Il mio angelo si chiama Grazie
2 luglio 2019: Madre Antonia Colombo è andata in cielo. Dopo anni di silenzio, nella Casa di riposo di Sant’Ambrogio Olona, ha ripreso la parola per dire il suo AMEN al Signore che l’ha chiamata alla gioia senza fine.
È stato detto e scritto molto su di lei, la Madre Generale emerita che per 12 anni ha accompagnato le Figlie di Maria Ausiliatrice di tutto il mondo nell’attuazione del Vangelo e del carisma salesiano.
Nell’Eucaristia dell’addio, don Pascual Chavez, suo collega e fratello negli anni della conduzione rispettivamente dei Salesiani e delle FMA, ha tratteggiato un profilo mite e dolcissimo di Madre Antonia che pur nel rigoroso e innovativo percorso messo in atto per l’Istituto, è stata angelo buono per tutti.
Originaria di Lecco e affascinata dalle sue montagne, fin da giovane sognava la sua vita come servizio per i più poveri e deboli. Da qui i suoi studi di giurisprudenza e la risposta alla vocazione salesiana, che l’avrebbe consacrata per anni come docente e Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium, vivaio culturale per migliaia di giovani sorelle provenienti da tutto il mondo.
Successivamente, un salto di qualità e un panorama ancora più vasto si è aperto a Madre Antonia come membro del Consiglio Generale dell’Istituto e poi come Madre Generale. La sua riflessione preferita sulle dinamiche del mondo femminile ha avuto modo di esprimersi in novità e profondità nelle sue visite alle FMA di tutto il mondo e di presentarsi con un lessico, fino ad allora inedito,nelle lettere circolari, vero alfabeto di una nuova mentalità. I termini innovativi di accountability ed empowerment, tradotti e chiariti per una migliore e facile comprensione, dicevano la profondità educativa della Madre che desiderava per le sue figlie la conquista della consapevolezza di sé e del controllo delle proprie scelte sia nell’ambito delle relazioni personali sia in quello della vita sociale. E tutto in funzione di un’appartenenza reciproca, di un procedere insieme. Profezia di quella sinodalità a cui oggi si ispira Papa Francesco.
Lei sapeva trarre forza dalle radici carismatiche, dall’umile Main che amava, ma nello stesso tempo aveva uno sguardo attento all’attualità in cui l’Istituto doveva operare.
Alla base di tutto, come acqua chiara del suo lago e forza delle sue montagne, c’era in Madre Antonia l’appassionata appartenenza al suo Signore. Come la sposa del Cantico viveva in Lui , sicura di un amore che non la lasciava mai. La sua spiritualità, semplice e forte, proveniva dalla sua vita, dal suo sguardo semplice e luminoso. Non era il suo un atteggiamento infantile, ma simile a quello dei “piccoli” del Vangelo. Viveva ben fondata nel tempo, ma aperta all’oltre.
Un giorno, quasi una confidenza, disse: Il mio angelo custode si chiama “GRAZIE”. E davvero questa parola divenne quasi il mantra di tutta la sua vita. Fino agli ultimi giorni, a chi l’avvicinava, oltre al sorriso buono, regalava la sua riconoscenza.
E GRAZIE lo diciamo anche noi, sorelle e figlie della sua terra. Lo diciamo al Signore per il dono della sua vita e del suo cuore.