Ascensione del Signore

Ascensione del Signore
16 maggio 2021
Vangelo di Marco 16,15-20
Commento di suor Rita Fallea, FMA

 

 

“Ma cosa significa che ascese se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?
Colui che discese è lo stesso che ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose”. (Ef 4, 9-10)

 

Comincio da qui, da una domanda che risuona nella lettera agli Efesini di oggi. Celebrando in questa domenica l’Ascensione del Signore, sorge in me, ed immagino anche in voi, la domanda che S. Paolo pone:

…Ma che cosa significa…?

Molte volte mi avviene di chiedermi cosa significhi l’uno o l’altro mistero che celebriamo, mi interrogo sul senso profondo di feste, solennità, memorie… che l’anno liturgico ogni anno ci dona con costanza.

Nella liturgia, la Chiesa, scegliendo opportunamente i testi delle Scritture, permette di addentrarsi nel mistero celebrato. La Parola non fornisce spiegazioni “scientifiche” o “moderne”; apre invece alla ricerca di una sapienza che dura nei secoli, che attraversa le generazioni, poiché guarda all’uomo nella sua realtà più umana ed allo stesso tempo più trascendente; conduce la mente e il cuore verso una più profonda conoscenza di Dio e dell’uomo. La Parola scopre Dio nell’uomo e in Dio riscopre l’uomo.
Conoscere la Parola significa dunque, in primo luogo: incontrare. Significa incontrare Gesù Cristo e non imparare un insegnamento (seppur talvolta esso si possa giustamente ricavare). Ma vogliamo capire la Parola non per un utilizzo retorico o speculativo, piuttosto desideriamo conoscerla per incontrare quell’amore da cui siamo sommamente amati.
Così, con voi, mi pongo dunque ad interrogare le letture di oggi per conoscere con quale grande amore il Signore ci ama, tanto da condividere con noi la sua vita, da donarci la sua stessa vita.

San Paolo afferma che il Signore Gesù ascese al cielo, ma che prima era disceso quaggiù sulla terra: “Colui che discese è lo stesso che ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose”. Così riscopriamo un movimento di Dio: in Gesù Cristo, nell’incarnazione, Dio discende e si fa vicino all’uomo.
Misterioso è come, ad un certo punto, dopo essere apparso diverse volte alle donne e ai discepoli e aver trascorso del tempo insieme a loro, Gesù risale al cielo, compiendo quindi un movimento ascendente verso il Padre.
Il Signore invia i discepoli ad annunciare il Vangelo: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15). Chiede loro di far risuonare in tutto il mondo la lieta notizia.
Allora essi [gli Undici] partirono e predicarono dappertutto, mente il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano” (Mc 16, 20).

Non c’è luogo o circostanza in cui il Signore e la sua Parola non possano esistere. I discepoli vanno dappertutto e ovunque il Signore Risorto è con loro e li accompagna, conferma e sostiene. Dunque, il Signore è salito al cielo, ma continua ad agire insieme con loro ed insieme con noi.

“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. (At 1, 11)

Gesù verrà.

La domanda e l’annuncio dei “due uomini in bianche” vesti ci porta a staccare gli occhi dal cielo per volgerli alla terra; il luogo in cui attualmente viviamo.
Essi non ci invitano a dimenticare il Signore Risorto, ma a tener salda la fede nella sua attuale presenza e viva la speranza nella sua futura venuta.
Il dono dello Spirito Santo conferma la Chiesa nella conoscenza di Cristo poiché lo Spirito sussurra in noi la presenza del Risorto.
Egli è presente e vivo.
È presente in molti modi: nel volto del fratello, nella carità operosa, nella Parola, nel pane eucaristico… Egli effonde il suo Spirito e si fa vicino, sempre più…

 

Vicino
È il fragile pane
che schiude e rinchiude
il mistero di te
che eterno ed immenso
discendi e vivi
in brevi frammenti.
Così mi raggiungi
rincorri,
Signore,
io fragile terra
Tu fragile pane.