2^ Domenica dopo Pentecoste
6 giugno 2021
Vangelo di Luca 12, 22-31
Commento di suor Antonia Franzini, FMA
Nella liturgia ambrosiana la Solennità del “Corpus Domini” si è celebrata lo scorso giovedì benché per esigenze pastorali alcune parrocchie la ripropongono in questa seconda domenica dopo la Pentecoste. La riflessione proposta segue però la liturgia del giorno, soffermandosi al capitolo 12 del Vangelo di Luca nel brano che comunemente si definisce: Fiducia nella provvidenza.
L’espressione che più ricorre in questo Vangelo è: “Non preoccupatevi”. Pare sfidarci il vangelo di oggi invitandoci a non accumulare preoccupazioni e pensieri… Non è tempo per stare tranquilli!
“Eppure io vi dico”…
Certo si può fare a meno di tante cose materiali, ma il brano sembra andare oltre… E benché negli ultimi tempi la vita delle persone è messa a duro rischio, ci sentiamo dire parole che suonano come indelicate, fuori luogo. E invece Gesù con decisione dice ai discepoli e anche a noi proprio oggi:
“Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto?”
Dietro l’afflato poetico e la dolcezza dei toni, Gesù, pacato ma deciso, ci vuole mostrare quali siano le priorità. Ci chiede espressamente di non preoccuparci per le cose che abbiamo o che dobbiamo o non abbiamo, di non accumulare cose, stress e affanni col solo pensiero di raggiungere i propri piccoli e grandi obiettivi perdendo però di vista il valore e il senso profondo della vita di ciascuno. Gesù non si arrende e ci richiama alla fiducia, termine sempre messo alla prova, anche se in verità lo abbiamo un po’ recuperato. La fiducia alla quale Gesù ci sollecita si chiama Provvidenza; termine sospetto, obsoleto, poco collocabile a qualcosa e tanto più a qualcuno.
In realtà non vi è niente di più concreto e presente della Provvidenza. Essa, infatti, è l’azione costante esercitata da Dio sul mondo creato. Dio è dunque Provvidenza per ogni uomo. Riorientare lo sguardo, osservare e considerare le cose che ci circondano in maniera sapiente, partendo proprio dalla creazione, con la sua bellezza e la sua bontà, perché è in essa che si rende concreta la Provvidenza.
Ora che sempre più si esce dalle strette disposizioni del tempo pandemico, molti sentono il bisogno di aria, mare, montagna, natura: bisogno di recuperare il contatto con il creato…
Questa relazione forte che ci tiene uniti con la creazione forse può essere la chiave di volta per riconciliarci con essa che abbiamo da troppo tempo sfruttato e maltrattato, imparando a scoprirla nella sua bellezza originale, così come è stata consegnata all’uomo dalla Genesi.
Guardiamo il creato come ci invita a fare Gesù nel Vangelo, innanzitutto per contemplare questa dimensione di gratuità, di armonia, di amore. Questo nuovo sguardo sulla creazione e quindi anche su noi ci permette di comprendere come veramente “Dio fa tutto per ciascuno” (C.S. Lewis).
“Voi valete di più di molti uccelli … Voi valete più dell’erba del campo”…
Questo è il momento di discernere, di riconoscere ciò che vale veramente: noi stessi. Ed è tenendo conto di questo valore, coltivando il valore che è ogni persona, che entreremo in una relazione di libertà e di armonia con il creato.
Il peccato ci ha messo nel cuore la presunzione di conoscere il bene e il male e di inquadrare tutta la realtà, il rischio di sentirci infallibili, di aver già tutto sotto controllo è sempre in agguato, ora che abbiamo toccato con mano la fragilità ci pare di aver capito, ma è un lavoro su noi stessi che non si può fare una sola volta per sempre. Per questo l’uomo deve affermare ogni giorno di nuovo che la vita è più del cibo, il corpo più del vestito e che egli è libero rispetto a queste cose.
Ogni giorno siamo chiamati a vincere la preoccupazione e la piccolezza di fede che Gesù rimprovera nel Vangelo, ogni giorno siamo chiamati a misurarci con la Provvidenza.
Una vita tutta preoccupata di trovare la propria sicurezza nelle cose rende impossibile la fede e la relazione con Dio.
“Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede…
Non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia… Il Padre vostro sa che ne avete bisogno”.
Piace pensare, a chi sta condividendo questa riflessione, che il Vangelo si possa definire la “casa di Dio” e che chiunque entra nel Vangelo, cioè nella casa, trova sempre il Padre che si prende cura di ciascuno. Cosa significa entrare nel Vangelo? Cosa significa abitare in Dio?
Certamente non significa stare con le mani in mano, ma piuttosto mettere ogni intelligenza e sapienza di Spirito a compiere bene il proprio impegno nel quotidiano, fidandoci di ciò che di buono, di bello e di vero il Padre ha preparato per noi da sempre.
“Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Noi ci mettiamo la nostra intelligenza, la buona volontà, la responsabilità, ma, se glielo permettiamo, se ci abbandoniamo alla sua Provvidenza, Dio ci mette la sua benedizione e la sua grazia. E se ci affidiamo alla sua Provvidenza impareremo a non affannarci, impareremo a vivere nel suo regno e per il suo regno. Buona Domenica!