Quando i giovani ci insegnano
Di Pierluigi Ermini
Sono una generazione spesso poco valorizzata. Ma gli esempi più belli arrivano proprio da loro.
Che in questi tempi difficili ci insegnano a costruire non muri, ma “mulini a vento” capaci di dare fiato al futuro.
Una catena di fatti, tutti avvenuti negli ultimi mesi, ci dicono, con grande chiarezza, che il futuro non lo stanno scrivendo gli adulti, con i loro conflitti e le loro divisioni, ma i giovani, in particolare alcuni di loro, con i loro bellissimi messaggi, carichi di speranza.
Penso a Manuel Bortoluzzo e alla sua voglia di reagire dopo i colpi di pistola che lo hanno costretto oggi su una sedia a rotelle. Come non essere colpiti da quel suo splendido sorriso dove non si legge desiderio di vendetta, ma solo voglia di cercare di guarire per tornare ad essere il bel nuotatore che aveva dimostrato di essere.
Penso a Simone, 15 anni, che affronta con calma e con parole mai arroganti, uno dei leader romani di CasaPound, difendendo le sue idee e dando lezione di umanità e di democrazia a chi invece ha cercato con la forza di allontanare il gruppo di Rom trasferito in una struttura nel quartiere di Torre Maura. Da lui arriva un messaggio di tolleranza, accoglienza e confronto civile, contro chi invece fomenta odio e razzismo.
Penso ad Adam e Ramy, cittadini stranieri e agli altri ragazzi italiani che hanno salvato la vita ai loro compagni di una scuola di Crema dallo scellerato tentativo del cittadino italiano di origine senegalese di attentare alla vita di 51 persone. Grazie a loro si è riacceso il confronto sul tema dello ius soli, nel nostro paese, quel tema che il governo passato non ha avuto il coraggio di portare avanti e che invece oggi interroga le nostre coscienze.
Penso a Greta Thunberg e al movimento che ha ispirato per la difesa del nostro pianeta dai rischi derivanti dal riscaldamento climatico e penso alle migliaia di giovani che lo scorso 15 marzo sono scesi in piazza in Italia e in tutto il mondo per richiamare noi adulti e principalmente i governanti del mondo alla necessità di correre ai ripari prima che sia troppo tardi.
Penso ad Antonio Micalizzi, il giovane giornalista ucciso lo scorso dicembre nell’attentato di Strasburgo, un ragazzo che amava l’Unione Europea, difendendone i suoi valori, che ci spinge a riflettere sulla necessità di non uscire dalla comunità europea fonte in questi anni di sviluppo economico e di pace, ma di potenziarla e migliorarla.
Penso a Silvia Romano la giovane cooperante italiana rapita in Kenya lo scorso novembre e della quale non si hanno notizie, che ha deciso di spendere la sua vita aiutando i più poveri e i più abbandonati nel mondo, là dove essi vivono.
In questi ragazzi sono racchiusi tanti dei valori che contano nella vita: tolleranza, accoglienza, tutela dell’ambiente, desiderio di donarsi per gli altri, uguaglianza e dignità di ogni uomo, voglia di emergere e di realizzarsi nella vita, desiderio di libertà e di democrazia. Un esempio per noi adulti, che anziché alimentare i conflitti, rifiutare la diversità, favorire la crescita di forme di razzismo e di intolleranza, dovremmo fare nostri le novità e il positivo che emerge da queste storie.
Nel bel libro che ho letto scritto da Enrico Letta dal titolo “Ho imparato”, che parla anche della sua esperienza di insegnante che vive a contatto con tanti giovani, c’è una frase bellissima, un proverbio cinese, che dice: “Quando soffia impetuoso il vento del cambiamento, c’è chi alza muri e chi, guardando avanti, costruisce mulini a vento”.
Manuel, Nicola, Adam, Ramy e i ragazzi della scuola di Crema, Greta e i giovani che manifestano in difesa dell’ambiente, Antonio e Silvia, sono tra coloro che stanno costruendo anche per noi adulti, i mulini a vento, per trasformare il cambiamento in nuova energia e nuova vita.
Fonte: Romena.it