LIBERI DOPO 14 ANNI, … SE GLI EBREI SONO DA SEMPRE CAPRO ESPIATORIO UN MOTIVO CI SARA’. “ Martin ha assunto, ormai, l’atteggiamento di tantissimi secondo il quale per “salvare” i tedeschi va bene anche sacrificare e far patire qualcuno, e non si rende neanche lontanamente conto dell’assurdità del suo ragionamento, dato che quel qualcuno è tedesco come lo è lui; ma il problema è risolto trasformando religione e cultura ebraica in una “razza” diversa, e le coscienze di tutti sono tranquille!
Da amici a sconosciuti
Max è sconvolto dal fatto che il suo amico si esprima in questo modo, che abbia addirittura un ruolo di collaborazione con questo regime pazzo e assassino e che arrivi al punto di negargli i contatti epistolari, forse per paura della censura politica. Il suo amico era un convinto liberale, come può essersi trasformato in un oppressore con tanta leggerezza? Martin gli chiede con freddezza di non scrivergli più, si offende per i giudizi di quello che era il suo migliore amico, si definisce un uomo d’azione, perché è necessario reagire, come insegna Hitler che è come “una spada sguainata … una luce accecante”. Martin dovrà accettare, con dolore, la decisione dell’amico di interrompere i rapporti, gli comunica che i soci americani hanno tolto il suo nome dalla società perché non vogliono avere a che fare più con i tedeschi; gli chiede, però, un ultimo favore: controllare che sua sorella, la quale fa l’attrice e si è recata a Berlino a recitare, stia bene; da mesi non riceve sue notizie, da quando ha risposto agli insulti durante uno spettacolo ed è dovuta fuggire. Max le ha scritto, ma la lettera è tornata indietro con la dicitura DESTINATARIO SCONOSCIUTO … questo gli procura un brutto presentimento.
Martin risponde che la donna, Griselle, in fuga dalle SA, aveva cercato rifugio da lui, ma egli l’aveva cacciata – non poteva certo mettersi a rischio della vita aiutando un’ebrea -; la squadra delle SA l’aveva raggiunta e uccisa; Martin aveva dato disposizioni che fosse sepolta, e questo è tutto, non vuole più che Max gli scriva, glielo ribadisce. Una freddezza disarmante … è a questo punto che anche Max si trasforma, diventa freddo, determinato e spietato con quello che era stato il suo più fraterno amico, un po’ come abbiamo visto trasformarsi gli ebrei sopravvissuti alla persecuzione, quando si sono impossessati della Palestina.
Occhio per occhio
Max inizia a scrivere a Martin lettere e cablogrammi, come fossero rendiconti e transazioni d’affari, compra – vendite di quadri e materiali vari affini all’Arte pittorica, ben sapendo che ogni forma di corrispondenza interna e con l’estero sarebbe stata controllata dal regime, la sua è ferma determinazione a far sì che il linguaggio sembri in codice, che sembri nascondere qualcosa, ed ottiene l’effetto desiderato. Martin comincia ad essere controllato ed indagato dal regime per i suoi evidenti rapporti con un ebreo all’estero, rapporti epistolari che sanno di complotto e tradimento; Martin cade in disgrazia con tutta la sua famiglia e Max, con determinata e scientifica freddezza, gli fa capire cosa sia il regime con il quale si è schierato e per il quale ha mandato a morte senza rimorso Griselle; quando Martin gli scrive implorando di chiarire la sua posizione, Max gli reinvia la lettera con la dicitura: DESTINATARIO SCONOSCIUTO.
Occhio per occhio, la vendetta come forma di giustizia; sospendiamo il giudizio, anche se è inevitabile che una parte di ognuno di noi, leggendo questo libro, si schieri con Martin. Abbiamo assistito a tanti commenti, anche degli storici più eminenti, i quali hanno condannato l’atteggiamento passivo degli ebrei, come se fosse una colpa, anche se, comunque, sappiamo di tanti episodi eroici o di resistenza; secondo Martin è doveroso agire e reagire, egli esaltava Hitler come uomo d’azione, in quest’ottica l’azione di Max, quindi, apparirebbe in linea. La forza di questo libro sta nella costruzione della trasformazione dei due personaggi in base al condizionamento ideologico e sociale che si trovano a vivere e, comunque, il messaggio che se ne ricava, a mio parere, resta sempre quello legato alla capacità del singolo di aderire o dissociarsi, in coerenza con se stesso e la propria morale, dalle trasformazioni dei tempi. La coscienza della massa, generalmente, è un ottimo rifugio anche per il singolo che non è munito di opinioni e forza morale propria.