Mario Calabresi, Strade Blu Mondadori
Mario Calabresi riceve una mail da un missionario di nome Piero Masolo, il quale gli chiede d’incontrare sua cugina: Marta Saronio. Marta ha bisogno di un aiuto esperto per trovare delle risposte su quanto i familiari non le dicono in merito alla storia di suo padre, Carlo Saronio, zio di Piero, fratello di sua madre. Non è inusuale per un giornalista o uno scrittore ricevere la richiesta di svolgere indagini per conto di qualcuno che cerca risposte ma non sa come muoversi nel fare i passi necessari.
Negli anni ’60 del Novecento i Saronio erano una delle famiglie più in vista della Milano “che conta”: alta borghesia industriale, al centro della vita cittadina, privilegiati, arricchiti largamente con l’industria chimica fondata da Piero Saronio nell’area tra Melegnano e Cerro al Lambro.
Spesso accade che coloro che sono dei privilegiati si comportino da snob, viziati, approfittando dei propri privilegi; Carlo, invece, il padre di Marta, non è per nulla una persona di questo genere: è una persona dall’animo profondo e sensibile, intellettualmente onesto, scolasticamente brillante, tra i giovani più promettenti della sua generazione, studioso, serio, riservato; si forma nel Movimento di Gioventù Studentesca di Luigi Giussani, insegna alla scuola popolare di Quarto Oggiaro nei corsi serali, come volontario, è sempre dalla parte degli sfortunati, spesso mette il suo sapere e la sua ricchezza a disposizione delle cause legate alla giustizia sociale.
Carlo sembra voler espiare “la colpa” di essere ricco, in un mondo in cui tanta gente fa fatica a trovare il necessario, ed anche la colpa familiare di aver irrimediabilmente inquinato terra e acqua con tutti quei fanghi velenosi nelle zone dove l’industria di famiglia si è resa responsabile della compromissione della salute di tanti lavoratori; – anche dopo che suo padre vendette l’industria nel 1963 all’ACNA di Montecatini Carlo continua a sentire quel peso-.
Formazione cattolica, viveva il Vangelo, si confrontava con povertà ed emarginazione in un sincero spirito di servizio, ma in lui è anche forte il bisogno di partecipare attivamente ad un progetto più ampio, e sarà questo che lo porterà a trovarsi coinvolto con l’ideologia del Terrorismo la quale permea tutti gli ambienti della città di Milano negli anni della sua gioventù, e sarà il flagello del nostro Paese dall’ inizio degli anni ’70 fino alla sua cancellazione negli anni ’80.
Carlo Saronio è fondamentalmente buono, serio, i risultati brillanti nello studio lo portano ad avviare una carriera che si prospetta luminosa come ricercatore al Mario Negri, uno degli Istituti d’eccellenza nel nostro Paese; egli agisce sempre nella convinzione di fare del Bene, con molta ingenuità e fiducia nel prossimo la quale, purtroppo, verrà criminalmente tradita.
Dalla richiesta che Piero e Marta fanno a Mario Calabresi nasce il libro Quello che non ti dicono. Calabresi viene quasi travolto dall’urgenza di Marta la quale ha aspettato troppi anni per rimettere insieme i pezzi che formano il quadro della storia di un padre mai conosciuto, poiché è nata 8 mesi e 10 giorni dopo la sua tragica e violenta morte.
Calabresi ci svela passo dopo passo, man mano che la sua inchiesta va avanti nel vissuto del giovane Carlo, le ansie, le aspettative e le contraddizioni di un uomo che, per certi versi, riesce a dare alla propria vita un senso di coerenza ed altruismo, e per altri compie, inspiegabilmente, scelte contraddittorie senza essere in grado di riconoscere pericoli, insidie e meschinità nelle amicizie che lo usano, lo ingannano e lo tradiscono. Carlo arriverà a capire in quale situazione si sia messo e chi sono davvero le persone nelle quali ha messo con fiducia la sua vita, ma troppo tardi per non esserne schiacciato.
Tante persone e personalità della sfera pubblica che hanno caratterizzato quegli anni sono a vario titolo coinvolte nella vicenda di Carlo Saronio: Monsignor Renzo Marzorati, il ricercatore Roberto Latini, il direttore dell’Ist. Mario Negri Silvio Garattini, padre David Maria Turoldo, i giudici Caselli e D’Ambrosio, Toni Negri e le Brigate Rosse, e tante altre ancora.
