Dovrebbe esserci qualcuno accanto, sempre.
Qualcuno con cui fermarsi, che non senta il bisogno di tacere sull’essenziale.
Qualcuno con cui passare il tempo, in compagnia, con cui tracciare un tratto più o meno lungo di cammino, per alleviarci i guai che verranno anziché per aggravarli. Perché siamo sempre stati il prodotto di una serie di attese, fatte di desideri in larga parte inappagati. Un potere che esercita una pressione sull’animo che può essere salvifico o fatale. Il bisogno non conduce alla realizzazione, semmai rende le cose più confuse e meno facili. Ci si abitua in fretta persino alla mancanza, ma è un’abitudine che si fa presto a dimenticare.
Ci si sente vivi per quelle piccole cose che in un niente ti stravolgono la vita, e si finisce poi per non poterne più fare a meno. Si entra in sintonia con l’idea che un momento desiderato divenga realtà. È un fastidio che in fondo diventa piacevole, alimentando una squisita impazienza.
È un pensiero fisso. È la bellezza dell’attesa. È Nicoletta Prestifilippo e la sua scrittura raffinata, poetica e velatamente malinconica. Il suo bellissimo libro.