di Daniele Somenzi
Incontro Edoardo, studente universitario, per un colloquio di conoscenza e mi colpisce per una frase che qui parafraso “Se la scuola è il contesto unico su cui vieni valutato come persona e in quel contesto fallisci, allora hai fallito in tutto e sei fallito del tutto”.
Questa frase ha permesso che nel mio pensiero si attivassero un sacco di connessioni con i ragazzi che ho conosciuto e le famiglie che con questi ragazzi che faticano a scuola passano moltissimo del tempo disponibile e quindi la loro relazione è centrata su quel tutto: la scuola.
Se anche tu, genitore, ti trovi in questa situazione, ecco quali azioni e fattori ho visto funzionare per uscire dal tunnel della “scuola=contesto unico” in cui il rapporto genitore/figlio si sviluppa.
- Decidere il tempo d’aiuto. Da ricerche ISTAT (2011) un ragazzo della scuola secondaria necessita di due ore al giorno di studio/compiti. Ecco il tempo massimo quotidiano che un genitore può/deve dedicare a suo figlio, sempre con l’attenzione di avere un progetto che aiuti a sviluppare autonomia. La terza media è una classe importantissima per l’evoluzione della Persona e delle autonomie personali.
- Trova un tutor. Avere la possibilità di avere un appoggio da una persona competente che sa consigliare te e guidare tuo figlio, ti permette di avere un punto di vista esterno e dare alla situazione una nuova prospettiva.
- Condividi con la scuola. Sempre di più trovo insegnanti che hanno presenti le situazioni e che pensano molto alla crescita della persona, con una didattica che mira all’educativo. Insieme si possono concordare priorità nel lavoro quotidiano o personalizzazioni
- Riservati del tempo con tuo figlio per altro. Qual è quell’attività che vi piace fare insieme? Riservati uno spazio per quella, almeno una volta alla settimana. Che sia una partita di dama, o guardarlo giocare ai videogame, o un giro in bicicletta… quel tempo va preservato perché vi tiene uniti. Non sacrificatelo per mezz’ora di compiti in più alla settimana.
- Ricerca e insegui quello che è fonte di benessere per tuo figlio, magari con persone che ritieni meritevoli. Se risulta competente in un’attività, che sia un hobby o anche no, nella quale riesce o nel quale si sente bene per mille motivi ritenuti da lui validi e quella disciplina è organizzata da una persona che ritieni competente nel campo ed educativamente, fai sì che possa partecipare.
- DARE E’ la parola migliore che mi viene in mente per esprimere quest’ultimo concetto. Per uno studente universitario, questo potrebbe voler dire spendersi in un’attività anche a livello di volontariato, in un campo vicino a quello che sta studiando. La stessa cosa può valere anche per i più piccoli. Occuparsi del cuginetto mentre gli zii escono per un pomeriggio vuol dire mettere in azione competenze nuove.
Queste sei idee, come è facile notare, sono utili ad aprire nuove porte, per far sì che nella nostra relazione genitori/figli possiamo avere tanti punti di vista e riconoscere competenze ai nostri figli, che non sono solo scuola e per valutarli non solo per un contesto, ma per quello che sono: persone con caratteristiche, livelli di capacità diversi che in interazione con fattori dell’ambiente e persone diverse hanno una capacità che si esprime in modo diverso e personalissimo.