Di Chiara Tintori
“La storia è maestra di vita”, diceva Cicerone. Così, in occasione della festa europea del 9 maggio ripercorriamo alcune delle tappe più significative della storia europea, sperando che possano illuminare i nostri giorni.
Era il 9 maggio 1950 quando con la Dichiarazione Schuman, dal nome dell’allora ministro degli esteri francese, prese avvio il processo che portò all’attuale Unione. In quel testo si proponeva la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA, istituita a Parigi nel 1951). Fu un’intuizione geniale: mettere in comune la produzione di due materie prime, per evitare contrasti tra Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo (i Paesi fondatori). Nella Dichiarazione Schuman si legge: “l’Europa non potrà farsi una sola volta, nè sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
Dunque pazienza nei tempi e nei modi, assieme alla solidarietà sono due tratti costitutivi nel DNA dell’Unione Europea.
Nel 1957 a Roma viene firmato il Trattato costitutivo della Comunità Economica Europea (CEE), con lo scopo di abbattere le barriere doganali tra i Paesi membri e di adottare strategie produttive comuni. L’anno successivo nasce il Parlamento europeo di Strasburgo.
La storia procede tra alti e bassi, dal Trattato di Maastricht (1992), dove nasce l’Unione europea, al Trattato di Lisbona (2007) che regola le competenze e le istituzioni dell’Unione. L’euro prende il via nel 2002, coinvolgendo ad oggi 19 Stati; nel 2004 viene firmata la Costituzione europea che però non entrerà mai in vigore. Nel 2016 la Gran Bretagna approva il referendum di uscita dall’Unione; un processo ancora in alto mare.
L’Unione europea è passata da 6 a 28 Stati membri dal 1957 al 2013.
Siamo più di 500 milioni di abitanti, alle prese con almeno due crisi: economica, che ha portato alla contrazione produttiva e dei posti di lavoro e a un aumento delle disuguaglianze sociali; e culturale, legata anche ai processi migratori, che provocano diffidenza verso il “diverso” e bisogno di sicurezza. Dinnanzi a tutto questo, la politica fornisce risposte scomposte e a tratti inquietanti. Il ritorno ai nazionalismi, al razzismo e al sovranismo stanno minando le basi dell’Unione.
Oggi più che mai la “solidarietà di fatto” è l’unica strada per contenere le disuguaglianze, per attuare politiche di integrazione, per riavvicinare i cittadini al senso di appartenenza europeo.
Sì, perchè in quanto cittadini italiani siamo anche cittadini europei; l’Unione è la nostra casa comune, la sola capace di garantire decenni di pace, la sola capace di permetterci di circolare liberamente da uno Stato all’altro. Abbiamo il dovere di preservarla e di allontanarci da qualunque disegno antieuropeista.
Le elezioni del Parlamento europeo del prossimo 26 maggio sono un’occasione preziosa per costruire l’Unione del futuro, dal volto solidale e inclusivo.
Il futuro dell’UE è ancora possibile, ed è nelle nostre mani!