Don Bosco, la forza della parola e il dono della relazione
Continuando la serie dei dieci articoli di don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, sul tema “Don Bosco e la realtà digitale e virtuale”, oggi approfondiamo un’altra sfaccettatura delle doti comunicative del Fondatore della Congregazione Salesiana. L’attenzione specifica stavolta è rivolta su “Don Bosco, la forza della parola e il dono della relazione”.
La comunicazione nasce attraverso la parola! Le prime cose che un bambino impara a dire, le primissime parole, sono una versione (di solito breve) di ‘Madre’ e ‘Padre’ forse semplicemente “mamma”, “papà”.
La Parola è l’inizio della comunicazione. Secondo il libro della Genesi, Dio crea l’essere umano e tutte le cose parlando, dando nomi, dando vita… attraverso il potere della parola!
Siamo intrinsecamente persone di parola. Attraverso le parole sviluppiamo un’enciclopedia personale per definire chi siamo, cosa facciamo, come interpretiamo tutto ciò che esiste intorno a noi. Attraverso le parole costruiamo un linguaggio. Attraverso il linguaggio comunichiamo tra di noi.
Storicamente, noi esseri umani abbiamo creato parole e sviluppato un linguaggio attraverso il quale ci siamo evoluti come esseri sociali, in tutti i nostri ambienti culturali.
Anche il mondo digitale ha a che fare con parole e linguaggi. I codici sono parole di un certo tipo nella scrittura. I bit e i byte sono parole. Tutti i sistemi informatici e i software sono linguaggi. Le applicazioni sono linguaggi. Nell’ambito della tecnologia informatica, dell’informazione e della realtà virtuale, i messaggi cifrati si trasformano in linguaggio, i codici e gli algoritmi sono linguaggi.
Quando programmiamo un computer, abbiamo a che fare con parole che, combinate con numeri e cifrari, diventano un codice informatico, un linguaggio che ci permette di interagire con il computer. Le interazioni tra sistemi all’interno della rete Internet sono come un’enciclopedia. Un esempio è il modo in cui è stata concepita Wikipedia, che ci permette di interagire virtualmente tra un luogo e l’altro attraverso le parole.
Le parole e le lingue umane, tuttavia, hanno un significato più profondo. Non sono solo fonologia, morfologia, sintassi o uno strumento tecnico di comunicazione. Hanno a che fare con il significato e la profondità. Le parole ci rivelano, fanno emergere ciò che pensiamo e proviamo come esseri umani. Il linguaggio è quindi la nostra espressione di essere, amare e credere. Attraverso il linguaggio impariamo a gestirci nel mondo sociale, a prendere decisioni e ad essere proattivi nello spazio che occupiamo in questo mondo.
La parola esprime emozioni, sentimenti, valori. È la voce del cuore e dell’anima umani. La parola e il linguaggio esprimono ciò che siamo.
Il linguaggio ha quindi una dimensione nascosta, una parte del mistero che siamo, che è la vita. È per questo che, nel corso della nostra esistenza, troviamo nuove parole per esprimere nuove esperienze, nuove scoperte, nuove realtà.
Un ulteriore e complementare aspetto dell’esprimersi attraverso le parole è la relazione. La parola riconduce alle relazioni umane. La parola ci è data per parlare, per creare, per dialogare e per dar vita al nostro mondo.
Don Bosco era un uomo di parole! Ha gestito il linguaggio per vivere e per educare!
Dall’infanzia fino agli ultimi istanti prima della morte, Don Bosco ha usato le parole per esprimere il suo essere più profondo e le sue convinzioni. Permettetemi di parlare del sogno dei nove anni dal punto di vista del potere della parola e del linguaggio. Può aiutarci a capire meglio perché le parole sono la “madre della comunicazione”. Gioca con le parole! Crea il suo linguaggio!
Dice: “All’età di nove anni ho fatto un sogno, che mi rimase profondamente impresso nella mente per tutta la vita. Nel sonno mi parve di essere vicino a casa, in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli, che si trastullavano. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. All’udire quelle parole cattive mi sono subito lanciato in mezzo di loro, adoperando pugni e parole per farli tacere”.
È interessante che egli descriva che ciò che lo ha sconvolto in questa parte del sogno sono state le loro “parole cattive”. Un cattivo linguaggio! Il potere delle parole! Parole che rivelano la triste situazione che questi giovani stavano affrontando nella loro vita.
