3^ Domenica di Pasqua
18 aprile 2021
Vangelo di Luca 24,35-49
Commento di suor Maria Vanda Penna, FMA
Così sta scritto
È in corso una riunione, forse un pranzo, con molte persone: gli apostoli, “quelli che erano con loro”, i due discepoli di Emmaus che raccontano quello che a loro è capitato, …e arriva Gesù. Augura “Pace a voi”.
Ma pace non c’è in loro. Non lo riconoscono, credono di vedere un fantasma e i sentimenti che provano sono, dice Luca, paura, turbamento, dubbi, stupore…
Come essere in pace dopo gli avvenimenti della Pasqua?
Neppure la voce di Gesù riconoscono, eppure certamente stavano parlando di lui, ma non l’ avevano ancora compreso. Il ragionamento umano e i sensi del corpo non possono raggiungere il mistero della persona di Gesù. Persino la gioia che provano diventa un impedimento a credere. Troppo bello credere a una realtà così inaudita, sbalorditiva, che li avrebbe poi, per la forza dello Spirito Santo, riempiti di coraggio, di entusiasmo fino a renderli pronti a dare la vita per annunciarla.
Ci voleva la Parola illuminata dallo Spirito: “Così sta scritto”. E Gesù, paziente, come già aveva fatto con i due sulla strada di Emmaus, spiega le Scritture e “apre loro la mente” perché le comprendano.
Non solo, ma con estrema concretezza chiede loro di guardarlo, di toccarlo, di dargli qualcosa da mangiare, cerca di far loro capire che non uno spirito, un fantasma è quello che hanno davanti, ma una persona viva e vera, la persona del Cristo Risorto, che era morto, ma che ora è vivo per sempre.
Grande insegnamento: far capire che le Scritture di Lui hanno parlato, che antico e nuovo testamento convergono sulla persona di Gesù e che Mosè, i Profeti, i Salmi da ora vanno letti in altro modo: non come testi del passato, per quanto belli e suggestivi, ma avvertiti come l’eterno presente inaugurato dalla risurrezione di Gesù.
Questa fu per i suoi discepoli, e ora è per noi, la via di quella pace che Gesù ha augurato, fatta dell’assoluta certezza della sua presenza fra noi e in noi, presenza che in continuazione ci apre la mente e il cuore ad accoglierlo e ad amarlo.
Il Risorto ricorda poi loro, e anche oggi a noi, che la salvezza del mondo, cioè la conversione e il perdono dei peccati, è affidata all’annuncio e alla testimonianza che i discepoli daranno nel suo nome.
Sono qui annunciate, ed è bello e confortante ascoltarle dalla parola stessa di Gesù, le grandi realtà che la chiesa, ieri come oggi, offre al mondo: il NOME, che sta ad indicare il potere salvifico di Gesù e l’essere i suoi discepoli servitori della Parola, obbedienti al mandato ricevuto. Perché la Parola soltanto illumina la realtà della vita, la storia del mondo, le ragioni del gioire, del soffrire e del morire.
Solo la sua Parola, ascoltata e obbedita, può ridare al mondo giovinezza.
Pensiamo ai capitoli 4 e 5 dell’Apocalisse, dove si proclamano la gloria, l’onore e la potenza dell’Agnello immolato, l’unico che, proprio perché immolato, è degno di prendere il libro chiuso dai sette sigilli e di aprirlo. Certamente si tratta del libro delle sorti del mondo, perciò del significato degli eventi della storia e delle singole persone.
Solo alla luce della Risurrezione, annunciata dalle Scritture e diffusa tra gli uomini dai credenti, si può alzare lo sguardo con fiducia e intravedere quei cieli nuovi e quella terra nuova preparati da sempre per noi.