4^ Domenica di Pasqua
25 aprile 2021
Vangelo di Giovanni 10, 27-30
Commento di suor Cristina Merli, FMA
Vorrei poterlo dire con verità: faccio parte dei tuoi, di quelli che ascoltano la tua voce, che la riconoscono dal timbro prima che dal linguaggio, che sentono profumo di casa nella melodia delle tue parole, che provano un sussulto quando arriva l’eco del tuo richiamo.
Vorrei poterlo affermare con certezza: faccio parte dei tuoi, di quelli che ti seguono, che modulano il loro andare sul tuo, che ti vengono dietro senza esitazione, che non disperdono i loro passi dietro false promesse di felicità.
Ma no, non si può. Con quale coraggio? C’è la fatica dello scorgerti nelle pieghe della vita, c’è il riconoscere le strade alternative più agevoli percorse durante la giornata, c’è la consapevolezza di essere spesso come il terreno con i rovi che accoglie il seme della tua Parola con entusiasmo e poi la lascia soffocare dalle preoccupazioni.
Non posso. Eppure Tu lo affermi, con decisione. “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”. E se lo dici Tu, non può che essere vero. Allora provo a crederci. E ti ascolto.
“Io le conosco” (v.27). Ci conosci più di ogni altro, più dei genitori, più della moglie o del marito, più dell’amica e del figlio, più di noi stessi. Tu ci conosci fino in fondo perché sei tu che ci hai tessuti nel seno di nostra madre (Salmo 139).
“Io do loro la vita eterna” (v. 27). Ora, presente indicativo, ci doni vita che non muore, la vita che apre, la vita che serve, la vita in abbondanza. Non in un futuro lontano o dopo il buio della morte, ma dentro il buio stesso della vita.
“E non andranno perdute in eterno” (v. 28). Anche se percorriamo strade sbagliate, anche se non sempre ti sappiamo riconoscere, anche se ascoltiamo spesso altre sirene. Non andremo perdute non per la nostra capacità di ritrovare da soli la strada dentro la selva oscura, ma per il dono che ci fai di amici che ci vengono incontro e ci accompagnano.
“E nessuno le strapperà dalla mia mano” (v. 28). Possiamo anche lasciarla, la tua mano, e seguire altre promesse di felicità, ma Tu hai fatto il nostro cuore per la verità, per Te, e quando si allontana da Te prova una struggente nostalgia.
“Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre” (v. 29). Strano dono ti ha fatto il Padre: noi. Confusi e scombinati come siamo. Eppure sei disposto a custodirci fino alla fine e non permetterai a nessuno di portarci via da Te. Perché è così, la Tua grazia è più forte di qualsiasi altra forza.
Allora, forse, Gesù, in virtù di questa grazia e solo in virtù di questa grazia, anche noi possiamo dire: facciamo parte dei tuoi, di quelli che ascoltano la tua voce e che ti seguono. Perché sei Tu che ci rendi capaci di ascoltarti e di seguirti.
Ed è questo ciò che desideriamo più di ogni altra cosa.