L’intreccio di storie che risuscita l’umano
Di Walter Muto per Tracce
Mary Gauthier è un nome che a molti dirà poco o niente: è una cantautrice statunitense, oggi 55enne, in realtà piuttosto conosciuta oltreoceano.
Abbandonata da piccolissima, scappata a 15 anni dalla famiglia che l’aveva adottata, passata la notte del suo diciottesimo compleanno in carcere. Una vita difficile. Ma attraverso la musica si riscatta, ed arriva ad un certo successo nel mondo folk-rock. Quando poi (dopo 10 album all’attivo) comincia un lavoro – durato poi cinque anni – con una associazione di sostegno a soldati e veterani di guerra, trova quello che voleva davvero fare.
Ne nascono undici canzoni che alla fine di gennaio di questo 2018 finiscono sul suo ottavo album, Rifles and Rosary Beads, fucili e grani del rosario.
Lavorare sui testi delle canzoni con i veterani (e le loro famiglie) è per lei incontrare un panorama di umanità intricate, di situazioni complicate, di ritorni alla vita di tutti i giorni spessissimo difficili e drammatici tanto quanto, talvolta più della guerra.
Dare voce all’inascoltato, ecco, questo è il compito.
E Mary ci riesce benissimo: canzoni tutte intense, che vanno ascoltate con attenzione, leggendo i testi e penetrando nelle storie, raccontate dalla viva voce dei protagonisti.
Menzione particolare per Bullet Holes in the Sky: un reduce guarda la sfilata dei veterani dalla vetrina di un bar fra sentimenti contrastanti: ma dichiara di credere in Dio, ed anche nel Paradiso, che splende sugli uomini attraverso i fori dei proiettili nel cielo.