Di grano e d’immenso
Quando le parole diventano ali.
Di Suor Cristina Merli, FMA
Durante un incontro sulla poesia con un gruppo di giovani, David Maria Turoldo si rivolse a loro così:
“La poesia come stato poetico è di tutti. E quando voi davanti ad un’opera d’arte, davanti a un tramonto, davanti ad un evento, magari clamoroso e umano, a due amici che si incontrano, due fratelli che perdonano, che fanno pace, voi dite “che bello”, davanti a un’opera d’arte “che bello” e vi accorgete che la parola muore, vien meno… quello è il momento poetico per eccellenza, lo stato di grazia poetico e questo lo avete tutti. È di tutti come stato d’animo ed è semplice e genuino, profondo e intatto. È chiaro però che poi non tutti riescono ad esprimersi o a diventare conchiglia del mare per questa parola. Ed è allora che il poeta subentra come voce universale, come voce di tutti.”
Sperare è del poeta, sperare è più difficile che credere. Incontro con la poesia di David Maria Turoldo. Dimensione “S” Editrice – 1992
Leggere le poesie di Martino è incontrare una voce intima e nello stesso tempo universale, è avvicinare una conchiglia all’orecchio e sentire parole-ali che ti fanno volare dentro e oltre. Parole di vita, dolore, entusiasmo, gioco, disperazione sempre accompagnate da un rivo di speranza, sotterraneo o in piena luce, un rivo di speranza che si chiama Amore.
Ad ogni pagina corrisponde una carezza, ricevuta per la sua capacità di dire parole in grado di spiegare ciò che spesso non ha voce e a lui donata con tenerezza e com-passione laddove la sofferenza si fa più intensa.
È un giovane cardiolgo, Martino, che fin da adolescente trova nella poesia un modo per esprimere intense domande di senso e malinconie che lo accompagnano. Ed è questa sensibilità accesa che fa da sfondo alla raccolta e al suo lavoro tra le corsie di un ospedale.
Scrive Sisto Caccia nella prefazione: “Caro Martino, sei un uomo che legge il segreto delle cose. Qualunque realtà tu sfiori, essa ti lascia dentro la grandezza della sua portata e tu la tramuti in poesia. Di modo che la tua poesia […] diventa espressione del cammino di una vita, ma allo stesso tempo è un mezzo per combattere le tue lotte, allargare la tua capacità di possesso, approfondirti all’infinito. Le tue battaglie iniziano proprio quando hai la percezione di essere piegato nel finito: è il piccolo che ti soffoca!”.
Parole-ali che fanno volare oltre, che schiudono l’infinito e, inevitabilmente, aprono all’altro.
Nell’intento di Martino, infatti, c’è anche il bisogno di offrire, attraverso la sua poesia, una compagnia soprattutto a chi soffre, perché possa “percepire un contatto, un calore, una speranza, addirittura consolarsi”. Consolare della stessa consolazione che ha ricevuto egli stesso nelle relazioni con gli altri, nell’amore, nella forza della fede, nell’incontro rivoluzionario con Cristo.
“Di grano”, per dire di una vita vissuta, terrestre, sofferta come il chicco, che prima di dare frutto deve morire.
“D’immenso”, per l’anelito all’Infinito che esplode in alcuni versi e che smargina ovunque. E che fa chiudere (provvisoriamente) questo percorso con parole-fontana vivace di Vita.
Pazzo, sei pazzo,
sei molto più pazzo di me;
e quando sono pazzo
sono un poco
come Te.
Martino Provini, Di grano e d’immenso. Poesie d’amore. Effatà Editrice, Cantalupa (To), 2019