Di Annalisa Teggi
È morta sabato 12 dicembre, dopo essere stata investita nel tardo pomeriggio: Suor Maria Assunta Porcu era in bicicletta e stava portando un pasto caldo a un senzatetto la cui storia si era presa a cuore.
In periferia a Milano
Aveva 63 anni e tutti la conoscevano come Suorina Assunta. Sabato scorso verso le 17 percorreva il ponte di via Gian Battista Grassi a Milano e un’auto, che procedeva sulla corsia riservata ai tram, l’ha travolta in pieno e non c’è stato nulla da fare.
Era quasi arrivata a destinazione, perché il senzatetto da cui era diretta abitava proprio sotto quel ponte.
Era a un soffio dall’ospedale Sacco, a cui è stata trasportata d’urgenza, ma invano. Possiamo considerare con cinismo nichilista questi dettagli che rendono ancora più amara questa tragedia, oppure possiamo riflettere sulla chiamata personale che Dio ci fa ed è proprio nei metri quadri di vita in cui stiamo.
Come accade a chi mette davvero al centro della propria missione la presenza, la storia di Suor Maria Assunta sta diventando “luminosa” – cioè nota, apprezzata e compianta – dopo la sua morte. In vita era una di quelle presenze invisibili e feconde che aveva scelto il proprio posto nella periferia della grande città, nel quartiere popolare di Quarto Oggiaro.
Dal Burundi a Quarto Oggiaro, tra i poveri
Originaria della Sardegna, Suor Maria Assunta Porcu apparteneva alla congregazione delle Piccole Apostole di Gesù di Appiano Gentile, in provincia di Como. Era anche parte dell’organizzazione non governativa Vispe, un gruppo volontari religiosi laici che si occupa di assistenza alle comunità povere: insieme a loro aveva svolto una lunga missione in Burundi per 17 anni.
Dalla lontana Africa era passata a offrire il suo servizio a Milano, tanto più vicina geograficamente ma in cui il bisogno di alcuni resta volutamente lontano e scartato dagli occhi dei più:
A Quarto Oggiaro, in un modesto appartamento in via Zoagli, viveva da sola e svolgeva il suo servizio a fianco ai poveri. Per mantenersi all’inizio svolgeva mestieri umili, come la stiratrice e la collaboratrice familiare. Era solita frequentare i mercati rionali per raccogliere gli avanzi e gli scarti alimentari da donare ai poveri. Recuperava qualsiasi cosa, dai pannolini alle uova al latte, da distribuire ai bisognosi del quartiere. (da Avvenire)
Non andava da loro ogni tanto, era tra loro. Suor Maria Assunta abitava lì ed era parte della comunità al cui servizio si dedicava. Una vita nascosta, si dice. Ma che vuol dire poi? C’è sempre il retropensiero del timore, nell’idea dello stare nascosti. Se uno si nasconde, teme qualcosa.
Chesterton disse che i dinamitardi nascondono le bombe sotto terra e che, facendo nascere Gesù nascosto in una piccola capanna, anche Dio fu un po’ un dinamitardo. La sua esplosione però fu benefica.
Anche io mi trovo, in questi giorni, a nascondere i regali di Natale per i miei figli.
Si nasconde qualcosa di prezioso, non solo qualcosa che si teme di far vedere. Se la visibilità è l’idolo del nostro tempo, lo stare nascosti come il lievito nella farina è la vera scommessa del cristiano di oggi. L’azione è più libera e intraprendente senza i lacci del dover dimostrare ed esibire.
La parte migliore
Sono certa che Suor Maria Assunta si meritasse la penna di quel gran genio di cronista di Dino Buzzati come estremo saluto, lui che era assetato di cercare presenze vulnerabili e buone dentro il caos della grande Milano. Il suo sguardo mi manca, e provo a rimediare con un pensiero solo accennato.
In una delle sue storie di Natale, Buzzati immaginò che il bue e l’asinello del presepe (già meritevoli concittadini del Paradiso) dessero un’occhiata a come l’umanità festeggia il Natale. Ecco cosa si porge alla loro vista:
Dovunque le bestie guardassero, ecco uomini e donne fare pacchi, preparare buste, correre al telefono, spostarsi fulmineamente da una stanza all’altra portando spaghi, nastri, carte, pendagli e intanto entravano giovani inservienti con la faccia devastata portando altri pacchi, altre scatole altri fiori altri mucchi di auguri. E tutto era precipitazione ansia fastidio confusione e una terribile fatica. Dappertutto lo stesso spettacolo. Andare e venire, comprare e impaccare spedire e ricevere imballare e sballare chiamare e rispondere e tutti correvano tutti ansimavano con il terrore di non fare in tempo e qualcuno crollava boccheggiando. – Mi avevi detto – osservò il bue – che era la festa della serenità, della pace. – Già – rispose l’asinello. – Una volta infatti era così. Ma, cosa vuoi, da qualche anno, sarà questione della società dei consumi… Li ha morsi una misteriosa tarantola.
Sotto Natale (ma non solo) siamo tutti un po’ tarantolati come Santa Marta, che comunque era indaffarata per una buona causa. Il nostro darci da fare non è certo per accogliere al meglio Gesù. E poi c’è l’altra sorella, Maria, quella che si sceglie la parte migliore.
Immagino così anche suor Maria Assunta, quella che – zitta zitta – in mezzo alla grande metropoli si era scelta la parte migliore. Si prendeva cura di Gesù andando a portare un pasto caldo a un uomo invisibile che abitava nascosto sotto un ponte trafficato. Uscendo per l’ultima volta in bicicletta, la suorina ci ha indicato la strada verso quella grotta di Betlemme che s’incarna nel bisogno nudo di ogni uomo.
Manca il pane quotidiano
Un ultimo nota bene. Proprio ieri l’associazione milanese Pane Quotidiano (che si occupa di offrire cibo a chi è indigente) ha diffuso un video impressionante: in centinaia in coda per avere un pasto. Sabato scorso una donna, passando in auto in via Toscana, si è accorta di un lunghissimo serpente di persone e ha girato un video con il suo cellulare. È un documento che mostra donne, bambini, giovani in attesa di ricevere qualcosa da mangiare.
Pier Maria Ferrario, il presidente di Pane Quotidiano ha dichiarato di aver distribuito, nella sola giornata di sabato, 1700 pasti.
È così tutti i giorni, i nuovi poveri stanno aumentando, c’è qualcosa che proprio non funziona. Abbiamo una grande fortuna noi, decine e decine di aziende ci aiutano con prodotti di primissima qualità. Dopo 120 anni c’è molta fiducia in noi. Abbiamo roba per tutti. (da Milano Today)
Queste parole che meritano una lode, non devono farci stare tranquilli.
C’è sempre qualcuno che resta non visto, irraggiungibile. Suor Maria Assunta è morta mentre era mossa da quella benedetta inquietudine di agostiniana memoria, quella che fa uscire di casa… dal divano delle nostre comode certezze.
Fonte: Aleteia