5^ Domenica di Quaresima- Anno B
21 marzo 2021
Vangelo di Giovanni 11,1-53
Commento di suor Simona Bisin, FMA
In questa domenica di Quaresima Gesù si presenta in tutta la sua umanità e divinità facendoci capire che anche nella nostra vita l’umano e il divino si intrecciano. Da subito viene messo in risalto che “Questa malattia non è per la morte ma per la Gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Sarà infatti dopo questo segno che decideranno di condannare a morte Gesù.
Gesù oggi si presenta come la risurrezione e la vita e, con la risurrezione di Lazzaro, anticipa quello che avverrà, a breve, di Lui e in Lui per tutti noi: la morte è vinta dalla vita, una vita che rimane in eterno. E a questa grande verità di fede ci accompagna nella maniera più umana, attraverso un linguaggio comprensibile a tutti: quello dell’amicizia.
In questo brano l’umanità di Gesù arriva al suo apice: Lazzaro è il suo amico e tutti lo sanno, per lui va incontro alla morte, ritornando in Giudea, per due volte si commuove profondamente, si turba, piange, invoca Dio Padre e compie il segno più grande: vince la morte.
Di fronte a tutto questo si mette a nudo la fede delle persone che assistono al miracolo e ognuno risponde con la libertà che Dio lascia sempre ad ogni suo figlio.
I discepoli dimostrano la loro paura “Rabbi poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai ancora?”, la loro incredulità “Signore, se s’è addormentato, guarirà”, il bisogno di essere accompagnati per capire e credere. Ma Tommaso, ricordato come colui che non crede se non tocca con le sue mani, riscatta tutti manifestando una fede che arriva a dare la vita: “Andiamo anche noi a morire con lui”.
Marta, invece, va incontro al Signore di sua spontanea volontà esprimendo tutta la sua fede. Proprio a lei Gesù si manifesta come la Risurrezione e la vita e le chiede di fare un salto di qualità: “Chi crede in me anche se muore vivrà”. Marta aderisce subito con tutta la sua umanità e Gesù rafforzerà la sua fede quando, davanti al sepolcro, lei risponderà “già manda cattivo odore”.
La fede di Marta si apre subito alla sorella Maria, rimasta in casa chiusa nel suo dolore. Soltanto alle parole “Il Maestro è qui e ti chiama” Maria si alza in fretta ed esce per andare incontro a Gesù, si getta ai suoi piedi e piangendo ripete le stesse parole di sua sorella. Ma questa volta Gesù sente che la fede di Maria ha bisogno di vicinanza e di dolcezza e così si mette accanto al suo dolore e decide che è giunto il momento di rivelare la gloria di Dio ridando vita a Lazzaro.
Andando verso Gesù, Maria viene seguita dai giudei che si trovano inconsapevolmente davanti a colui che dona la vita. È interessante vedere come ognuno di loro reagisce in modo diverso: alcuni riconoscono l’amore di Gesù per Lazzaro, altri insinuano: “Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva far sì che questi non morisse?”. Davanti al segno della risurrezione di Lazzaro molti credono ma alcuni procedono per la sua condanna.
Ognuno, con la propria fede, arriva davanti al sepolcro, alla morte. Gesù alza gli occhi al cielo non chiede, ma ringrazia Dio Padre perché chi lo ascolta creda in Lui, Figlio inviato dal Padre. E poi urlando la vittoria della vita sulla morte chiama Lazzaro ad uscire dal sepolcro. Lazzaro esce ma è ancora imbrigliato nella morte: mani e piedi fasciati e volto coperto dal sudario. Gesù lascia a noi il compito di concludere il miracolo con la nostra risposta di fede e ci chiama a sciogliere e svelare la morte, a rendere l’amico Lazzaro veramente un uomo risorto.
Nella nostra vita anche noi siamo chiamati, con la nostra fede, a ridare vita a coloro che sono stretti nella morte: una parola di speranza, un sorriso donato con semplicità, un ascolto profondo, la scelta di schierarsi con i più deboli. Sono tante le piccole o grandi chiamate di ogni giorno in cui anche noi possiamo aiutare gli altri ad essere persone risorte in attesa della Risurrezione.