Don Bosco continua: “In quel momento apparve un uomo venerando, nobilmente vestito … Mi chiamò per nome e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli”.
Il dialogo inizia con termini opposti:
Colpi – dolcezza
Bruttezza del peccato – valore della virtù
Don Bosco si esprime replicando che lui “era solo un povero bambino ignorante, [lui] non era in grado di parlare di religione a questi ragazzi”.
Don Bosco chiese: “Chi siete voi che mi comandate questa cosa impossibile?”
La Persona del sogno disse: “Appunto perché tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili con l’ubbidienza e con l’acquisto della scienza”.
Don Bosco pone una domanda profonda: “Dove, con quali mezzi?”.
Il dialogo prosegue. Ora la Persona risponde alla sua domanda:
“Io ti darò la maestra, sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza”.
Attraverso l’uso del linguaggio il dialogo si apre sempre di più… L’essere si esprime, emergono domande profonde…. C’è il desiderio di sapere chi sia il suo interlocutore. Parole alla ricerca della verità!
“Ma chi siete voi che parlate così?”. Chiese Giovanni Bosco.
E poi Lui disse: “Io sono il Figlio di colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno”.
Il linguaggio è il modo con cui il giovane Giovanni Bosco si difende, trova sicurezza, un riferimento emotivo per risolvere un problema.
Don Bosco disse: “Mia madre mi dice di non associarmi con quelli che non conosco, senza suo permesso; perciò ditemi il vostro nome”.
Il linguaggio è dinamico. Le domande inducono a cercare, a riflettere, a considerare, ad affrontare la verità della vita e della realtà. Il linguaggio va di pari passo con le credenze e le convinzioni umane.
Prosegue la narrazione: “vidi accanto a lui una donna di maestoso aspetto, vestita di un manto, che risplendeva da tutte le parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella. Scorgendomi sempre più confuso nelle mie domande e risposte, mi accennò di avvicinarmi a lei, mi prese con bontà per mano e mi disse ‘Guarda!’”. E lui lo fece.
Il linguaggio apre strade alla vita e alla fiducia. La lingua è come una chiave per aprire porte e nuovi orizzonti. “I giovani erano tutti apparentemente fuggiti. Un gran numero di capretti, cani, orsi e altri animali avevano preso il loro posto”.
Il dialogo continua, sempre con termini opposti.
Animali selvatici – agnelli mansueti
Forti – energici – umili
Continua a raccontare il suo sogno: “Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i miei figli”. Mi guardai di nuovo intorno e dove prima avevo visto animali selvatici, apparvero altrettanti mansueti agnelli, che, saltellando, correvano attorno belando, come per fare festa a quell’uomo e a quella signora”.
Il linguaggio è come un oceano. È profondo, a volte molto complesso. Per certi versi misterioso. Tocca il cuore, l’anima e la mente. Attraverso parole come “sì, no, forse”, gli esseri umani definiscono la loro vita, il loro futuro, il loro vero posto in questo mondo.
Giovanni Bosco esprime i suoi sentimenti più profondi: “A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai a voler parlare in modo da capire, poiché io non sapevo quale cosa volesse significare. Allora ella mi pose la mano sul capo dicendomi: – A suo tempo tutto comprenderai.
Ciò detto, un rumore mi svegliò; ed ogni cosa disparve”
Dopo che lei ebbe parlato … parole dal forte significato e simbolismo. Parole che esprimono il potere del linguaggio, il dono delle relazioni!
Le relazioni sono la destinazione della parola!!
Attraverso le relazioni ampliamo la nostra comunicazione interpersonale e diamo senso e solidità alle nostre parole.
Per Don Bosco la parola “giovani” diventa un linguaggio che ha toccato profondamente tutta la sua vita, il suo cuore e la sua anima. Diventa una parola da vivere, da donare, da comunicare. Attraverso il linguaggio del cuore e dell’anima tocca la vita di chi lo ha conosciuto e ha saputo delle grandi cose che ha fatto per i giovani.
Per lui, la parola diventa un progetto di vita perché la parola che viene da Dio è una Parola che illumina la sua vita e gli dà la perseveranza di dare la vita per ciò che amava e per cui viveva: “Ho promesso a Dio che avrei dato tutto me stesso fino all’ultimo respiro per i miei poveri ragazzi”. (Cfr. C. 1).
Fonte: infoans