Giunto alla fine di un altro anno scolastico, che cosa ho imparato e che cosa ho capito?
Ho imparato che rimandare sempre lo studio giornaliero all’indomani è più leggero sul momento, ma pesa enormemente alla resa dei conti, e di solito il risultato è appena sufficiente; ho capito che la voglia di studiare non viene miracolosamente dall’alto, ma dall’alto del mio corpo sì, cioè dal cervello. Ho imparato che le materie che non mi piacciono hanno la capacità di fermare l’orologio in aula quando il prof. spiega, ma di lasciarlo correre più velocemente al momento della verifica scritta; ho capito che solo passando più tempo su quegli argomenti mi permette di renderli più familiari, come quando si diventa più amici frequentandosi molto. Ho imparato che è dura alzarsi presto ogni mattina per più di 200 giorni quando non hai un buon motivo e passi la notte con le maratone delle serie on line; ho capito che devo aggrapparmi a qualcosa che non siano le coperte o il cuscino per iniziare bene la giornata scolastica, come il piacere di rivedere i miei compagni, mentre – visto che il pomeriggio studio poco – potrei pure anticipare la maratona!
Ho imparato che in ogni libro c’è almeno una pagina che mi piace e mi appassiona, e non è la copertina; ho capito, però, che è necessario sfogliarlo per trovarla e la ricerca può diventare una scoperta interessante. Ho imparato che “sui banchi di scuola si cominciano a vincere le battaglie del domani”; ho capito che non si tratta delle battaglie navali con il mio compagno di banco, bensì di ciò che sono e sarò, di ciò che desidero e progetto sin da piccolo. Ho imparato che, quando dico “a che mi serve studiare questa materia nella vita”, non solo non saprò i contenuti della materia, ma neanche della vita; ho capito che ciò che non studio non mi servirà mai, solamente perché non ho consapevolezza dell’utilità. Ho imparato che “tanto recupero quando voglio, c’è tempo” è una formula che funziona per i miei compagni e non piace ai proff.; ho capito che la partita della scuola non va vinta nei minuti di recupero tra maggio e inizio giugno o ai supplementari di settembre, anche perché eventualmente non esistono i calci di rigore! Ho imparato che la paura iniziale di non essere all’altezza diventa reale soltanto se glielo permetto, facendomi sopraffare dalla noia e dal disinteresse; ho capito che dandomi da fare supero la noia e, conoscendo di più, tutto diventa interessante.
Ho imparato che “i compagni di classe te li ritrovi, non li scegli” come gli amici; ho capito che diventare amici è una scelta e che, in tutti i momenti importanti e meno, i compagni poi te li ritrovi amici. Ho imparato che “se non ho un sogno, che ci sto a fare a scuola?”; ho capito che non si tratta di dormire sul banco, quanto invece di immaginare concretamente nel presente, a partire da ciò che studio e vivo, quell’Infinito necessario per diventare chi sono chiamato ad essere!