Mr. Ove vuole farla finita ma è chiamato dagli altri a uscire dalla sua solitudine
di Gianluca BERNARDINI per sdcmilano.it
Burbero, risoluto, arcigno, imbruttito negli anni, senza più una parola buona per nessuno, soprattutto per i «colletti bianchi»: questo è «Mr. Ove» (Rolf Lassgard), il cinquantanovenne svedese, ex presidente della comunità di villette dove vive da quando giovane si sposò con Sonja (Ida Engvoll), con cui sognava una bella famiglia e che invece l’ha lasciato vedovo troppo presto, purtroppo, «solo» a questo mondo. Il suo unico scopo, dopo essere andato in pensione dalla industria automobilistica Saab, è quello di togliersi la vita, per raggiungere finalmente l’adorata moglie. A interrompere il suo progetto ci pensa prima di tutto la nuova vicina iraniana Parvaneh (Bahar Pars), che con il marito goffo e i suoi piccoli, chiede aiuto al «nonno» tuttofare.
Da qui in poi ogni tentativo di suicidio (davvero spassosi) verrà fermato sempre da qualcuno che «inspiegabilmente» avrà bisogno di una mano dal signor Ove.
Tratto dal romanzo di successo di Frederik Backman «L’uomo che metteva in ordine il mondo», Hannes Holm, regista molto popolare in Svezia, mette in scena una storia divertente e a tratti commovente, che difficilmente non si potrà non amare. Attraverso i flashback (azzeccati) si viene così a conoscenza del passato del giovane Ove (Filipp Berg), quando timido, buffo e con un profondo senso di giustizia conquistò la sua amata, mentre nel corso degli anni le cicatrici a poco a poco si sono poi depositate sul suo cuore.
Un film, però, non solo sui buoni sentimenti, piuttosto una di quelle storie (ce ne vorrebbero così) che, raccontate e costruite ad arte, fanno bene all’anima, nonché fanno dire che, in fondo in fondo, nessun uomo è per natura cattivo.
Basterebbe trovare la chiave giusta (a volte proprio nelle situazioni più impensabili) per fare uscire il meglio di sé. Poiché davvero la speranza è l’ultima a morire.