di Rosangela Carù
E’ il racconto di Manuel, giovanissima promessa del nuoto alle Olimpiadi. Ma purtroppo non ci andrà, perché il 2 febbraio 2019, sarà vittima di uno scambio di persona e verrà colpito alla schiena da un proiettile che lo porterà a trovarsi improvvisamente a segnare una fine e un nuovo inizio di vita.
Tutti, probabilmente abbiamo visto e ascoltato alla televisione il racconto di quella drammatica notte: il ragazzo si accascia a terra, la sua fidanzata Martina si china su di lui. Poi la corsa in ospedale, le operazioni e una volta scongiurato il pericolo di vita, la drammatica diagnosi: lesione midollare completa. E la sedia a rotelle diventa la sua nuova possibilità di muoversi. Una storia raccontata dallo stesso protagonista che è passato da comprensibili stati di sofferenza, rabbia, sconforto sino a trovare dentro di sé la forza per riacquistare la capacità di sorridere e di riconoscere anche in quella vicenda alcuni insegnamenti.
L’autore di questo singolare libro ripercorre le tappe che lo hanno portato al successo attraverso diverse esperienze, momenti di crisi, voglia di abbandonare tutto, alla grinta di raggiungere i traguardi più alti. Sempre col massimo della passione, perché la vita del campione è fatta di grandi soddisfazioni, ma anche di tanti sacrifici. Poi, passa a descrivere con precisione “quella notte” in cui tutto è cambiato: era “impossibile” morire, perché aveva ancora tante cose da fare. Però, se lo avessero colpito 12 millimetri più in basso avrebbero preso l’arteria addominale e non sarebbe neppure arrivato all’ospedale!
“Come in gara bastano 12 millesimi per mandarti alle Olimpiadi o farti vincere un mondiale, quella notte quei 12 millimetri hanno fatto la differenza tra esserci e non esserci più.” E narra ciò che gli ha fatto riprendere la voglia di esistere con la determinazione dello sportivo e del ragazzo speciale che ha sempre dimostrato di essere. “Davanti ai problemi bisogna reagire e cercare di risolverli” anche se non mancano le difficoltà, le lacrime per il dolore e la rabbia, la frustrazione di dover dipendere in tutto dagli altri. “Anche lo sconforto è utile, se ogni tanto non vedessi il bicchiere mezzo vuoto, forse non avrei abbastanza motivazione per reagire.”
Racconta che, quando ha iniziato a muoversi con la sedia a rotelle, aveva persino paura di recarsi a guardare la piscina, luogo che fino a poco tempo prima rappresentava tutto: i suoi successi, il motivo stesso per cui vivere. Ma poi, vinto il panico, nonostante il suo nuovo status si è scoperto “avvolto, protetto, al sicuro”, perchè “in acqua c’è silenzio, ci sei solo tu, i tuoi movimenti, il tuo respiro: sei solo con te stesso ed è una magia che solo chi vive in piscina conosce.”
Se prima i tempi e i record erano delle gare, ora le conquiste da ottenere sono altre, ma sempre con lo stesso spirito da guerriero, perché Manuel insegna che averlo coltivato nello sport lo sta aiutando molto anche oggi a “spingere oltre il limite, a considerare ogni traguardo solo un trampolino di lancio per quello successivo.”
“Anche perdere aiuta, ristabilisce la realtà, ti costringe a tenere i piedi a terra, a darti obiettivi adatti a te. La sconfitta brucia, ma i veri campioni devono imparare a conoscerla, per imparare a vincere.” E questi pensieri per Manuel valgono soprattutto adesso che deve diventare un altro tipo di campione!
“Il nuoto mi ha insegnato la pazienza, la disciplina e il sacrificio, mi ha dimostrato che se si vuole qualcosa di importante bisogna dedicarsi anima e corpo… sentivo che il mio corpo poteva fare di più e non volevo rinunciare alla speranza.”
La vita è fatta di sorprese: da campione olimpionico ad essere protagonista di un film sul mondo del nuoto, a scrivere un libro, a suonare il pianoforte, a diventare una persona popolare, “quasi una star”, grazie alla sua disavventura!
L’esperienza di Manuel aiuta a comprendere che non bisogna dare nulla per scontato e a vivere pienamente quello che la vita offre, anche se comporta cambi di scelte e di obiettivi. “Quel che conta è restare se stessi, non abbattersi, combattere. Perché ne vale la pena, sempre e comunque… ogni istante è un dono.”
Rinascere per lui significa questo: imparare di nuovo, da uomo nuovo, a camminare, scoprendosi quasi grato alla “tragica fatalità.” Un racconto che è ancora all’inizio e che l’autore sta scrivendo con la sua nuova vita.
Manuel scrive alla fine del suo lungo racconto: “Ho conosciuto l’abisso della disperazione, e ne sono venuto fuori, ora posso dirlo, sulle mie gambe. L’unica strada che conosco per rinascere.”
Non ci resta che tuffarci a leggere cosa ci suggerisce questo giovane coraggioso, per imparare a sorridere sempre alla vita!