Di Aldo Artosini
Bartolomeo è uno dei tanti procuratore di calciatori che solcano i campi sportivi. Dopo anni in cui le cose gli giravano bene, ora vive di espedienti e piccoli imbrogli. È in grande difficoltà economica; è stato lasciato dalla moglie, che gli impedisce di vedere la figlia. Soprattutto è braccato dai creditori. Solo il fratello prete lo aiuta, anche se sta perdendo la pazienza. Un giorno riceve la telefonata di un suo ex socio che vive in Uruguay: ha per le mani un giovane talento, Pablito, che potrebbe rappresentare il rilancio per tutti se riuscirà a sfondare.
Dopo L’equilibrio, film del 2017 in cui Vincenzo Marra raccontava la figura di un prete di frontiera che viene isolato dalla sua comunità, il regista torna con un altro film sulla solitudine, La volta buona. Protagonista un bravissimo Massimo Ghini nei panni del protagonista, che si ritrova solo a causa di una serie di scelte sbagliate e spregiudicate che lo hanno allontanato dagli affetti più cari. La volta buona parla anche di calcio senza raccontare il mondo luccicante che siamo abituati a vedere in televisione, bensì il mondo delle retrovie e dei campi di periferia. È quelli che batte Bartolomeo alla ricerca di quel campione che potrebbe farlo guadagnare e salvargli la vita.
Troviamo un Vincenzo Marra molto ispirato con questo che è un racconto anche di emarginazione, non solo di Bartolomeo ma anche di Bruno (Max Tortora) il suo amico che vive da semiclandestino e in miseria in Uruguay. Rischia di diventare un emarginato anche il piccolo Pablito (Ramiro Garcia), che ha assolutamente bisogno di soldi per aiutare la sua famiglia rimasta in Sud America. Il ragazzino viene sbattuto in Italia tra un provino e l’altro, con la garanzia che potrà sfondare solo se si sottoporrà a una serie di trattamenti farmacologici per potenziare il fisico minuto. Ma a questo punto Bartolomeo sembra ritrovare un barlume di umanità…
Forse è questo il riscatto di cui ha bisogno: ritrovare una propria integrità. Un piccolo film, teso e compatto, in cui in 90 minuti intensi Vincenzo Marra racconta una vicenda umana, prima che sportiva, che ci ricorda i film di Risi e Monicelli.
Fonte: Sentieri del Cinema