Di Riccardo Deponti
La musica è note, melodie, a volte parole. Ma soprattutto emozioni. Ma non solo. C’è qualcosa che non mi riesco a spiegare. Qualcosa di misterioso, forte, unico.
L’altra sera, finito la cena, stavamo parlando a tavola quando mio papà ci ha mostrato un video su Youtube. Una bambina di 6 anni, autistica e cieca che, con un artista di strada, scopriva e suonava una chitarra per la prima volta.
Si avvicina, usa le mani per toccare, capire da dove viene il suono e cosa lo provoca.
Ne è attratta. E poi inizia e scorrere le mani sulle corde, accompagnando il chitarrista che la segue con gli accordi. E la musica nasce, si compone, senza pensare alla performance, riempie lo spazio, attrae tutto intorno a sé, accompagnata dalle parole della bambina che prova a cantare “Stand by me”, “Stammi vicino”, come non volesse lasciar andar via la musica.
Ovviamente mi sono emozionato, ripensando a quando riesco a trovare del tempo per stare con mio fratello (per chi non mi conoscesse uno dei miei tre fratelli ha una grave disabilità) e vicino a lui suono la chitarra, il pianoforte, o semplicemente stiamo uno di fronte all’altro e sentiamo della musica. Tutto si ferma. Come se attivasse tutti i suoi sensi pronto a ricevere la musica, per farla sua, per lasciarsi trasportare insieme a me in un mondo unico. A volte è un canale per poter comunicare, un canale misterioso perché non sempre riesco a capire e leggere in modo corretto tutte le sue espressioni, le sue reazioni. Ma se sorride…
In quei momenti i “forse”, i “perché” non esistono, siamo catapultati in una dimensione solo nostra, fatta di note, melodie, e a volte parole (o da parte sua piccole urla). Dove non ci sono limiti, non ci sono barriere, dove la musica si crea tutto intorno, anche nelle difficoltà, nell’impossibilità della disabilità.
Perché la musica ha questo potere. Un misterioso emozionante potere.