Per due anni rapito nel Sahel
di Pier Luigi Maccalli* – Ed. Emi
“Perché il Signore mi ha abbandonato?” è la domanda che spesso ferisce l’anima di padre Pier Luigi.
Rapito dalla sua missione, in pochi minuti nella notte del 17 settembre 2017, viene travolto in un vortice di sofferenza e terrore per due lunghi anni. Faticose marce nel deserto assolato, notti all’addiaccio, spesso con le catene ai piedi.
E il pensiero continuo alla sua missione lasciata orfana e alla sua famiglia in pena per la sua sorte. Attorno, oltre il silenzio e la desolazione del deserto, il muro dei sequestratori che mirano solo a portare a compimento l’impresa della cattura per ricavarne denaro da convertire poi in armi. Sono povera gente, assoldata da terroristi.
Con loro, Pier Luigi, non riesce neppure a parlare. Non capiscono il francese e si esprimono solo nel loro dialetto tribale. A volte, un piccolissimo gesto di attenzione fa trasalire di tenerezza il cuore del missionario, che ricambia con l’insegnamento del francese. Solo le notti, sotto le stelle brillanti nell’oscurità selvaggia ed essenziale del deserto, diventano, a volte, carezza per il giorno trascorso nella tristezza. Il tempo, tuttavia, si colora raramente di speranza.
“Giorno dopo giorno, mese dopo mese -scrive Padre Gigi- il mio cuore si è riempito di tanta tristezza e amarezza, che ormai sono le mie compagne di prigionia. Stento a riconoscermi allo specchio. Sono sempre stato una persona gioiosa, ottimista e positiva. In questo lungo tempo di prigionia, i tanti disagi, tutto il giorno esposto alle intemperie, il vento ha ormai spezzato la mia voce da mesi. Dormo per terra, mangio sempre le medesime cose e bevo molto tè caldo, ma essere bersaglio di insulti gratuiti e oggetto di disprezzo, solo perché diversamente credente, mi ferisce profondamente”.
Eppure il missionario non si sente di esprimere un giudizio negativo sulla religione islamica per colpa dei sequestratori che si dichiarano trionfalmente terroristi.
Questo atteggiamento di comprensione e di perdono rimarrà nel suo cuore anche dopo quasi mille giorni di ansia e di desolazione. Proprio questo sguardo buono lo accompagnerà fino al termine del rapimento tanto che nel suo “diario dal carcere”, Padre Gigi scrive alcune parole che vogliono essere il proposito essenziale della sua vita:
“Adesso sono libero per liberare il perdono e spegnere sul nascere ogni inizio di violenza.
Sono libero per liberare l’accoglienza e consolare chi è affaticato e oppresso.
Sono libero per liberare la parola e dire a tutti di non incatenare mai nessuno”.
Tornato dalla prigionia, don Maccalli viene ricevuto dal Papa, che ne ha seguito con paternità la lunga prova. E si sente rivolgere una parola straordinaria “Noi abbiamo sostenuto te, ma tu hai sostenuto la Chiesa”.
Suor Graziella
*Pier Luigi Maccalli: nato a Madignano (Cremona) nel 1961, frequenta il seminario Vescovile di Crema, dove è ordinato prete nel 1985. Diventa poi membro della Società delle Missioni Africane (Sma), fondata nel 1856 dal vescovo francese mons. Melchior de Marion Bré Sillac. È per dieci anni missionario in Costa d’Avorio e per un altro decennio animatore missionario e formatore in Italia; nel 2007 viene inviato nel sud-ovest del Niger, parrocchia di Bomoanga.
Il 17 settembre 2018 è stato sequestrato dai jiadisti del Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim) e tenuto ostaggio fino alla liberazione avvenuta l’8 ottobre 2020