Ho bisogno di credere – Fabrizio Moro

da | 1 Ott 2019 | Musica

Ho bisogno di credere – Fabrizio Moro

da | 1 Ott 2019 | Musica

Di Giulia Terzi

 

Una certezza trovata. Una necessità finalmente riconosciuta. Un qualcosa che dà un senso al cammino. La parola fede è più volte ripetuta, diventando parte essenziale del testo e della vita di Fabrizio Moro che, all’età di 44 anni, urla il suo bisogno di credere.

 

Ho bisogno di credere è il primo singolo estratto dal decimo album del cantautore italiano Fabrizio Moro, Figli di Nessuno. Pubblicato il 15 marzo 2019, il brano è autobiografico e in esso il cantante esprime una nuova consapevolezza, ovvero la sua costante necessità di avere fede in qualcosa. In un commento alla canzone, Fabrizio si definisce infatti: “un essere umano con tanti limiti ma consapevole che nella vita, oltre alla libertà, va ricercata la fede: qualsiasi essa sia, la fede ti dà la forza di continuare a camminare anche se le tue ginocchia sono ormai rotte”.

La fede qui trattata è una credenza universale, non identificata solo in senso religioso, ma allargata a tutta l’esistenza dell’uomo. Si parla così di fede in se stessi, negli altri e verso la propria vita. Fabrizio canta che “la fede è come un’arma per combattere ogni sfida”, tanto forte da combattere anche quello che è il dolore del passato, il quale diventa un punto di forza.

Centrale nel testo è anche il tema del limite, definito come la caratteristica fondamentale di ciò che è umano. Nonostante ciò, Moro sembra riluttante nell’accettarlo completamente. Ecco allora la necessità di avere fede in questo limite, di credere che anche l’essere “a un passo da” ciò che è fondamentale per la vita, possa compiere quella che è l’esistenza.

Leggendo il testo completo della canzone non si può però fare a meno di scorgere una fede più profonda, fondamento di quelle finora citate. Essa si coglie nel silenzio e sembra essere “un conduttore fra un dubbio e questo immenso / quando il resto perde il senso”.

Ecco forse la fede in Dio, che raggiunge il suo apice nel bridge cantato quasi con ansia. Qui si trova quella che è la sensazione in cui spesso sprofondiamo, ovvero il sentirsi quasi vittime dello scorrere della nostra vita, che ci fa mancare il fiato e ci rinchiude in “una prigione senza sbarre”.

Moro supplica Qualcuno, quasi disperato, per la salvezza da questo vivere artificiale e scombussolato, e si affida, concludendo con “io aspetto”.

In una realtà sempre più instabile, che punta alla diffidenza reciproca e ad un sempre più forte individualismo; in una società in cui l’estrema rincorsa alla libertà assoluta distrugge valori e rende l’uomo sempre più fragile; in un pensiero comune che elegge l’uomo a creatura onnipotente e Dio di se stesso, ecco che Moro confessa esattamente l’opposto: il sentirsi impotente e debole davanti ad un’esistenza che è più grande di lui.

Ho bisogno di credere diventa la confessione che l’uomo fa a se stesso e  urla quello che è il bisogno fondamentale di cui l’uomo sembra privarsi: l’avere fiducia in qualcosa, in Qualcuno che lo possa salvare, che lo possa compiere pienamente.