Quante volte abbiamo guardato a Mirjam di Nazareth con uno sguardo piuttosto spento oppure talmente pacificato da risultare una sorta di coltre e quindi carente di vivacità, di inserzione vera nella vita?
Luca ha scelto due verbi – custodire e meditare – che possono aiutarci a comprendere la donna e la Madre Mirjam nel suo preciso contesto.
I versetti 2, 19 e 2, 51 vengono tradotti dalla Bibbia CEI:
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.
Osserviamoli più da vicino, ricorrendo al Primo Testamento che ci fa comprendere il loro significato. Indubbiamente il significato del verbo greco è quello di custodire, sorvegliare con una sfumatura che indica la scoperta di qualche cosa che non è per nulla facilmente percettibile.
Può avere come soggetto lo stesso Altissimo per esempio in Gen 17,9:
Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione.
L’atteggiamento perciò non è passivo ma attivo. Il soggetto tuttavia può essere una persona:
Es 2,9: La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario»
Implica tutta la cura e l’impegno che richiede l’allevamento di un bambino, fatica diuturna e tutt’altro che facile.
Ci riallaccia chiaramente a Mirjam di Nazareth Gen 37, 11 quando si narra la storia di Giuseppe:
I suoi fratelli perciò divennero invidiosi di lui, mentre il padre tenne per sé la cosa.
Appare allora chiaro che non si tratta di un deposito inerte, ma di una memoria viva e vivente, estremamente concreta che attraversa la storia e ne è attraversata. Il secondo verbo, meditare, se seguiamo l’analisi degli studiosi, vuole porci davanti ad una reale situazione che non si riesce a decifrare, a interpretare, di cui si cerca una spiegazione.
La dinamicità è evidente, nel Primo Testamento indica un clima di battaglia, uno scontro in caso di guerra oppure uno scontro verbale. Comunque sempre una situazione di estremo movimento e anche di pericolo.
Allora di potrebbe tradurre:
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose confrontandole in cuor suo.
Nell’animo di Mirjam di Nazareth si agitavano situazioni che chiedevano un confronto serrato, eventi enigmatici, certamente consegnata al progetto dell’Altissimo e fidando in Lui, trovava la pace ma non certamente una piatta tranquillità. Viveva una ricerca continua fra la Parola rivelata, il Figlio Parola incarnata e gli eventi del suo tempo cronologico.
Mirjam non è uno strumento passivo ma modello della fede per la Chiesa nascente.
Soprattutto, insegna il mariologo A. Serra:
custodisce nell’animo l’enigma con silenzio reverente e attivo. Ella è protesa a decifrarne il senso: rimane aperta al mistero e se ne lascia coinvolgere…La madre accoglie nel cuore anche il disegno oscuro di morte e resurrezione.
Per questo Mirjam di Nazareth ci è madre e sorella nella fede: un cammino di donna compiuto per noi donne.
sr Cristiana Dobner