Ad un certo punto delle sue ricerche l’autore del libro trova anche un collegamento con l’attività di suo padre, il commissario Calabresi, anche lui, come Carlo, ucciso dalle Brigate Rosse: suo padre ricercava Carlo Fioroni, poiché aveva scoperto un suo coinvolgimento nell’organizzazione dell’attentato in cui era morto Giangiacomo Feltrinelli (il quale stava piazzando una bomba su un traliccio dell’alta tensione a Segrate, una bomba che gli è esplosa tra le mani prima del previsto); Fioroni sarà colui che poi avrà la responsabilità più alta nelle vicende che portarono alla morte di Saronio.
Lo svelamento della vicenda tiene inchiodati alla lettura, anche perché riesce a fare luce contemporaneamente sulla figura e la storia di Carlo Saronio, e sugli anni più angosciosi della Storia moderna del nostro Paese.
Questi sono anni che molte persone vogliono dimenticare, e tante altre non sono interessate a conoscere o svelare davvero fino in fondo; in mezzo però ci sono coloro che, come Marta, hanno diritto a sapere cosa accadde davvero affinché si possa risalire alle responsabilità effettive di ogni individuo coinvolto.
Accade per gli Anni di Piombo quanto accadde subito dopo la guerra per il Fascismo e per l’Olocausto: un senso di noia e malessere a parlarne, a chiedere di indagare a fondo, un bisogno di voltar pagina che faceva dire a tutti, anche a chi era stato vittima incolpevole: “è finita, è passata, andiamo avanti”.
Molti e diversi sono stati i coinvolgimenti, non tutti sono mai venuti davvero alla luce, e sono troppe le figure le cui responsabilità non sono emerse; la vicenda di Carlo ne è un piccolo esempio; persone di provenienza socio – economico – culturale molto diversa tra loro, anche assoluti insospettabili di scelte estreme come la piena adesione o il fiancheggiamento al Terrorismo, ognuno con i propri obiettivi, anche molto diversi tra loro, da perseguire; certo nessuno ne aveva davvero di nobili se pensava di realizzarli attraverso terrore e lotta armata!
Chi ha vissuto quel periodo ne è stufo e vuole chiudere, chi non lo ha vissuto lo vede lontano e non sente che gli appartenga per cui non ha bisogno di approfondire: parlarne e svelare i tasselli mancanti è doloroso, per alcuni anche molto scomodo poiché dopo un preciso ruolo avuto in quella fase storica oggi hanno dato una svolta diversa alla propria vita, magari rinnegando o tacendo ciò che fecero; ma La Storia ci insegna che ciò che non superiamo e lasciamo covare irrisolto sotto la cenere si porta dietro una serie di questioni le quali, spesso, si vanno ingigantendo e si ripropongono riesplodendo con effetti devastanti, o alimentano le teorie dei complotti; ciò che non chiariamo con noi stessi ritorna pericolosamente a sorpresa –ne sanno qualcosa negli U.S.A. dove, per non aver svelato fino in fondo la verità sui propri momenti bui hanno allevato generazioni di teorici del complotto e si sono visti riesplodere con prepotenza il malessere sociale che ha spinto una precisa tipologia di persone al gravissimo assalto un anno fa al Capitol Hill-; ne sa qualcosa l’Europa, che oggi è di nuovo alle prese con un criminale delirante con il quale ha intrattenuto rapporti commerciali vantaggiosi per vent’anni, e che ora, potente e arricchito proprio da quei rapporti, tiene tutti in scacco compiendo stragi.
Mario Calabresi con questa sua inchiesta riesce a fare un poco di luce nella triste vicenda umana del giovane Carlo Saronio le cui scelte in gioventù lo hanno spinto a patire una fine indegna e, allo stesso tempo, a raccontare a sua figlia Marta, quella figlia che Carlo neanche sapeva che sarebbe arrivata, tutto ciò che non le era stato detto sul padre che non ha mai conosciuto.
A me questo libro ha risvegliato la curiosità di tornare ad approfondire quegli anni.
Angela Maiale