Parlare di guerra
di Marco Pappalardo
“Prof, non è preoccupato per la terza guerra mondiale?”.
La ripresa della scuola dopo le vacanze natalizie ha presentato in alcune classi questa domanda ricorrente con l’acuirsi delle tensioni tra Stati Uniti ed Iran.
“Prof, ma è vero quanto troviamo sui social, che l’Italia potrebbe essere colpita, io ho paura?”.
In effetti gli studenti non hanno tutti i torti, come far finta di niente dinanzi a questa escalation? Anzi è necessario interessarsi, porsi e porre il problema, affrontarlo insieme depurandolo dalla propaganda, dalla ‘fantageopolitica’ e dalle inevitabili fake news.
“Prof. il web è pieno di post che dicono che ormai non c’è nulla da fare, è una catastrofe, ed io non ho ancora compiuto diciotto anni!”.
Mentre li ascolto, faccio un salto indietro nel tempo a quando ero poco più piccolo di loro ed in Sicilia si temevano seriamente gli attacchi della Libia; un docente tenne una lezione d’attualità sulla cartina geografica e, nonostante fossimo ragazzini, ci aiutò a capire cosa stesse accadendo e quanto fossimo vicini. Di pomeriggio, poi, per più giorni la mamma e la nonna mi portavano in chiesa a pregare il Rosario per la pace; dal un lato mi rasserenava, dall’altro era preoccupante, poiché significava che la guerra sembrava a due passi.
Scampato il pericolo, si è aperto il fronte della Guerra del Golfo e, essendo alle scuole superiori, la consapevolezza era già un’altra; fu allora che presi l’abitudine di non andare a letto senza aver visto l’ultimo Tg della giornata!
Mentre mi sembra di rivedere quelle immagini in notturna a macchie verdi e con bagliori costanti: “Prof. è vero che i droni americani sono partiti dalla base di Sigonella? Dunque siamo a rischio!”.
La paura degli studenti non è infondata, considerato che la nostra scuola si trova a poco più di trenta minuti di auto dalla base militare, ma io li tranquillizzo dicendo che anche questi sono discorsi fatti per creare tensione e timore. “E noi che possiamo fare, Prof!”
Bisogna stare in guardia e tocca a tutti, ciascuno con le proprie possibilità, nel nostro caso seguendo la cronaca, confrontando le notizie, verificando la fonte, ponendo le domande in famiglia ed a scuola, ricercando con lo studio questioni inerenti, soprattutto percorrendo nel piccolo sentieri pacifici; inoltre li invito ad aprire gli occhi su quella terza guerra mondiale frammentata – denunciata da tempo da Papa Francesco – già in atto in diversi Paesi della nostra Terra, fonte di genocidi, causa di migrazioni forzate, un pericolo per quei luoghi e per tutto il pianeta, anche quando non fa il rumore di questi ultimi giorni.
Essere sentinelle per la pace, questo è il nostro compito, con le armi della conoscenza, dello studio, del senso critico, delle capacità mediatiche, dell’impegno per costruire un mondo migliore.