Di Chiara Tintori
Non è stato il primo venerdì di sciopero per il clima. Eppure la partecipazione alle manifestazioni di venerdì 15 marzo è stata talmente numerosa da consegnare alla ribalta mediatica un evento non nuovo.
Infatti, i Fridays for Future hanno avuto inizio il 20 agosto 2018, quando Greta Thunberg, una ragazza quindicenne svedese, ha iniziato a manifestare al venerdì davanti al Parlamento svedese per chiedere ai propri politici un impegno più deciso contro i cambiamenti climatici.
Venerdì 15 marzo la partecipazione di ragazzi e giovani ha superato le più ottimistiche aspettative: 100mila a Milano (più di un milione in tutta Italia), 300mila in Germania (20mila solo a Berlino), 168mila in Francia (40mila a Parigi), 150mila a Montreal, 150mila in Australia (20mila a Sydney) e ancora 30mila a Bruxelles, 25mila a Varsavia, 11mila a Dublino.
Inutile negarlo. Per chi come me si occupa da anni di cambiamenti climatici, ambiente e stili di vita, assistere a un risveglio della cittadinanza ecologica ha qualcosa di molto bello. Ma c’è di più. Nessuno di noi – adulti ed esperti del settore – aveva messo in conto che la mobilitazione potesse coinvolgere un numero così ampio di giovani, anzi giovanissimi. Il risveglio della società civile, della cittadinanza ecologica sta avvenendo grazie a dei teenagers, ben lontani dall’accettare alcuna strumentalizzazione politica. Qualche politico ha provato a salire sul “carro” dei manifestanti, ma con scarsi risultati.
Lo sciopero si è svolto in maniera pacifica e in un clima di festa: protestare contro l’inerzia della politica dinnanzi ai cambiamenti climatici e rivendicare il diritto al futuro non ha bisogno di violenza (e su questo i gilet gialli avrebbero da imparare).
Le manifestazioni proseguiranno e a noi adulti converrebbe mettersi in ascolto di chi protesta per il saccheggio del futuro, almeno per due motivi.
Primo, per individuare insieme a loro qualche gesto concreto, piccolo e semplice, che può già adesso fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici: dai rifiuti all’acqua, dai trasporti al cibo. Ciascuno può scegliere un comportamento virtuoso che abbia un impatto fin da subito sulle emissioni di gas climalteranti (tra cui la CO2).
Il secondo motivo per cui noi adulti non possiamo perdere l’occasione di stare a fianco dei giovani che scioperano per il clima è di ricordare loro che oltre al grido della Terra c’è anche quello dei poveri.
Anzi, sono due facce della stessa medaglia.