Dalle Isole Salomone
Di suor Anna Maria Gervasoni, FMA
Carissimi amici, rieccomi con le storie della mia missione alle Isole Salomone.
Qui stiamo tutti bene, la Nazione è ancora libera dall’infezione COVID e la vita procede regolarmente, senza paure o cambi di programma. Abbiamo quindi cominciato l’anno scolastico e sociale come sempre: nessun decreto dal Ministero dell’Istruzione riguardo il numero degli alunni per classe, social distance, doppi turni.
Anche in parrocchia abbiamo aperto l’anno pastorale con canti e danze, discorsi e rinfresco dove ognuno ha portato qualcosa da condividere. Mentre eravamo nella hall della parrocchia, seduti vicini vicini, passandoci biscotti e fette di torta, pensavo che in molte parti del mondo, una festa così è un sogno! Tutti noi della parrocchia della Cattedrale, ogni giorno, alla fine della S. Messa recitiamo la preghiera del Papa per tutti voi che siete ancora in difficoltà con la pandemia. E’ una piccola cosa, ma la facciamo proprio col cuore.
Abbiamo dunque ripreso le lezioni, con le solite difficoltà di maremoti e cicloni: infatti l’anno scolastico inizia sempre nel pieno della stagione delle pioggie, e anche a Gizo quando piove, PIOVE!!!
Non c’è la bella pioggerella che piacevolmente ti accarezza le guance: secchiate potenti vengono versate giù dalle nuvole e se non stai attento ti schiacciano! Ogni volta è un allagamento perchè l’acqua non fa in tempo a fluire verso il mare. Quando la pioggia smette, nel giro di pochi minuti l’allagamento scompare, lasciando una fanghiglia rossa su ogni cosa. Gizo è costruita in riva al mare con alle spalle una serie di colline. La terra delle colline è rossastra e argillosa. Quando è bagnata e ci cammini sopra, ti si appiccica a strati alle scarpe, rendendole pesanti.
Le piogge torrenziali lavano via questa terra, che scorre e colora le strade della città.
La scuola elementare viene immancabilmente chiusa perchè le classi si allagano. Gli unici che si divertono in questi casi sono i bambini, che sguazzano nei torrenti improvvisati delle strade, rincorrendosi allegramente: tutto il mondo è paese! Spesso ci sono anche delle slavine che provocano seri danni: l’anno scorso un grosso albero è scivolato giù dalla collina adagiandosi sul tetto della casa sottostante. In un’altra zona un’intera casa è scivolata con la slavina, così com’era, appoggiandosi contro quella sottostante, tanto che hanno dovuto legarla agli alberi sulla cima della collina per non farla scendere ulteriormente e distruggere anche la seconda.
Quando poi il mare è arrabbiato tutti hanno paura!
L’anno scorso la nave della diocesi ha dovuto rifugiarsi nella baia di un’isola per una settimana a causa di una prolungata depressione atmosferica che rendeva la navigazione pericolosa. Oltre all’equipaggio sulla nave c’erano otto chierichetti, tre suore (tra cui una nostra consorella), vari impiegati della diocesi e un diacono che stavano tornando da una parrocchia dove si era celebrata un’ordinazione diaconale. Il vescovo era volato a casa giusto in tempo (il nostro vescovo è il famoso vescovo-volante) ed il resto degli invitati sono rimasti bloccati dal maltempo.
Qui da noi, se qualcuno cerca rifugio, viene accolto come un fratello. Infatti il villaggio situato nella baia ha subito accolto i “naufraghi”, sfamandoli e dando loro una sistemazione nelle loro capanne. Quando il capitano della nave ha detto che le provviste per i passeggeri erano a disposizione sulla nave, gli autoctoni hanno risposto che si sarebbero presi cura di loro in tutto e di non preoccuparsi. Per ringraziare la generosità del villaggio, i passeggeri, ogni sera, programmavano varie attività: per esempio la suora infermiera ha fatto un piccolo corso di igiene, la nostra consorella salesiana un aggiornamento di canti e danze liturgiche, il personale della diocesi ha fatto conferenze di aggiornamento biblico e pastorale, i chierichetti… si sono divertiti a giocare con gli altri bambini! Ogni giorno il capitano, che naturalmente stava sulla nave ormeggiata, andava al villaggio ad aggiornare i passeggeri sulle previsioni del tempo finchè, dopo una settimana, tra saluti, ringraziamenti e pianti, i “naufraghi” hanno ripreso il largo ritornando a Gizo sani e salvi.
Ma le pioggie non sono l’unico spauracchio qui.
In questi ultimi mesi tutti noi abbiamo constatato come il livello del mare stia alzandosi in modo terribilmente veloce. Dalla metà dell’anno scorso l’alta marea ha cominciato ad entrare in uno dei villaggi esterni a Gizo, cosa mai successa, e da Natale è avanzata fino a coprire la strada di collegamento dello stesso villaggio con la parrocchia. In Gizo, al nuovo mercato di frutta e verdura, inaugurato nell’agosto 2019, il marciapiede che porta all’attracco dove i venditori che vengono dalle isole “parcheggiano” le loro canoe è ormai perennemente ricoperto dall’acqua, tanto che le piccole canoe vengono semplicemente parcheggiate sul marciapiede stesso. Su un’altra isola dirimpetto a Gizo, la marea ha sollevato la biologica di una casa mentre la cucina esterna è ormai impraticabile, essendo sempre immersa nell’acqua. Ma il tutto nel giro di sei mesi!
Credo che solo prendendosi cura gli uni degli altri, anche a distanza, si possano affrontare e trovare soluzioni appropriate ad ogni problema o evento naturale inaspettato.
Gli abitanti dell’isola ci insegnano che nei disagi l’accoglienza salva, protegge e rinforza la fratellanza creando legami indissolubili.
Così noi vi ricordiamo ogni giorno nel vostro sforzo di sconfiggere la pandemia e voi non lasciateci affondare!
Un abbraccio a tutti e alla prossima.