Giornata dei Diritti Umani

Giornata dei Diritti Umani

10 Dicembre. Festeggiamo la Giornata Internazionale dei Diritti Umani

 

Di sr MariaGrazia Caputo, FMA

“Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza” è la scritta in bassorilievo che accompagna l’immagine della creazione sulla porta d’ingresso della Sala del Disarmo (un tempo Camera del Consiglio) a Palais des Nations di Ginevra. È la realtà della Dignità dell’uomo fatto a immagine di Dio che è il fondamento e la base dei diritti umani. La centralità dei diritti umani è sempre stato un tema centrale nella Dottrina Sociale della Chiesa e negli interventi di Giovanni XXIII, Paolo VI, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Papa Francesco: l’impegno sociale è una dimensione imprescindibile per un cristiano. Il linguaggio globalizzato dei diritti umani, comune a tutte le persone di buona volontà, costituisce per noi una magnifica occasione per condividere come comunità educative la ricchezza del Sistema Preventivo.

Il 10 dicembre si festeggia una ricorrenza che segna una tappa storica dell’umanità: la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.

Nel 1948 le Nazioni Unite presentarono al mondo[1] una Dichiarazione (30 articoli) che riconosceva come tutti (uomini e donne) hanno gli stessi diritti che garantiscono ad ogni essere umano di poter vivere una vita degna di essere vissuta. Era la prima volta che i diritti umani assumevano il titolo di “universali”. Si trattava di una risposta istituzionalizzata e riconosciuta alle atrocità commesse nel ventesimo secolo.[2] Il sogno era di avere a disposizione un documento che aiutasse gli Stati a proteggere e a riconoscere i diritti di ognuno, garantendo allo stesso tempo le condizioni necessarie per poterne usufruire. La Commissione che elaborò il Documento era composta da un gruppo di personalità che, pur appartenendo a culture diverse, lavorò con la convinzione di poter arrivare a realizzare insieme un documento unitario, utilizzando un vocabolario comune.
I rappresentanti dei 17 stati che formavano la Commissione erano per lo più giuristi e anche filosofi come Jacques Maritain[3] e René Cassin[4]. Furono eletti come presidente Eleanor Roosevelt[5], che molto contribuirà a creare un clima di confronto e di comprensione reciproca, Vice Presidente Peng Chun Chang, capo della delegazione cinese all’ONU, attento a incorporare nella Dichiarazione principi e valori delle civiltà asiatiche, il libanese Charles H. Malik come relatore e venne pure invitato il canadese John P. Humphrey, capo della Divisione diritti umani nel Segretariato generale delle Nazioni Unite.

Fu Charles H. Malik., cristiano libanese di confessione greco-ortodossa, che pose sin dal principio la questione essenziale sul «che cos’è l’uomo?». Il filosofo era ben consapevole dei molti problemi di ordine politico e culturale che implicava l’elaborazione di una Carta sui diritti riguardanti l’essere umano che potessero essere universalmente accettati come inviolabili e inalienabili. Sulla stessa linea fu il cinese Chang che propose di anteporre alla Dichiarazione un Preambolo centrato sulla dignità umana[6] come valore fondante di tutti i diritti, al di sopra della sovranità degli Stati.

Queste nozioni (dignità umana e diritti umani) entrate ormai nel nostro vocabolario (e nella nostra cultura) non erano altrettanto facili da comprendere e da accettare in un’epoca che, oltre ad aver sofferto le conseguenze di una guerra mondiale e le discriminazioni derivanti da differenze di religione, etnie, lingue, culture, gruppi minoritari, viveva ancora le conseguenze dell’apartheid in Sud Africa e il dispotismo militare di molti Stati dell’America Latina (Cile, Argentina, Paraguay, Brasile…).

Nonostante il fatto che la Dichiarazione non avesse valore giuridicamente vincolante (come verrà poi realizzato attraverso i Trattati o Convenzioni o Patti) il suo valore era e rimane quello di proclamare i più rilevanti principi dei diritti umani:

  • uguaglianza di diritti tra uomini e donne,
  • importanza della famiglia come cellula fondamentale della società,
  • la libertà di opinione e di espressione, di religione,
  • i diritti alla salute, all’educazione e alla cultura.

Si sottolinea la decisa condanna del razzismo e della discriminazione, della tortura e di ogni altra pena che possa umiliare la persona.

Nella Dichiarazione viene pure sottolineato che i diritti si accompagnano con dei doveri[7]. Emerge una realtà di cui ogni individuo deve essere consapevole: i diritti sono innati, nessuno te li regala e nessuno te li può togliere, quindi sono inviolabili e inalienabili. Tutti i diritti umani – civili, politici, economici, sociali, culturali – sono interdipendenti e indivisibili e in particolare oggi si riconosce che il rispetto e la promozione dei diritti umani sono la chiave per realizzare un futuro migliore per tutti. Le Nazioni Unite, nel riconoscere che i pilastri della pace, sviluppo e sicurezza debbono avere come base i diritti umani, hanno messo in atto il funzionamento di strutture come il Consiglio dei Diritti Umani[8], gli Organi dei Trattati e l’utilizzazione di strumenti per la loro difesa e protezione come la Revisione Periodica Universale[9] e le Procedure Speciali[10]. Centrale resta l’importanza dell’educazione ai diritti umani che dovrebbe raggiungere ogni ambiente e ogni categoria sociale per il riconoscimento e la promozione della dignità della persona.

Vale la pena ricordare un discorso pronunciato da Eleanor Roosevelt che diventerà l’asse portante dei diritti umani:

«Dove iniziano i diritti umani universali? In piccoli posti vicino casa, così vicini e così piccoli che essi non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. Ma essi sono il mondo di ogni singola persona; il quartiere dove si vive, la scuola frequentata, la fabbrica, fattoria o ufficio dove si lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cerca uguale giustizia, uguali opportunità, uguale dignità senza discriminazioni. Se questi diritti non hanno significato lì, hanno poco significato da altre parti. In assenza di interventi organizzati di cittadini per sostenere chi è vicino alla loro casa, guarderemo invano al progresso nel mondo più vasto. Quindi noi crediamo che il destino dei diritti umani è nelle mani di tutti i cittadini in tutte le nostre comunità».

 

[1] L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si svolse a Parigi nel Palais de Chaillot.
[2] Come lo ricorda Javier Perez de Cuéllar (segretario generale delle Nazioni Unite dal 1982 al 1991) “è dall’universalità della sofferenza umana che viene l’universalità anche dei diritti umani Quando nel mondo soffre un essere umano è tutta l’umanità che soffre con lui”.
[3] Filosofo francese, convertito al cattolicesimo, rappresentante del neotomismo
[4] Giurista, magistrato e diplomatico francese riceverà il NOBEL per l pace nel 1968.
[5] First Lady di Franklin Delano Roosevelt, presidente degli Stati Uniti
[6]Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo…”
[7] Interessante il contributo apportato dal Mahatma Gandhi a questo aspetto dei diritti-doveri in un incontro dell’UNESCO
[8] Il Consiglio dei diritti umani ha sostituito nel 2006 la Commissione dei Diritti umani.
[9] Esame ogni quattro anni della situazione dei diritti umani in tutti gli stati membri delle Nazioni Unite (UPR)
[10] Le Procedure Speciali sono meccanismi istituiti dal Consiglio Diritti Umani per affrontare specifiche questioni legate alla tutela dei diritti umani, sia in relazione a determinate categorie di diritti sia in relazione a singoli paesi.