Lo seguiamo il consiglio di Papa Francesco?
Di Gelsomino Del Guercio | Aleteia
Il monito preoccupato del papa durante l’incontro con la Diocesi di Roma. “Forse è anche colpa della Chiesa…”
«Basta selfie a messa» (9 novembre 2017). «La vocazione non prevede selfie (17 gennaio 2018).
Il crescendo di richiami anti selfie-mania di Papa Francesco è esploso nell’incontro del 15 maggio con la Diocesi nella basilica di San Giovanni in Laterano. Ai presenti ha raccontato la visita di venerdì alla sede romana di Scholas Occurrentes:
«C’erano tantissimi giovani, facevano chiasso, chiasso. Erano contenti di vedermi, ma pochi davano la mano, la maggior parte stava col telefonino su: “Foto, foto, selfie, selfie!”.
La loro realtà è quella, quello è il mondo reale, non il contatto umano. E questo è grave. Sono giovani virtualizzati. Il mondo delle comunicazioni virtuali è buono ma quando diventa alienante ti fa dimenticare di dare la mano, ti fa salutare col telefonino» (La Stampa, 15 maggio).
Il dialogo con i “vecchi”
Allora, dice il Papa, bisogna «far atterrare i giovani nel mondo reale, senza distruggere le cose buone che può avere il mondo virtuale». In questo senso aiutano tanto le opere di misericordia:
«Fare qualcosa per gli altri, concretizza».
Anche è fondamentale il dialogo con gli anziani: «Con i genitori no perché sono di una generazione le cui radici non sono molto ferme»; invece il dialogo coi «vecchi» aiuta ai «giovani sradicati» a ritrovare le radici necessarie «per andare avanti».
Una Chiesa “chiusa”
Se oggi è questo lo scenario, ammonisce Papa Francesco, forse è perché «la Chiesa si è chiusa in sé stessa, forse a furia di fare cose ha perso il senso vero della missione, quella di ascoltare il grido che sale dalla nostra gente di Roma».
Lo strumento efficace
E allora non ci si accorge che la gente a Roma è sola.
«Fenomeni come l’individualismo, l’isolamento, la paura di esistere, la frantumazione e il pericolo sociale – prosegue il papa – tipici di tutte le metropoli e presenti anche a Roma, hanno già in queste nostre comunità uno strumento efficace di cambiamento. Non dobbiamo inventarci altro, noi siamo già questo strumento che può essere efficace, a patto che diventiamo soggetti di quella che altrove – ha evidenziato il Papa in un dialogo di un’ora e mezza – ho già chiamato la rivoluzione della tenerezza».
La gente che “non fa catechismo”
Francesco dunque, ancora una volta, invita ad ‘uscire’ e a guardare anche quella gente semplice che incarna il Vangelo nella vita di tutti i giorni e «magari non fa catechismo»
(L’Huffington Post, 15 maggio).