Sul colloquio orale

Sul colloquio orale

Di Marco Pappalardo

Archiviati gli scritti degli esami di maturità, è tempo degli orali che si presentano ancor più rinnovati della prima e della seconda prova.

Si è discusso molto sulla preparazione e sulla scelta di una delle tre buste chiuse, contenente un testo o un’immagine, dalla quale lo studente inizierà per poi collegare i contenuti delle discipline; poi si passerà a descrivere il percorso dell’Alternanza Scuola-Lavoro (che ha cambiato nome) e, prima di vedere le prove scritte corrette, si parlerà di “Cittadinanza e Costituzione”.

Dubbi da parte dei docenti: si potranno fare domande sul programma svolto?

Dubbi da parte degli studenti: mi potranno fare domande sul programma svolto?

Sulle incertezze tutti d’accordo! Visto che ormai ci siamo, la partita si giocherà tutta sul campo e, oltre alle direttive ministeriali, si spera che prevalga il buon senso: i commissari, dinanzi alle novità, considereranno certamente le eventuali difficoltà in cui lo studente si troverà e avranno una maggiore comprensione; lo studente che ha fatto il proprio dovere, stia sereno e dia il meglio di sé.

Messe da parte le questioni generali, a me questo genere di colloquio sembra una bella occasione per tutti.

Il contenuto della busta scelta lo immagino come il punto di partenza di un viaggio le cui tappe successive dipenderanno dalla capacità dello studente di camminare sulle proprie conoscenze, di correre sulle ruote del senso critico, di volare sulla scia degli approfondimenti. Ma quando viene data una simile opportunità a ciascuno a scuola? E questo è uno di quei limiti che la commissione è chiamata ad accogliere serenamente qualora il maturando abbia qualche tentennamento o incertezza.

Sul racconto della “vecchia” Alternanza Scuola-Lavoro, per quanto sia pure una novità, non ci devono essere scuse, visto che è un percorso vissuto, certificato, da preparare a casa; da commissario mi aspetterei il meglio possibile in fatto di sicurezza nell’esposizione, dovizia di contenuti, originalità. La parte su “Cittadinanza e Costituzione” è un esercizio da equilibristi: da un lato le esperienze inerenti vissute durante l’anno scolastico ed i contenuti affrontati, dall’altro le lecite domande che esse susciteranno nei prof

A me, per esempio, piacerebbe ascoltare dagli studenti quanto contatto e dimestichezza hanno con l’attualità, con gli eventi mondiali, con i grandi temi sociali, con il tempo che vivono; e non per controbattere, creare questioni partitiche o giudicare poi le idee, ma perché la maturità scolastica è la sintesi, a vari livelli, tra quella della persona nella sua globalità e quella della persona come studente.

Naturalmente questa “maturità” vale anche per il docente e il riconoscerlo con umiltà non è offensivo o squalificante, al contrario è un elogio ed una gratifica. Alla fine, di solito, il Presidente chiede all’esaminando quali studi intraprenderà; alcune risposte saranno decise, altre meno, qualcuna non vera, e non è neanche detto che tutti debbano frequentare l’università.

Io chiederei invece “chi sono i tuoi modelli? a chi ti ispiri ogni giorno?” e poi “che persona vuoi essere domani?”.