di Matteo Pirovano
“Tutto è possibile. Persino l’impossibile.”
Questo Ritorno è una scommessa vinta.
Un film temuto e “pericoloso”, in un certo senso – tentare di toccare un film cult come Mary Poppins così tanti anni dopo e con un cast completamente diverso era veramente un’operazione rischiosa. Rischiosa, eppure pienamente riuscita: un film da 4 stelle/5 per me (e immeritatamente snobbato ai premi).
Il primo punto forte – e uno di quelli, per l’appunto, inizialmente più temuti – è Emily Blunt.
Non potendo essere Julie Andrews (che rimarrà comunque la Mary Poppins), fortunatamente la Blunt si tiene lontanissima dal farne una sorta di parodia, ma si ispira più direttamente alla Poppins dei libri restituendone un ritratto nuovo e personale, pur in linea con quello del classico del 1964. Personalmente, la sua migliore performance. Avrebbe meritato almeno la nomination agli Oscar.
Il resto del cast è sublime, anche se per i “grandi nomi” si tratta di poco più che camei. Immenso Dick Van Dyke.
Rob Marshall è il regista perfetto, e sotto la sua guida prendono vita numeri musicali eccellenti (su tutti la sequenza di Trip A Little Light Fantastic), con coreografie mirabolanti e spesso un utilizzo dei set come se fossero un vero e proprio palcoscenico.
Le animazioni classiche in 2D sono un tocco di classe, e in generale la sequenza “nel vaso” è spettacolare (vfx, costumi…).
La colonna sonora (strumentale e soprattutto le canzoni) è assolutamente eccellente. Alcune canzoni in particolare possono essere quasi equiparate a quelle originali (The Place Where Lost Things Go è l’highlight dell’opera – lacrima garantita). Bellissimi tutti i richiami musicali all’originale (mai eccessivi o banali) e in generale l’aver mantenuto un’orchestrazione “classica” e sonorità tipiche del primo Mary Poppins.
L’unico – piuttosto grosso – neo riguarda la traduzione italiana delle canzoni.
Dire che sono state tradotte malissimo è riduttivo: significati modificati, sfumature totalmente perse, neologismi non presenti nell’originale e quasi sempre sillabe in più rispetto alla musica su cui vanno cantate. Consiglio vivamente la visione in lingua originale.
In conclusione, si respira quell’aria da classico Disney old-school, una storia divertente, emozionante, solare, commovente.
Il Ritorno di Mary Poppins è il film di cui magari non sapevamo di aver bisogno e che, come lei, è praticamente perfetto sotto ogni aspetto.
Perché vedere questo film in oratorio?
Innanzitutto ho particolarmente apprezzato il fatto che attraverso ogni canzone da lei cantata, Mary Poppins voglia far arrivare ai bambini un messaggio ben preciso. Si può riflettere a partire da questi testi oppure sceglierne anche solo uno da prendere come riferimento mentre si sta trattando una certa tematica.
Argomenti trattati sono la fantasia, il saper restare bambini e non “indurirsi” in se stessi (tema con parallelismo facile al Vangelo), lo sguardo dei cari defunti dal cielo, il saper trovare una luce nel (metaforico) buio, il non giudicare dalle apparenze e altro ancora.
Già penso che ci sia parecchio materiale solo così.
Altro spunto interessante può essere – magari addirittura per gli educatori – partire proprio dalla figura di Mary Poppins e dal suo stile educativo, perennemente in perfetto equilibrio tra gioco e rigore, in una parola (importante): autorevole. E ovviamente praticamente perfetta sotto ogni aspetto!