La Chiesa si esprime su eutanasia e bioetica
Di Tommaso Cardinale
Da poche ore è online la lettera Samaritanus Bonus, un documento pubblicato dalla Congregazione per la dottrina della fede e approvato da papa Francesco. Questo documento affronta i temi legati alla cura della persona nelle fasi critiche e terminali della vita, sottolineando qual è la posizione della Chiesa Cattolica su eutanasia, cure palliative, accanimento terapeutico e su tutto ciò che riguarda la bioetica del fine vita.
I primi capitoli della Samaritanus Bonus sono di tipo teorico. Nel primo capitolo si spiega qual è il principio che regola l’agire del cristiano nell’ambito delle cure per il fine vita, ragione per cui questa parte della pubblicazione è intitolata “Prendersi cura del prossimo”:
La relazione di cura rivela un principio di giustizia, nella sua duplice dimensione di promozione della vita umana (suum cuique tribuere) e di non recar danno alla persona (alterum non laedere).
Il secondo capitolo ha un’impostazione cristologica, e evidenzia come, dal punto di vista cristiano, la riflessione sul fine vita viene ricompresa in quella del dolore, e, quindi, della Croce:
Rileggere l’esperienza vivente del Cristo sofferente significa consegnare anche agli uomini d’oggi una speranza capace di dare senso al tempo della malattia e della morte.
Il terzo capitolo si sofferma sulla visione antropologica della Chiesa, e su qual è il valore della vita umana secondo il suo magistero:
La Chiesa afferma il senso positivo della vita umana come un valore già percepibile dalla retta ragione, che la luce della fede conferma e valorizza nella sua inalienabile dignità
Il quarto capitolo consiste in una disamina su quali siano i grandi ostacoli culturali e sociali a una cultura della vita: un’erronea percezione della qualità della vita, la deformazione del senso di compassione e il soggettivismo di matrice neo-gnostica (per il quale l’essenziale sarebbe liberarsi dai limiti del corpo quando questo diventa “inadatto” alla vita).
Nel quinto capitolo della Samaritanus Bonus vengono ribadite e approfondite le posizioni della Chiesa Cattolica sull’eutanasia, sull’accanimento terapeutico, sull’obiezione di coscienza e sugli altri temi più importanti della bioetica. Riportiamo alcuni dei punti centrali.
Cosa pensa la Chiesa Cattolica sull’eutanasia?
La Chiesa ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente. La definizione di eutanasia non procede dalla ponderazione dei beni o valori in gioco, ma da un oggetto morale sufficientemente specificato, ossia dalla scelta di «un’azione o un’omissione che di natura sua o nelle intenzioni procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore»[…]. L’eutanasia, pertanto, è un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza […]. Piuttosto, invece di indulgere in una falsa condiscendenza, il cristiano deve offrire al malato l’aiuto indispensabile per uscire dalla sua disperazione.
La posizione della Chiesa Cattolica sull’accanimento terapeutico
Nell’imminenza di una morte inevitabile, dunque, è lecito in scienza e coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato in simili casi. Ciò significa che non è lecito sospendere le cure efficaci per sostenere le funzioni fisiologiche essenziali, finché l’organismo è in grado di beneficiarne (supporti all’idratazione, alla nutrizione, alla termoregolazione; ed altresì aiuti adeguati e proporzionati alla respirazione, e altri ancora, nella misura in cui siano richiesti per supportare l’omeostasi corporea e ridurre la sofferenza d’organo e sistemica).
Quando è lecita per la Chiesa la soppressione della coscienza di un paziente?
La Chiesa afferma la liceità della sedazione come parte della cura che si offre al paziente, affinché la fine della vita sopraggiunga nella massima pace possibile e nelle migliori condizioni interiori […] sempre, nella misura del possibile, con il consenso informato del paziente. Qualsiasi somministrazione che causi direttamente e intenzionalmente la morte è una pratica eutanasica ed è inaccettabile. La sedazione deve dunque escludere, come suo scopo diretto, l’intenzione di uccidere, anche se risulta con essa possibile un condizionamento sulla morte comunque inevitabile.
Fonte: documentazione.info