3^ Domenica di Pasqua

3^ Domenica di Pasqua
18 aprile 2021
Vangelo di Luca 24,35-48 / Giovanni 14,1-11
Commento di suor Cristina Merli, FMA

 

 

Lo ammetto, ho sbagliato! Convinta di dover fare il commento al Vangelo romano, sono pronta a registrare il podcast quando scopro che mi tocca quello ambrosiano.
E allora provo a salvarmi in corner, sperando di non fare torto a Giovanni e a Luca se rubo dai due un punto di contatto. Nell’uno e nell’altro brano Gesù vede i discepoli turbati. In Giovanni perché durante l’ultima cena annuncia che li lascerà, in Luca perché, dopo la risurrezione, quando appare loro, questi credono di vedere un fantasma.
E, in un tutti e due i casi, Gesù prova a rassicurarli, a ricomporre il dissidio che vivono tra la gioia di averlo con sé e il timore di perderlo o di non riconoscerlo. E se in Giovanni questo accade attraverso un dialogo, in Luca avviene con un augurio di Pace.

 

Stupiti, spaventati, turbati, dubbiosi, pieni di gioia grande, increduli, stupefatti. Sembra che la descrizione che Luca fa dei sentimenti dei discepoli abbia come cifra il contrasto. Si può essere pieni di gioia e, nello stesso tempo, spaventati, turbati, increduli?

E, soprattutto, si può esserlo dopo che Gesù, fattosi presente in mezzo a loro, ha porto questo augurio: “Pace a voi”?

Se Cristo dona la pace, il cuore dei suoi non dovrebbe cancellare lo spavento, il dubbio, il turbamento, l’incredulità e lasciare spazio solo alla gioia e allo stupore?

O forse la pace è anche, come recita una delle tante traduzioni dall’ebraico, interezza, compiutezza, integrità? Cioè l’arte divina di riuscire a tenere insieme ciò che combatte dentro di noi, ciò che si trova agli antipodi, ciò che a volte ci fa sentire dilaniati e divisi?

Mi piace immaginare di tradurre così il saluto di Gesù: “Con me risorto, qui, accanto a te, nella tua vita, tutto si tiene. La fede e il dubbio, la gioia e il dolore, la passione e l’accidia. Io sono l’abbraccio che concilia i contrari senza annullarli. Li tengo insieme, permetto che vivano in te senza distruggerti, facendo in modo che si incontrino in un danza armonica che dà vita ed energia”.

C’è una poesia di Davide Rondoni che si intitola “Se tu mi abbracci”. Credo si potrebbe intitolarla “Pace”.

Se tu mi abbracci
io richiamo tutte le vie
del mio corpo

da tutte le stelle
in cui brucia disseminato 

se mi abbracci
mi fai intero, ritornato.

È l’abbraccio di Cristo, che tiene tutto in sé, che riconcilia le nostre discordanze e ci fa sentire “uno”.
E allora…

Tornino presto gli abbracci,
segno potente di Pace.

Ci tengano insieme
le braccia del fratello,
dell’amica, dello sposo,
ci facciano ancora
interi,
riconciliati
nei nostri estremi,
nel nostro cercare e perderci,
nel credere perdutamente
e dubitare con sospetto,
nel buttarci nella mischia
e ritrarci con paura.

Tornino presto gli abbracci
a tessere fili
tra squarci di cielo
e schegge d’inferno

a congiungere
albe e tramonti,
muri e orizzonti,

a coniugare
l’io bambino
e l’io maturo,
il bene che vogliamo
e il male che facciamo,
passione educativa e
stanchezza pastorale.

Tornino presto gli abbracci
perché
nel Tuo abbraccio
gli abbracci del mondo
sono Pace.