La preghiera di Madre Mazzarello
Se qualcuno mi chiedesse di scegliere una espressione con cui sintetizzare l’esperienza di preghiera di Maria Domenica Mazzarello, non avrei dubbi, sceglierei subito questa: “Fate con libertà ciò che richiede la carità”. Si tratta di parole che Maria Domenica, nella sua maturità, amava ripetere alle giovani e alle sorelle di cui, per dono di Dio, era divenuta Madre.
Forse vi starete chiedendo che cosa c’entri questa frase con la preghiera! Proverò a spiegarvelo in tre “mosse”: 1. la carità per Maria Domenica ha un volto e un nome, cioè Gesù; 2. per una donna concreta come Maria Domenica, non c’è separazione tra contemplazione e azione e la preghiera che non diventa azione resta parola vuota; 3. la libertà, richiesta dall’amore come sua condizione, è frutto di un faticoso lavoro su di sé che in una parola potremo chiamare discernimento.
Proviamo ora ad approfondire un po’ di più ognuna di queste tre “mosse” della preghiera di Maria Domenica, alla luce della sua esperienza di vita.
1. Il volto della carità è Gesù
La giornata di Maria Domenica, a partire dalla sua adolescenza, ha il suo centro catalizzatore nell’Eucarestia celebrata, desiderata, contemplata. Lo dice bene l’esperienza della finestrella della cascina della Valponasca, dove la famiglia di Maria Domenica vive per alcuni anni, piuttosto lontano dalla Chiesa parrocchiale. Grazie ad una felice intuizione di Maria Domenica, la piccola finestra nel sottotetto della cascina, che provvidenzialmente si affaccia sul campanile, diviene il luogo in cui tutta la famiglia si raduna, ogni sera, per un breve ma intenso incontro con Gesù.
Nel pane eucaristico, Maria Domenica riconosce Gesù che si dona, dono totale di sé per la fame del mondo. Si tratta di una presenza che chiama e che attende di essere accolta, che desidera di essere ricambiata. Questa presenza che ama e si dona è per Maria Domenica la scuola della carità.
2. Pregare è insieme contemplazione e azione
Nell’Eucarestia la Parola diventa pane, alimento. L’amore di Dio per i suoi figli è nei fatti, nella cura della vita, nel dono del pane quotidiano. Maria Domenica sa per esperienza la fatica che ci vuole per avere il pane, da mettere in tavola ogni giorno per sfamare la famiglia. In lei, lo slancio contemplativo non entra mai in contrasto con le esigenze del lavoro e, soprattutto, con i bisogni del prossimo.
Per questo si organizza, in modo da non perdere tempo e far spazio nelle sue giornate alle esigenze concrete di coloro che la circondano, cominciando dai più vicini, i familiari e poi allargandosi ad abbracciare la fame di cibo, di affetto, di cultura, delle ragazze che le sono affidate. E il raggio del suo abbraccio si allarga progressivamente con il passare degli anni e l’aumentare delle responsabilità: da Mornese al mondo intero. Senza perdere però in concretezza, senza mai rinunciare a fare tutto e solo ciò che è possibile. Anche un punto d’ago è un atto d’amore per Dio.
3. Alla scuola di Maria
Questo modo di pregare amando e lasciandosi amare, contemplando la carità in Gesù e facendo la carità al suo prossimo è profondamente mariano. Maria, infatti, la Madre del Signore, non aveva di certo una cappella in cui ritirarsi a pregare, eppure tutta la sua vita era preghiera e amore, nella presenza di Gesù e in tanti piccole azioni quotidiane, semplici ma essenziali per la vita dei suoi cari. Si tratta di un modo di essere/pregare che matura nella persona, nella misura in cui la persona matura nella libertà interiore, che è il fondamento del discernimento in vista dell’azione.
La contemplazione della presenza e dell’azione di Dio nel momento presente, il desiderio di amare come ama Lui, aiuta a riconoscere gli ostacoli e le opportunità, a lasciar cadere ciò che blocca lo slancio della carità, che come fuoco che arde nel cuore spinge incontro al povero, vicino o lontano, alla sorella, alle giovani. L’attenzione al bisogno dell’altro è una cosa sola con la ricerca del punto accessibile al bene, preghiera vissuta, sforzo di collaborare con lo Spirito perché ogni figlio e figlia di Dio possano realizzare il capolavoro per cui sono stati creati.
Sr Linda Pocher, FMA