di Daniele Somenzi
“Le spigolature degli adolescenti… e come generare pensieri costruttivi”
Il lavoro con i ragazzi nella scuola è sempre ricco di spunti.
Ieri sono andato allo spazio doposcuola nella scuola che ci è stato affidato. Entrando nella terza nella quale lavoriamo per aiutare i ragazzi nella gestione dei compiti e per il miglioramento della consapevolezza delle proprie caratteristiche e di cosa significhi “stare insieme”, una ragazza di terza media era per terra, braccia aperte, che rideva sguaiatamente.
Si era accasciata emulando la sua migliore amica che, cercando di togliere una cicca da sotto un banco, era caduta. Sghignazzamento generale che, dopo che le abbiamo aiutate a rialzarsi, è continuato per i minuti successivi.
L’educatore di aula ha chiesto alle ragazze di ricomporsi e ha ragionato con loro e poi anche i compagni circa che l’effetto di un evento comico può durare poco o molto ma che se influenza tutto il pomeriggio insieme, diventa difficile continuare con l’attività prestabilita.
L’adolescente ha fatto l’adolescente, l’adulto ha fatto l’adulto. Ruoli rispettati.
A fine incontro rivediamo con i genitori la dinamica e l’adolescente è bravissima a stare nel qui e ora e a isolare un comportamento dal contesto.
“Sono caduta, ho riso. Non c’è niente di male a cadere e poi a ridere” E sentita così, noi da spettatori esterni non possiamo che darle ragione. Che adulto esagerato!
Immaginiamo infatti un ambiente privo di altri stimoli, una stanza bianca nel quale due ragazze, due sedie e un tavolo sono immobili per un momento.
Mancano però alcuni elementi dello spazio che poi l’educatrice riporta.
“Eri in un momento di riattivazione (i tempi sono pensati per alternare momenti di Flow = concentrazione massima a Riattivazione = riflessione sul proprio agire), nel quale è prevista più flessibilità. Finito il momento, potevi riprendere il tuo lavoro, cosa che non hai fatto e nonostante ti abbia chiesto di abbassare poi il tono per permettere alle altre 10 persone presenti nel contesto di continuare il proprio lavoro, hai deciso di agire diversamente e nonostante occhiate dei compagni che stavano studiando e anche alcune mezze frasi, il tuo agire ha continuato ad essere il medesimo. Io ho sentito dentro che in questo momento il tuo agire mi stava comunicando altro, che adesso non riesco a decifrare”.
Inserendo gli elementi contestuali, la situazione può risultare più o meno grottesca, le scelte degli adulti possono sembrare più o meno centrate, a seconda del punto di vista.
Aggiungiamo poi alcuni elementi del tempo.
La stessa ragazza ha fatto considerazioni circa il contesto e gli strumenti di monitoraggio (ogni giorno i ragazzi hanno un foglio che compilano per auto-monitorare il proprio operato), che gli operatori hanno modificato a seconda delle osservazioni.
A fronte di alcune proposte di “cittadinanza”(Siamo in 70 circa. Abbiamo impostato alcune attività per fare in modo che tutti nei momenti più liberi possano prendersi cura di altri con azioni concrete: fare fotocopie, distribuire materiale, aiutare nel monitoraggio), risponde spesso “no”, afferendo che non vuole fare fatica.
Prese singolarmente, ognuna di queste azioni non ha il significato che prendono invece nel momento in cui lo sguardo diviene più generale.
Nel momento in cui oltre al puntino disegnato sul grafico iniziale, aggiungiamo le tre dimensioni di spazio, tempo ed intento educativo di ogni servizio, possiamo fare una valutazione che si renda effettivamente concreta, che parli della ragazza in questione non solo nel qui e ora, dimensione dentro alla quale i nostri ragazzi vorrebbero naturalmente riportarci, perché più nelle loro corde, nel vivere l’attimo.
Inoltre questo tipo di sguardo può aiutarci a individuare quegli elementi nel contesto possono facilitare o essere da barriera alla relazione e allo sviluppo di ogni percorso educativo.
Cosa mi porto a casa da questa riflessione?
- Nel momento in cui ci si confronta con un adolescente é importante definire lo scopo e gli elementi del contesto,per cui la dimensione del qui e ora va vista non solo con gli occhi dell’adolescente ma aiutandolo ad ampliare il suo focus.
Quindi, ricorda Daniele… amplia lo sguardo!
- Raccogliere dati aiuta l’adulto sia a ragionare meglio che a dare risposte con un intento educativo.
Quindi, Daniele, ricordati… raccogli informazioni e mettile in prospettiva!
- Lo sguardo introspettivo e la comunicazione di quanto l’adulto “sente”, arriva più più forte di una valanga di Parole, specie in un momento di attrito.
Per cui, Daniele… poche parole, pochi giudizi e…guardati dentro!
E nonostante cerchi di metterti nei panni dell’altro, non perdere di vista il tuo compito educativo.