Lettera aperta a un prete
Condividiamo questa “lettera aperta a un prete”, scritta da don Stefano Massimiliano Orsi, frate francescano ad Assisi, che ha dato voce a tanti giovani assetati di verità e di bellezza…
Caro Sacerdote,
non te la prendere, ma due paroline te le devo proprio dire…
Non mi interessano i campetti di calcio, i cineforum, i teatrini, le conferenze, i baretti con videogiochi e biliardini, i porticati coi ping pong e il calciobalilla, le vacanze organizzate, il grest, le pizze dei sabato sera.
In una parola, tutto il ribollente attivismo che ruota intorno alle parrocchie, lo trovo anche fuori, nel freddo “mondo”, e magari organizzato meglio, più nuovo, luccicante, efficiente, coinvolgente, appassionante. Non c’e’ concorrenza: il “mondo” è specializzato in divertimenti, passatempi, sport, intrattenimenti vari, in cui ha profuso studi, energie e investimenti.
Voi curatemi l’anima. Datemi un direttore spirituale che abbia tempo e pazienza per la mia conversione. Datemi confessori che mi permettano di riconciliarmi con Dio.
Datemi l’Eucarestia da adorare, non tenetela chiusa a doppia mandata nei Tabernacoli d’oro ad aspettare mentre brucia d’Amore.
Dissetatemi col Vangelo dei semplici, non spiegatemi troppo, sono piccolo, una cosa sola ma ripetuta, così che possa ritornarmene casa con la perla preziosa.
Insegnatemi quel digiuno che tutti hanno dimenticato, ma che ho voglia di tentare, non come un atto di superba autodeterminazione della volontà, ma come fiduciosa invocazione della grazia dello Spirito.
Mostratemi i Santi, voglio farmeli amici. I filosofi mi hanno condotto su strade sbagliate, inquinato la mente, divorato la gioia. I Santi sono felici: ditemi il perché, fatemi scoprire quel filo segreto che li legava alla SS. Trinità.
Il rosario, ho fame di rosario. Perché non lo recitate più? Persino nelle veglie funebri, a volte ci si ferma a tre decine, come se quello intero fosse troppo lungo anche per chi davanti ha l’eternità. Arricchitemi della Divina Misericordia, fatemi gustare soavemente le invocazioni, le giaculatorie, le novene, beneditemi e consacratemi ai SS. Cuori di Gesù e Maria.
Incoraggiatemi nella via della carità, dell’altruismo, dell’occuparmi del prossimo, nel nome di Cristo. Plasmate in me uno spirito missionario, inalatemi la voglia di santità.
Pregate per me qualche volta. Come sarebbe edificante per me trovarvi in ginocchio davanti al Tabernacolo e sapere che stavate pregando per me, per la mia salvezza!
Questo desidero, ma tutto insieme, e in ogni parrocchia; non scegliete quello che più vi aggrada, non discriminate tra ciò che vi sembra più o meno moderno, più o meno consono o proponibile. Voglio tutti gli strumenti di salvezza che la Chiesa ha preparato per me, ho fame di salvezza piena, traboccante, luminosa, ho voglia di Verità.
Che abbia 4 o 100 anni, non starò con voi per il grest o il bel campetto o gli amici che ho incontrato. Ci starò per quel banco consunto in cui mi sono inginocchiato e per quel santo sacerdote che ho incontrato. Ci starò perché Cristo, per mezzo loro, mi ha convertito. Ecco Chi mi salverà l’anima!
Ti prego, sacerdote, torna ad essere nuovamente ciò che devi essere perché io, pecorella smarrita e figliol prodigo, possa tornare alla Casa del Padre.
In questo modo tu riavrai la tua dignità umana e sacerdotale, ed io mi salverò, e tutti saremo spronati a supplicare il Padrone della messe perché mandi operai, questi operai, e non assistenti sociali, ma dispensatori dei misteri di Dio.
Se trovi che questa lettera possa essere d’aiuto per la tua comunità, condividila con il tuo parroco e con i tuoi amici
Fonte: Corxiii