4^ Domenica di Avvento – Anno B
Vangelo di Matteo 11,1-11
Commento di suor Antonia Franzini, FMA
Vi siete accorti che il protagonista del brano del Vangelo di Marco in questa IV domenica di Avvento è l’asino? Se ne parla ben quattro volte, più di Gesù e Gesù, che non fa mai profezie perché vede la realtà, stavolta, in riferimento all’asino, predice qualcosa che prima non vediamo e poi vediamo che c’è. Quindi Gesù dice: “ Andate e troverete un puledro… Vi chiederanno… Risponderete…”. Ed effettivamente andarono e trovarono che era proprio così.
Altra curiosità, questo è l’unico testo in cui Gesù chiama se stesso Signore, cioè Dio ed è l’unico testo dove Gesù dice che ha bisogno di una cosa, lui che non ha bisogno di nulla perché è il Signore di tutti, invece ha bisogno dell’asino. Un brano questo, decisamente misterioso, dove l’asino monta sul trono. Certi testi traducono, come il Vangelo di oggi, puledro, ma molti biblisti dicono che tale traduzione non è fedele al senso perché normalmente il puledro è un cavallo, mentre Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme sull’asino.
Il Vangelo di oggi attraverso immagini molto semplici ed elementari ci vuole rivelare l’essenza di Dio.
“Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui.”
L’asino che cos’è?
È uno che porta i pesi degli altri ed è esattamente quello che farà Gesù sulla croce, porterà il peso del nostro male.
In Galati 6,2 Paolo dice: “portate i pesi gli uni degli altri, adempirete tutta la legge di Cristo” perché l’unico comando è quello dell’amore e amore è, per Gesù, sinonimo di servire. L’asino, simbolo di uno che porta i pesi dell’altro, è simbolo di Dio, è la qualità divina che c’è in ogni uomo che è Figlio di Dio e che sceglie di servire e non di essere servito.
Lo stile di Dio e del suo Figlio Gesù confondono a tal punto che sperimenteremo la difficoltà di riconoscere il Signore quando verrà. Questo perché noi lo aspettiamo in un altro modo ed è proprio l’idea di Dio dominatore del mondo che qui Gesù vuole cambiare. Questo cambiamento, piano piano, deve avvenire e così impariamo anche noi a caricarci dei pesi degli altri, perché il Signore non ha altro modo di manifestarsi.
Ha bisogno dell’asino per entrare in Gerusalemme, altrimenti non può essere riconosciuto autenticamente.
Proprio sull’asino, Dio diventa Dio; nel servizio si rivela Dio e sulla croce sarà riconosciuto Dio ed è proprio lì nel servizio che noi stessi diventiamo Figli di Dio e fratelli degli altri.
Questa immagine del Messia sull’asino è così strana che lo stesso Battista, che era colui che era venuto per preparare la via del Signore, manda due suoi discepoli per dire a Gesù: “Sei tu quello che deve venire, cioè il Messia o dobbiamo aspettarne un altro?” (Lc.7,19). Gesù risponde che non bisogna aspettarne un altro, ma uno diverso. Perché diceva: come mai non si sveglia a fare quello che è capace di fare?
Questo Vangelo, che precede la Settimana Autentica, la Passione, è interessante sentirlo a metà del nostro cammino di Avvento, quando il Messia atteso sappiamo sarà rifiutato negli alloggi sicuri di Betlemme e invece troverà riparo e accoglienza tra i pastori e gli animali di una stalla dove, anche se il Vangelo della natività non lo cita, forse vi era pure un asino.
E se qualcuno vi dice: Perché fate questo?
Il Signore ne ha bisogno, l’ha detto lui. È l’unica cosa di cui Dio ha bisogno, Dio che è amore, ha solo bisogno di amore, non di potere, di dominio. Quello di essere amato è l’unico bisogno di Dio ed è anche l’unico nostro bisogno.
Era già l’ora tarda.
La sera segna la fine di una giornata o di una vita, ma in questo brano segna come l’inizio di una nuova vita di un nuovo modo di vedere Dio, il mondo e gli altri. È un nuovo inizio.
La sera per gli ebrei è l’inizio del giorno nuovo. Dunque la notte è molto creativa, in essa comincia veramente qualcosa di nuovo. Con questo ingresso all’ora tarda comincia un giorno nuovo, con tutta una nuova luce.
Del resto il Natale è proprio questo squarcio di luce che vince le tenebre della notte.
Sentiremo risuonare tra qualche settimana nelle nostre chiese le Parole del Prologo di Giovanni a ricordarci che, anche quest’anno, viene nel mondo la Luce Vera.