2^ Domenica di Pasqua
11 aprile 2021
Vangelo di Giovanni 20,19-31
Commento di suor Silvana Mascotto, FMA
In questo racconto evangelico partiamo da Tommaso, dal personaggio-chiave che forse ci colpisce maggiormente e che nessuno di noi osa rimproverare, anzi quasi lo ringraziamo per essersi così esposto perché in lui, spesso, ci ritroviamo.
Quante volte vorremmo vedere Gesù, o almeno non fare tanta fatica a credere e soprattutto a vivere da credenti. Quanto ci sembrerebbe più facile avere contatti più concreti, sensibili… pur costatando tanta fatica anche nei suoi discepoli, in coloro che erano stati con lui, avevano mangiato con lui, camminato con lui, l’avevano visto agire. Tutti costoro avevano assistito alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, alla guarigione del cieco, del paralitico, alla restituzione del figlio alla vedova di Naim.
Avevano assistito al perdono dell’adultera, all’accoglienza della Maddalena… Avevano sentito dalla sua viva voce le sue parole di misericordia, i suoi racconti, le sue parabole.
Ma poi, cos’è accaduto? Eccoli tutti fuggire. I discepoli di Emmaus non lo riconosceranno, Tommaso, se non metterà le sue mani nelle ferite, non crederà.
Perché i loro occhi sono incapaci di vedere, di capire, di risentire le sue parole, di riconoscerlo?
“La condizione per riconoscere il Risorto è la comprensione della Croce”. Così afferma Bruno Maggioni in una sua riflessione. Si aspettavano potenza e hanno visto sconfitta. Si aspettavano un regno di successo ed ecco la morte, la fine di tutto. Ma Gesù non è il potente, Gesù è l’Amore, è l’amore totale, incondizionato, quell’amore che dà la vita.
Come capirlo?
Cambiando lo sguardo
Tanti erano sotto la croce. E la croce parla a tutti ma non tutti intendono. Farisei, scribi, soldati, il Centurione, Giuseppe d’Arimatea, le donne, Maria… Ognuno ha una visione diversa.
I farisei, soddisfatti di aver messo a morte l’eretico, il sovversivo. I soldati esecutori incuranti. Giuseppe d’Arimatea invece vede già oltre la croce, vuole il corpo di Gesù, vuole dargli una degna sepoltura. Le donne hanno la vista del cuore, non hanno mai avuto dubbi, l’hanno sempre seguito e ad ogni occasione, asciugato il suo volto, tante Veroniche. Maria, conservava tutto nel dolore… E il Centurione farà il suo salto di qualità, la croce diventa il segno: ‘quell’uomo è veramente il Figlio di Dio’.
Il Risorto rimane nascosto se non si comprende il Crocifisso. La Croce è il segno non di sconfitta, ma il segno dell’amore sublime.
Questa è l’identità di Gesù Cristo terreno e Risorto. Unica identità, quella della dedizione totale.
Se non si capisce questo, non si capisce niente di Dio. Gesù Risorto ha un unico contrassegno, la donazione di sé, il servizio. “Chi cercate? Gesù non è qui. Andate…” dirà l’Angelo. Infatti il sepolcro era vuoto. Allora dove trovarlo? Nel luogo dell’amore e della dedizione, della fraternità. Là si vedrà il Signore. “Spezzò il pane e i loro occhi si aprirono”. Là dove si ama, dove si crea fraternità, si vedrà il Signore. Là dove si serve, si vedrà il Signore, là dove si accoglie, si vedrà il Signore…
Tommaso ha voluto mettere le sue mani e toccare i segni del Crocifisso e lì ha capito che era amore, proprio lì! La croce è il segno da interpretare.
In un colloquio precedente, a Gesù che diceva ai discepoli che l’avrebbero raggiunto dove Lui sarebbe andato, Tommaso aveva chiesto“Come possiamo seguirti se non conosciamo la strada?”. “Io sono la Via”, aveva precisato Gesù.
“Pace a voi. Il Padre ha mandato me, così io mando voi”, dirà Gesù tornato dai discepoli. E non si smentisce e senza mezzi termini e senza pause ribadisce ai suoi amati, ora in grado di capire qual è la Via: ‘come ho fatto io, così fate anche voi’.
Io ho servito il Padre per amore Suo e vostro e di tutti gli uomini, adesso tocca a voi. Lavatevi i piedi vicendevolmente, spezzate il pane insieme, ascoltate il grido dei poveri, di chi vuole vedere, di chi ha fame, perdonate, servite.
Tommaso tu hai messo le mani nelle mie ferite e hai creduto, gli altri metteranno le mani nei vostri segni d’amore e crederanno.
Grazie Tommaso. Ci hai insegnato ad essere autentici, a non temere di esporre dubbi e ad essere capaci di cambiare sguardo e di riprendere la giusta prospettiva, ogni volta che accadrà.