Battesimo del Signore
10 gennaio 2021
Vangelo di Marco 1,7-11
Commento di suor Patrizia Colombo, FMA
Scrive San Giovanni Paolo II a proposito del Battesimo di Gesù al Giordano:
“Battezzare in Spirito Santo significa rigenerare l’umanità con la potenza dello Spirito di Dio: è ciò che fa il Messia, sul quale, come aveva predetto Isaia (Is 11, 12; 42, 1), riposa lo Spirito, colmandone l’umanità di valore divino a partire dall’Incarnazione fino alla pienezza della Risurrezione dopo la morte in Croce. Acquisita questa pienezza, il Messia Gesù può dare il nuovo battesimo nello Spirito di cui è pieno. Dalla sua umanità glorificata, come da sorgente d’acqua viva, lo Spirito si espanderà sul mondo. Questo è l’annuncio che fa il Battista nel rendere testimonianza a Cristo in occasione del battesimo”.
(San Giovanni Paolo II, 6/9/1989)
C’è dunque una pienezza di umanità di cui Cristo è rivestivo, quasi “investito”, una potenza di Spirito Santo che colma la sua umanità!
È grandioso pensare che Gesù riceve una pienezza di umanità in questo battesimo al Giordano, una pienezza che lo mette in sintonia con ogni uomo, con ogni fratello. E, infatti, lo vediamo lì, in fila, accanto agli altri; lui, il Figlio di Dio, in tutto simile agli uomini fuorché nel peccato, solidale con coloro che si riconoscono peccatori e bisognosi di essere rigenerati.
Gesù, fratello di ogni fratello, pienamente uomo e perciò capace di comprendere fino in fondo la nostra vita, il nostro cuore, i nostri pensieri. E a Dio piace un Figlio così! Gesù incarna la volontà del Padre e il Padre in lui si compiace, le scelte di Gesù sono in sintonia con le scelte del Padre. Quando allora, pregando il “Padre nostro” chiediamo di fare la volontà del Padre, dobbiamo pensare a fare come ha fatto Gesù, ad avere in noi “i suoi stessi sentimenti”, a fare “come ha fatto lui”, perché questo è ciò che piace a Dio.
Non solo!
Nel Battesimo, da quello di Gesù in poi, ognuno riceve un nome, un nome che lo identifica, che lo distingue, che lo rende unico, che “personalizza” il dono dello Spirito. Dio ci rivela il nome di Gesù: è “il Figlio”, il Figlio prediletto. Ciò che identifica Gesù è la sua relazione intima e profonda con il Padre, lui è pienamente Figlio, il Padre lo rivela così al mondo, lo chiama così, non ci poteva essere altro nome, perché il Padre e il Figlio sono una cosa sola, uniti da un unico amore. E da questo momento Gesù inizia la sua missione.
Il Vangelo di Marco non ci narra i racconti della nascita di Gesù, almeno non quelli dell’infanzia, quelli che noi leghiamo al Natale, ma, in un altro modo, ci rivela il momento della nascita piena di Gesù, quando cioè il Padre ne rivela il nome e, rivelandone il nome, gli dà un’identità tra gli uomini, e poi lo Spirito Santo, che è l’Amore stesso di Dio, pone il sigillo alla sua missione tra gli uomini.
In uno dei suo testi bellissimi, scrive Gianmaria Testa, un grande cantautore italiano scomparso pochi anni fa:
“Un nome è perduto per sempre se nessuno lo chiama”.
(Gianmaria Testa “Forse qualcuno domani”)
Nel Battesimo noi riceviamo il nostro nome, veniamo chiamati e questo ci fa esistere, perché siamo riconosciuti.
Il nome dice così tanto di noi che, quando vogliamo davvero bene a qualcuno, basta anche solo pronunciare il suo nome perché si spalanchi nella nostra mente un universo di ricordi, di immagini, di preghiere, di momenti, di gioie e anche, a volte, di apprensioni, basta il nome per farci quasi toccare una presenza.
Anche la preghiera più intima è quella purificata dalle innumerevoli parole, tanto da concentrarsi solo nel pronunciare il nome di Gesù, è la preghiera del cuore, la preghiera del respiro che dà vita.
Il nome dice chi sei e lo Spirito Santo dà la luce e la forza di essere ciò a cui sei chiamato. E quante volte Gesù darà un nome nuovo alle persone incontrate, a coloro che chiama a seguirlo più da vicino, quante volte chiamerà per nome, un nome che diventa una missione.
È davvero importante chiamare le persone per nome, è davvero importante chiamare per nome i ragazzi che ci sono affidati, riconoscerli, far capire loro che sono unici, che li portiamo nel cuore non come una “massa indistinta”, ma ad uno ad uno, con le loro storie di vita, i loro sogni, i loro dolori, perché nessuno si perda!
“Un nome è perduto per sempre se nessuno lo chiama”.
Ricevere il Battesimo è sentirsi chiamati e, quindi, non sentirsi anonimi, non sentirsi persi, sentirsi attesi e desiderati!
Dovremmo allora davvero essere riconoscenti e felici per il dono del Battesimo e fare della nostra vita qualcosa di cui il Padre possa compiacersi, certi che Dio Padre vuole così tanto che ci realizziamo nella bellezza della nostra umanità, che ci dona lo Spirito Santo perché possiamo rendere piena la sua gioia, che è poi la nostra stessa, intima e vera gioia.
E in questo, anche i nostri Santi ci fanno da battistrada:
“Non ci fa meraviglia quando si pensi che Don Bosco era uomo di grandissima fede. […] Manifestava sovente una grande gioia di essere stato fatto cristiano e divenuto figlio di Dio per mezzo del S. Battesimo”.
(Memorie Biografiche vol II)